"Sono il migliore in quello che faccio, ma quello che faccio non è piacevole."
Wolverine è probabilmente, dopo l'Uomo Ragno, il personaggio più popolare del mondo Marvel.
Mutante, creato nel 1974 per una storia di Hulk, appare poi regolarmente dall'anno successivo tra gli X-Men di Xavier da cui partirà per la sua carriera da "solista".
Logan, il suo vero nome, o almeno quello che usa più spesso, negli anni è comparso praticamente su ogni media su cui la casa delle idee abbia posato gli occhi.
Non si contano infatti le sue apparizioni in fumetti, cartoni animati, film e videogiochi.
Nelle sue mille riletture Wolverine ha però sempre mantenuto un aspetto abbastanza definito, molto simile all'iniziale taglio da boscaiolo canadese: piccolo, tosto e incarognito, che lo caratterizzava già ai suoi esordi.
Almeno fino ad oggi.
Negli ultimi mesi infatti la Marvel ha deciso di tentare di abbattere definitivamente un'altra frontiera, (in realtà ci aveva già provato con la serie dal vivo di Spiderman, ma è un'altra storia) quella del sol levante, paese a cui il background del personaggio è, inoltre, molto legato.
Da questo tentativo sono nate due serie di anime realizzate insieme allo studio Madhouse.
La prima iniziata nell'ottobre del 2010, esplorava le vicende di Tony Stark - Iron Man, alle prese con un suo arrivo in giappone e rimaneva abbastanza vicina all'impostazione classica del personaggio, almeno nel character design e nel mecha delle armature.
La seconda, Wolverine appunto, iniziata a gennaio 2011, invece decide di staccarsi dal nano peloso e barbuto per un approccio molto più nipponico.
La cosa che salta immediatamente all'occhio, e che spiazza non poco nella prima puntata, è il taglio del disegno molto vicino a quello degli Yaoi, i manga e gli anime che trattano di dinamiche omosessuali. Logan difatti da nano peloso è trasformato in un un uomo alto e longilineo dai tratti molto affilati e ferini. Uno stile che in qualche modo ricorda molto i disegni di Alexander (altra serie Madhouse, trasmessa in Italia su MTV) e che qui utilizza con una palette di colori molto saturi e vagamente hard Boiled.
Lo scarto è decisamente grande, ma dopo un po' lo si apprezza.
Di particolare impatto la sigla finale, veramente potente e ben montata.
Su una musica che cambia dal metal al rock, con qualche accenno simile alla classica, si inseriscono delle animazioni volutamente povere e poco fluide, dando un effetto sincopato al tutto veramente di alto livello.
Anche la storia, pur mantenendo nomi cari agli appassionati del fumetto, sembra distanziarsi parecchio da quella a cui siamo abituati.
Qui troviamo un Logan, che suo malgrado, si trova al centro di un intrigo fra famiglie malavitose e gruppi paramilitari (A.I.M. vi dice nulla?).
Intrigo il cui fulcro è la compagna di Logan, Mariko.
Nota positiva; gli sceneggiatori, saggiamente, non hanno ritenuto necessario sciorinarci l'ennesima genesi del personaggio, che avrei veramente trovato stucchevole.
Come dicevo le citazioni al mondo Marvel si sprecano, e parte del divertimento dell'anime sta anche nel coglierle.
In definitiva una prima puntata, che spiazza nel suo primo impatto, ma che promette bene per la serie a venire.
3 commenti
Aggiungi un commentoI nipponici a volte dovrebbe stare fermi.Così Logan sembra un effeminato.
Ma ti dirò alla fine, anche se spiazza un po' secondo me non è malissimo. Certo che cambiandolo così un po' lo si snatura
concordo..così non mi piace per niente..
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