Se li paragoniamo ai fan di George R.R. Martin quelli di Patrick Rothfuss possono considerarsi fortunati. Il nome del vento, romanzo d’esordio dello scrittore di Madison, Wisconsin, è della primavera del 2007, mentre A Feast for Crows risale addirittura all’autunno del 2005. Entrambi gli autori avrebbero dovuto pubblicare il volume successivo in tempi brevi, visto che tanto The Wise Man’s Fear quanto A Dance with Dragons erano già stati parzialmente scritti. Entrambi gli scrittori, però, sono incappati in difficoltà impreviste che hanno continuamente fatto slittare la data di pubblicazione delle loro opere e innervosito, quando non fatto arrabbiare, coloro che volevano leggere una nuova parte della storia che amavano tanto. Sia Rothfuss che Martin sono stati pesantemente criticati, e si sono visti costretti a spiegare sui rispettivi blog le ragioni del ritardo.
Per i fan di George l’attesa si protrarrà ancora per qualche mese, visto che la data di pubblicazione ufficiale per A Dance with Dragons è il 12 luglio. Quelli di Patrick invece stanno già festeggiando perché da qualche giorno possono stringere fra le mani e leggere il secondo romanzo che narra la vita e le avventure di Kvothe.
E che il romanzo fosse attesissimo lo dimostrano le classifiche di vendita, con il primo posto raggiunto in quella del New York Times. Risultato ancor più notevole se si considera che questo è solo il secondo romanzo di Rothfuss.
Giusto per fare qualche paragone con le opere fantasy che lo hanno preceduto possiamo rilevare come Martin abbia raggiunto il vertice della classifica solo con A Feast for Crows, quarto romanzo delle Cronache del ghiaccio e del fuoco, Robert Jordan lo abbia fatto (anche con tutti i successivi volumi) solo a partire da Il sentiero dei pugnali, ottavo romanzo della Ruota del Tempo, David Eddings con La profetessa di Kell, quinto volume dell’Epopea dei Mallorean (decimo dei Belgariad se si considera anche la prima pentalogia dedicata in larga parte agli stessi personaggi), Terry Brooks con la versione romanzata di Star Wars episodio I. La minaccia fantasma, giunto nelle librerie tre settimane prima rispetto all’arrivo del film nelle sale cinematografiche, e Terry Goodkind con Fantasma, decimo episodio della Spada della verità. Insomma, per un autore fantasy con così poca esperienza si tratta di un risultato straordinario.
Quattro anni di attesa per un romanzo che in teoria avrebbe dovuto essere già pronto da un pezzo. La storia di Rothfuss, autore di un manoscritto dalle dimensioni enormi inizialmente rifiutato da tutti gli editori ai quali lo aveva proposto, è nota. Così come è nota la decisione di acquistare l’opera da parte di Elizabeth Wollheim della Daw Books, che l’aveva indicata senza mezzi termini come la più brillante opera d’esordio da lei letta in trent’anni di attività. È a lei che si deve la decisione di trasformare il lunghissimo testo in una trilogia, ma anche la difesa dell’autore contro le critiche piovutegli addosso per il ritardo nella pubblicazione del seguito. A leggere le parole di Patrick, però, era tutto tempo necessario a rivedere il volume, e a renderlo molto migliore rispetto a quel che era prima.
Com’è allora il romanzo? Molto lungo, innanzitutto. Il nome del vento era composto da 662 pagine, diventate 852 nella traduzione italiana. The Wise Man’s Fear raggiunge addirittura le 1008 pagine.
Daw non ha mai avuto problemi a pubblicare volumi dalle notevoli dimensioni, e questo gli ha dato un’enorme libertà. Man mano che Patrick vedeva la sua opera crescere ha iniziato a preoccuparsi sempre più, finché non si è deciso a chiedere a Betsy se la lunghezza potesse essere un problema. Dopo una risata lei ha chiesto quanto il volume sarebbe stato lungo, e lui non ha potuto che dire “molto lungo”. Così Elizabeth ha fatto qualche ricerca prima di rispondergli che il loro paperback più lungo era di 420.000 parole, e che se lui fosse rimasto sotto quella cifra non ci sarebbe stato alcun problema. Il primo pensiero di Rothfuss, ha confidato, è stato “Posso essere più breve del più lungo volume mai pubblicato? Certo, penso di poterci riuscire”. Alla fine, a fronte di un Nome del vento composto da 250.000 parole, The Wise Man’s Fear ne conta ben 395.000. Meno della lunghezza limite, anche se non di molto. E questo nonostante tutti i suoi tentativi di essere sintetico.
Dopo aver speso settimane a eliminare parole e frasi superflue, dialoghi inutili e descrizioni ridondanti, riuscendo a eliminare ben 12.000 parole, si è reso conto che avrebbe dovuto assolutamente aggiungere una scena per risolvere meglio una trama. E poi ha aggiunto un paio di paragrafi per chiarire meglio l’interazione fra un paio di personaggi. Quindi ha espanso una scena per aumentare la tensione narrativa. Improvvisamente il romanzo è cresciuto di altri 8.000 vocaboli. E quest’episodio non è stato l’unico durante la lunga gestazione del volume.
La lunghezza è uno dei tanti problemi affrontati da Patrick. Quando ha iniziato a scrivere Le Cronache del re assassino non aveva in mente un piano preciso. Aveva pensato alla storia per anni, ma nel momento in cui ha iniziato a scrivere sul serio non era sicuro di cosa stesse facendo. Solo in seguito ha capito che la trama era troppo lunga e complessa per poter essere contenuta in un unico volume.
La storia di Kvothe, in qualche modo, era pronta già nel 2000. All’epoca riteneva di aver scritto un romanzo straordinario, e che fosse pronto per la pubblicazione. Da quel momento però ha imparato molte cose sull’arte di scrivere, e rileggendo recentemente il terzo volume, The Doors of Stone, ha visto enormi errori dei quali in precedenza non si era accorto.
Un altro problema è che i primi due romanzi della trilogia sono considerevolmente cambiati dal 2000. Ha aggiunto molte trame e molti personaggi come Devi, Auri e Draccus, il che ha comportato un mucchio di difficoltà: lui non ha dovuto scrivere un sequel, cosa già difficile in sé. Invece ha dovuto prendere un romanzo già scritto e trasformarlo in modo da funzionare anche con i cambiamenti che aveva fatto nella trama del primo volume. Per lui è stato più semplice aggiungere ex novo 60.000 parole di una trama secondaria piuttosto che riscrivere l’inizio del romanzo.
Sapendo questo, può già affermare che gli serviranno almeno un paio d’anni prima di pubblicare il terzo volume perché deve integrarlo a tutti i cambiamenti fatti nei primi due. Per fortuna, però, ora ha un’idea più precisa di ciò che deve fare, ed è uno scrittore migliore.
Un altro problema affrontato da Rothfuss è stata la paura. Come ha spiegato, se i lettori non apprezzano granché la tua opera prima ti spezza il cuore, ma ti fornisce anche una valida motivazione. Vuoi dimostrare a tutti ciò che sai fare, e ti impegni in modo da stupire tutti. Lui però ha ricevuto mail di gente che gli diceva che il suo romanzo era il migliore che avesse mai letto, o che lo aveva letto al figlio malato di leucemia e che la lettura li aveva fatti sentire più vicini, o ancora che l’attesa per il secondo romanzo lo eccitava più di quella per il proprio compleanno…
Il nome del vento ha sfiorato la top 10 nella classifica del New York Times. Con presupposti così, ha spiegato Rothfuss, era terrorizzato. Aspettative troppo alte gli impedivano di scrivere, e per un anno non è riuscito a fare nulla di significativo. Poi, lentamente, ne è venuto fuori.
Adesso non ha intenzione di farsi ossessionare dal suo grande progetto. Mentre era ancora impegnato con The Wise Man’s Fear ha scritto un libretto molto più breve, The Adventures of the Princess and Mr. Whiffle. Nulla di impegnativo, una storiella divertente che gli ha ricordato per quale motivo scrive, e che non gli ha sottratto tempo per il suo romanzo. Ora ha intenzione di realizzarne un seguito, in modo da non concentrare troppo la mente su un solo obiettivo con il rischio di perderlo di vista.
I responsi di chi ha già letto il romanzo sono più che positivi. In generale, The Wise Man’s Fear viene considerato ancora più bello rispetto al suo predecessore, con un mondo tridimensionale che cattura il lettore e non lo lascia più andar via. In attesa di notizie sulla data di traduzione italiana vi lasciamo con una considerazione di Rothfuss.
“Ci sono tre cose che tutti gli uomini saggi temono: il mare in tempesta, una notte senza luna e la rabbia di un uomo gentile”.
8 commenti
Aggiungi un commentoDa quando ho finito il primo romanzo, uno dei migliori fantasy che abbia mai letto (e ne ho masticati proprio tanti), seguo il blog di Pat, che oltre ad essere fonte di notizie non indifferente, è simpatico (soprattutto autoironico) come pochi. Quindi ho seguito il difficile travaglio di wise man's fear. Ho persino preso delle magliette quando ha "costituito" un negozietto per beneficenza! Ovviamente non sto più nella pelle. Ora, c'è un qualche modo per sapere una data da Fanucci? (se sarà ancora lei a pubblicare).
E' un roger dall'Ammiraglio!
Quoto Rahl e Jirel in toto! Siamo lontani sia da Martin e soprattutto da HP.
Speriamo che Fanucci si dia una mossa!
ma guard un po', anche il caro rothfuss è riuscito a finire il suo bel volume!
comunque il primo libro devo dire che non mi aveva granche' impressionato, l'ho trovato un buon passatempo, ma niente di eccezionale
vedremo cosa ci riserba questo secondo tomo
il bello di quest autore è il saper mutuare elementi da latri autori reinterpretando in maniera originale
Aggiungi un commento
Fai login per commentare
Login DelosID