Olga: Però il nostro editore si – e ci – domandava se quel tipo di immagini sarebbe stato comprensibile per dei bambini. Una volta che ha visto il lavoro finito si è tranquillizzato..
Andrej: Perché la bellezza parla da sola. È come quando vedi una bella donna: non ti domandi perché è bella, eppure riconosci che lo è. E’ difficile dire cosa la renda bella – magari le proporzioni, la personalità, l’aspetto – ma l’insieme ti colpisce, e non hai nessuna voglia di andare a indagare i dettagli. Puoi essere curioso di saperne di più se sei coinvolto emotivamente, ma in un certo senso potremmo dire che non si dovrebbe essere coinvolti nelle illustrazioni, ma goderne l’effetto finale. Se ti piacciono, puoi dimenticare l’insieme di particolari che porta al risultato.
La bellezza è anche soggettiva: per me Olga è bella, per un altro uomo – ma dev’essere cieco – potrebbe non esserlo.
I vostri lavori mostrano radici che affondano nella storia dell’arte: si vede chiaramente che conoscete la pittura fiamminga, le opere di Brugel e Bosh, la tradizione della tempera italiana. Quanto è importante la storia dell’arte?
Olga: Senza conoscere la storia dell’arte sarebbe molto difficile ottenere un buon risultato, credo. I libri raccontano la nostra cultura, sono la summa della nostra storia, e senza conoscere questa storia come si fa a dipingere?
Che consigli dareste a dei giovani illustratori o aspiranti tali?
Andrej: Beh, consiglierei loro di seguire un corso qui al Mi-Master a Milano. È terribilmente autoreferenziale, da dire, ma seguire un’ampia varietà di insegnamenti diversi, entrare in contatto con molti artisti, e studiare storia dell’arte – che come dicevamo è importante – sono tutte cose estremamente utili.
Cosa potete dirci dei vostri futuri progetti?
Olga: Adesso stiamo lavorando a progetti separati. Io sto illustrando una nuova versione di Le tre cetre, di Giambattista Basile. Era la mia storia preferita quand’ero bambina, sai? La posso fare solo perché, ora che finalmente abbiamo una certa notorietà, ho potuto andare dal mio editore chiedendo di lavorare specificatamente a questa storia. Sono stata molto decisa e -
Andrej: – … Il poveretto ha ceduto… –
Olga: (ride) Beh, per fortuna lui ha accettato, così abbiamo trovato una persona che la riscrivesse (il testo originale di Basile è del 1636, n.d.r.), e ora sono felicemente occupata con le illustrazioni.
Andrej: Adesso sto illustrando una versione di Amleto per bambini, ma trovo che sia un testo quasi impossibile da adattare all’infanzia, così sto lavorando direttamente su quello di Shakespeare. Inoltre, qualunque cambiamento venga fatto al testo, non mi riguarda; credo che la vera sfida per un illustratore sia realizzare qualcosa che possa muoversi in parallelo allo scritto; può caricare l’immagine di significati e atmosfera esplicitati dalle illustrazioni indipendentemente dal testo.
Un’ultima domanda, per gli appassionati di tecniche artistiche: ci potete parlare della vostra tecnica?
Andrej: Fondamentalmente si tratta di acquarello, con interventi a guachi e a pastelli, a cui ogni tanto aggiungiamo anche matite e grafite.
5 commenti
Aggiungi un commentoBellissima intervista.
In effeti Amleto per bambini non ce lo vedo proprio...ma se realizza una versione illustrata per "adulti" potrebbe anche diventare mia.
Edit: sul sito ci sono già le illustrazioni http://duginart.com/Bildgalerie/Andrej%20Dugin%20Hamlet/index.htm
Grazie Melian. Sono una coppia notevole.
In effetti ci vorrebbe la penna di un Roald Dahl per farne una versione per ragazzi degna - e cupa abbastanza. Sono comunque molto curiosa di vedere il lavoro finito.
Chiara
Una maestria rara, non c'è che dire. Complimenti al sito per l'interessamento che ha permesso questa scoperta meravigliosa .
Adesso spenderò il resto delle ore del giorno nella più sofferente delle contemplazioni, fissando ardentemente le tavole fino alle lacrime mentre annuisco alla mia destra alle rimostranze querule del mostriciattolo dagli occhi verdi, dissezionando con sguardo obliquo la materia fino a inferirne mestamente un grado di abilità tanto singolare quanto irraggiungibile. Completo il soliloquio abbracciando le ginocchia e consumando i pensieri fino a concludere che sono avvantaggiati coloro che forgiano la propria arte nel fuoco lento della pratica tradizionale...E pensare che da pargolo insofferente mi dedicavo al perfezionismo maniacale. Poi la fascinazione per la stilizzazione e l'avvento delle tecnologie digitali hanno corrotto il mio spirito fino all'abbandono totale di qualsivoglia metodo di riproduzione che comportasse molta più fatica di quanto non fosse necessario grazie all'efficienza dei mezzi, da cui si deduce l'origine 'decadente' di ogni forma di minimalismo.
Concordo con Melian e Woland... anche se non sono dotato della loro sensibilità intellettuale mi compiaccio nel vedere la passione e i risultati di questa coppia di autore, usando ancora la tecnica dell'acquerello in un mondo in cui il freddo digitale la fa da padrone.
Bravi ad entrambi e a Chiara per l'ottimo articolo/intervista.
Amleto per ragazzi? Perchè no!
Io mi ricordo certi fumetti (sbaglio ad attriburli a Sergio Toppi ?) pubblicati sul Corriere dei Piccoli negli anni '70. Erano tratti dai libretti delle opere liriche e dai grandi poemi epici. La storia di Sigfrido l'ho imparata a 6 anni... e anche quella del "Trovatore". Roba fosca, contorta e molto "culta".
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