Un personaggio vulcanico, pieno di idee e sempre pronto a condividerle e a discutere accanitamente per difendere le proprie convinzioni. Sulla sua figura Asimov ha modellato il personaggio di Emmanuel Rubin, nella serie di racconti gialli dei Vedovi neri. “In quelle storie Manny Rubin è sempre impegnato nelle più svariate controversie e, non importa quanto io mi sforzi perché succeda il contrario, lui riesce a spuntarla in ogni discussione. Se questo non è Lester, allora niente lo è.” (3)
Del Rey ha sempre negato di essere la figura ispiratrice di Rubin, ma la descrizione fornita da Asimov sembra calzargli piuttosto bene. “Né era sorprendente che il più tonante dei pontificatori fosse Emmanuel Rubin. […] E quando Rubin parlava in preda alla passione, non c’era altra scelta che ascoltarlo. Se il suo metro e sessanta di statura faceva di lui il più basso dei Vedovi Neri, la voce era senza dubbio la più stentorea. Se a ciò si aggiungeva l’aggressività della sua rada barbetta grigia e il lampeggiare degli occhi dietro le spesse lenti che servivano a ingrandirli in maniera quasi minacciosa, era impossibile ignorarlo.” (4)
Naturalmente solo chi lo ha conosciuto può dire quanto fosse stentorea la sua voce, ma sulla rada barbetta e sugli occhiali non ci sono dubbi. Quanto alla statura – ma anche al carisma – si può dedurre qualcosa da un altro commento di Isaac: “era convinzione generale che potesse scrivere racconti di fantasy così belli perché lui stesso era uno gnomo.
Adesso è canuto e barbuto, ma non ha perso niente della sua volubilità, della sua esuberante vivacità, niente di quella sua particolare caratteristica del tipo io-so-tutto (il che sarebbe insopportabile, soltanto che lui sa tutto). Tuttavia io non credo che lui sia uno gnomo. È una mia personale teoria che lui sia Gandalf.” (5)
In un’altra introduzione alle antologie di racconti da lui curate aggiunge che Lester “è piccoletto e chiassoso, litigioso e pungente. E […] se riuscite a sopravvivere alle punzecchiature – il che non è affatto garantito – scoprirete che sotto le spine Lester è tenero come il burro ed è disposto a fare per voi qualunque cosa. È un vero amico fidato che vi darà tutto, tranne una buona parola.” (6)
La fantascienza del periodo d’oro e la fantasy si sarebbero sviluppate certamente in modo diverso se Lester non ci fosse mia stato. Non solo per i suoi testi, che in alcuni casi hanno contribuito a rivoluzionare i generi, ma anche per i contributi da lui dati al lavoro degli altri scrittori. In uno scambio di battute l’immaginario – ma non poi troppo – Rubin, parlando del suo amico Asimov, afferma “«Gli do una mano ogni tanto con la trama di un racconto, quando lui si arena».” (7)
Difficile dire quando ci sia di vero e quanto d’inventato in quest’affermazione, certo del Rey era pronto ad analizzare le opere dei suoi colleghi e a discuterne in ogni momento ed era ben consapevole del ruolo dell’editor. Parlando di Rubin, che nella finzione narrativa è un autore di romanzi gialli, un altro personaggio racconta di averlo “sentito affermare migliaia di volte che il vero scrittore di professione accetta senza fare una piega richieste di revisioni e anche eventuali rifiuti dai suoi scritti da parte dell’editore. Dice che il solo modo per identificare un dilettante o un aspirante scrittore è notare come questi ritenga sacra ogni sua parola…” (8)
Sono solo le parole di un racconto, ma che rispecchiano la realtà in modo straordinario. Per averne la prova basta leggere i ricordi di un certo Terry Brooks relativi al suo esordio nella narrativa. Terry era un fan di lunga data di del Rey e quando, nel 1974, ricevette da lui una lettera nella quale La spada di Shannara veniva considerata “potenzialmente la migliore fantasy epica dopo Il signore degli anelli” (9) il giovane iniziò quasi a camminare sulle nuvole. Il cammino per vedere il romanzo nelle librerie, però era ancora lungo.
In precedenza Brooks, che aveva lavorato al manoscritto per sette anni, lo aveva spedito a Donald Wolheim della Daw Books. Questi, dopo averlo rifiutato, lo aveva incoraggiato a sottoporlo a Judy-Lynn del Rey.
Judy-Lynn Benjamin era nata il 26 gennaio del 1943. Affetta da nanismo, non si lasciava condizionare dai suoi problemi fisici e andava dritta per la sua strada facendo con le sue notevoli capacità quel che più le interessava. Da appassionata di fantascienza aveva frequentato regolarmente le convention fino a divenire nel 1969 editor della rivista Galaxy dopo l’abbandono di Frederik Pohl. Nel 1971, dopo la morte della terza moglie di Lester in seguito a un incidente d’auto, Judy-Lynn diventava la signora del Rey. Nel ’73 iniziava a lavorare per la Ballantine Books, della quale doveva dirigere la sezione di fantascienza. Lo scopo del presidente Ron Busch, che l’aveva assunta, era quello di assumere anche Lester.
5 commenti
Aggiungi un commentoGrazie Martina per questo articolo veramente interessante: spesso si sente parlare degli autori, ma il ruolo fondamentale dell'editor è lasciato in secondo piano. Inoltre, grazie per aver mostrato alcuni retroscena, gustosi ma fondamentali, delle opere di Brooks e Eddings, che spiegano alcune caratteristiche della loro opera. Mi è venuta per giunta una gran voglia di leggere Il Club dei Vedovi Neri!
Per scrivere al meglio la biografia di Brooks per Effemme ho riletto A volte la magia funziona, libro che avevo già letto anni fa, e la figura di del Rey che emerge da quelle pagine mi è piaciuta moltissimo, così ho deciso di scrivere un pezzo su di lui, anche perché ricordavo bene i commenti di Eddings, riletti in occasione dell'articolo sulla scomparsa del grande David e in varie altre occasioni. Quanto ad Asimov sono una sua fan da quando avevo 15 anni, il genere fantasy l'ho scoperto solo 3 anni più tardi, quindi ogni tanto qualcosa di suo lo leggo. I Vedovi neri sono carini, anche se ciò che adoro veramente è la Fondazione (la trilogia originale, non condivido il finale dei romanzi degli anni '80 quindi per me quei volumi non esistono). Esistono diverse raccolte di racconti sui Vedovi Neri, io ho citato brani da una sola perché è quella che ho letto quest'estate, e mentre la leggevo prendevo appunti. Va bene, a volte quando intendo scrivere un articolo sono un po' paranoica...
Davvero interessante. Un approfondimento piacevole da leggere e dal quale si può imparare.
Ho scritto il pezzo quest'estate, poi non è entrato in Effemme per problemi di spazio. Ero al mare e non potevo consultare la mia libreria, avevo solo ciò che mi ero portata dietro. E comunque anche se lo possedevo non avevo ancora iniziato a leggere Dreamsongs di George R.R. Martin, quindi non sapevo che al suo interno ci fosse un brano relativo al suo racconto "L'eroe". Martin aveva scritto il testo nel 1970, lo aveva mandato a John w. Campbell Jr. sperando di pubblicarlo su Analog, ma il racconto era stato respinto. Poi aveva provato con Fred Pohl a Galaxy, prima di scoprire che la rivista aveva cambiato editore e indirizzo. Allora lo aveva riinviato.
Martin racconta che un anno dopo, non avendo ricevuto risposta, invece di scrivere una lettera di protesta aveva deciso di telefonare per chiedere informazioni riguardo alla sua storia. Traduco liberamente le sue parole:
"La donna che mi rispose all'inizio era brusca e poco amichevole, e quando io mormorai qualcosa riguardo un manoscritto che gli avevo inviato parecchio tempo prima, lei mi rispose che Galaxy non poteva tenere traccia di tutti i racconti che respingeva. Io avrei potuto non aggiungere altro, invece riusciii a dire il titolo della storia.
Ci fu una pausa significativa. "Aspetti un minuto" disse la donna. "Noi abbiamo comprato quel racconto". (Anni dopo, io scoprii che la donna con cui avevo parlato era Judy-Lynn Benjamin, in seguiti diventata Judy-Lynn del Rey."
In parole povere, Judy-Lynn è stata la prima acquirente di un racconto di Martin. Quanti altri autori conosciamo grazie a lei?
Si può dire che Del Rey è il padre di Landover: Lester era una volpe, oltre che un esperto
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