Prima di arrivare ad Alida De La Calla, cominciamo da Anna Tasinato.
Chi sei? Da dove nasce la passione della scrittura?
Sono una a cui piace creare e sperimentare, non necessariamente attraverso un solo mezzo. Inventare storie con tastiera e monitor, però, è uno dei miei metodi preferiti.
La passione per la scrittura nasce dalla passione spropositata per la lettura. Una banalità, ma credo che non possa nascere da nient’altro se non dall’amore per i libri.
Come ti dividi tra la vita “reale” e l'esigenza di scrivere?
Mi divido… male! Come molti altri autori, devo conciliare lo scrivere con i tempi lavorativi tiranni, le questioni domestiche e ogni tanto anche la parvenza di una vita sociale; questo implica periodi di pausa dalla scrittura, in cui mi dedico più che altro a racconti brevi o a progetti per cui non ho in mente la pubblicazione, e periodi in cui sono più produttiva. La chiave Amaranto, invece, è stata scritta quando ero disoccupata, e per tutta la stesura l’ho considerata come un lavoro a tempo pieno.
Quanto tempo dedichi alla scrittura nella tua giornata?
Ci sono periodi in cui se riesco a ritagliare mezz’ora gioisco, e altri periodi in cui mi è consentito dedicare dalle tre alle quattro ore giornaliere.
Scrivi con regolarità?
Quando seguo un progetto lungo, scrivo regolarmente per mantenere continuità di stile e di idee. Tra un progetto e l’altro, mi tengo allenata!
Quali sono i tuoi trascorsi di lettrice?
Da piccola razziavo gli scaffali della biblioteca, poi ho iniziato a razziare le librerie con grande disappunto del portafoglio. Ora razzio gli store on-line con grande disappunto della carta di credito, non disdegnando la spesa di e-book. Prediligo il fantasy in tutte le sue declinazioni e il thriller, ma leggo di tutto; il mio autore preferito è Stefano Benni.
Sul comodino che libro hai?
Tempesta di spade di Martin, appena iniziato, e Samurai Bikini Zombie di Pasquali.
Quali sono state le fonti di ispirazione per la costruzione del personaggio di Alida De La Calla?
Alida non prende spunto da nessuna fonte particolare: è nata nella mia testa così, da un giorno all’altro, senza premeditazione, con il suo background, il suo carattere e la sua storia. Per questo è stato facile raccontare di lei.
Secondo me il dialogo è uno dei punti di forza del romanzo. Come si costruisce un dialogo credibile secondo te?
Credo che sia importante, nei dialoghi, rispettare la caratterizzazione dei personaggi e diversificare le voci coinvolte. Un buon dialogo non costringe il lettore a tornare indietro di qualche riga per capire chi dice cosa, a causa di personaggi che parlano con la stessa voce.
Hai dovuto guardare molta televisione per entrare in sintonia con le parti del processo mediatico ad Alida?
Sì, ma non è stato un “dovere” quanto un’abitudine radicata: a casa mia si guarda il telegiornale tre volte al giorno. Ho passato gli ultimi anni a guardare come certi telegiornali e certi programmi si occupino della cronaca nera, giudicando gli indagati colpevoli prima di una sentenza, martellando gli spettatori con servizi strappalacrime sulle vittime, intervistando anche il cane del quartiere per fare minutaggio da mandare in onda. Non credo sia difficile capire a quali tg mi sto riferendo.
Cosa pensi dell'informazione televisiva nel nostro paese?
Questa domanda tocca un argomento vasto e delicato, e sono sicura che sproloquierei sulle mie ideologie socio-politiche che invece vorrei lasciare fuori dalla questione. Sarò sintetica. L’informazione televisiva dovrebbe attenersi al suo compito, informare; a oggi, ciò che vedo nelle principali reti si avvicina più all’intrattenere.
Qual è il tuo rapporto personale con le principali città del romanzo, Milano e Venezia?
Amo l’aria magica che si respira tra le calli di Venezia e quando posso, grazie alla vicinanza, mi ci immergo con piacere. Apprezzo anche l’atmosfera urbana di Milano, che affianca ai grattacieli paesaggi e leggende notevoli; mi dà l’idea di una grande città dietro i cui angoli non si sa mai cosa si possa incontrare.
I Boidi potrebbero essere uno dei tanti poteri occulti della storia recente italiana?
Perché no? Anche se i Boidi non sono nati per rappresentare un certo tipo di fenomeno storico, non credo sia molto lontano dalla realtà ritenere che esistano organizzazioni che esercitano potere e influenza a livello nazionale.
La borsa di Alida è “la Vuitton”, perché non solo “la borsa”?
Come dicevo prima, Alida è nata nella mia testa già completa di tutto; in quel tutto, era compresa la Vuitton. Ho provato a sottrargliela, ma si è risentita e dunque gliel’ho lasciata. Alla fine è solo una borsa, mi sono detta. Mi sbagliavo; la Vuitton, più che una borsa, è un simbolo.
Anche le marche di automobili sembrano importanti. Non semplici berline o coupé. Quanta importanza hanno i dettagli nella tua idea di costruzione narrativa?
Tantissima. Nella vita sono un’attenta osservatrice, caratteristica che porto con me quando scrivo: i dettagli fanno una storia e fanno la differenza tra una storia e l’altra. Certo, con troppi si rischia di ubriacare il lettore, ma al punto giusto sono fondamentali.
Hai intenzione di raccontare il conflitto che si prefigura sullo sfondo, anche se non sembra che riguarderà più Alida e Mirko?
Me lo chiedono tutti quelli che hanno letto il libro. A dir la verità, non ho ancora deciso. Se lo farò, non sarà il prossimo progetto, e nemmeno quello dopo ancora. A meno che qualcuno non voglia regalarmi del tempo; in quel caso, posso riconsiderare l’ordine delle cose!
Anche per Alida e Mirko il difficile arriverà dopo. Avrà una valenza narrativa in futuro, o ci hai già raccontato tutto quello che volevi su di loro?
Alida e Mirko hanno detto tutto quello che dovevano dire. Il finale semi-aperto è voluto, ma non è un escamotage per tirare fuori dal cilindro magico trilogie o infiniti seguiti. Se mai ci sarà un libro successivo, sarà molto diverso da questo e slegato dalla storia della Chiave.
Anche la scelta della Svizzera come luogo di rifugio degli Immortali non mi sembra casuale. Hai ricordi diretti di quei luoghi?
Magari! Della Svizzera ho visto solo l’aeroporto di Zurigo durante gli scali, purtroppo. Ho scelto questa nazione perché mi sembrava rispecchiasse l’ideologia degli Immortali, in una sorta di limbo al di sopra di uno schieramento definitivo.
Quali sono i tuoi prossimi progetti?
In stesura c’è un romanzo che si discosta completamente dal genere della chiave Amaranto, in revisione c’è un racconto per bambini che appartiene al filone dell’avventura con qualche elemento fantastico. Infine, ho un urban fantasy per YA che ritengo la mia idea migliore, a cui lavoro da cinque anni e che, forse, troverà presto una buona fine.
Grazie Anna.
Grazie, ti ringrazio per il tempo dedicato.
Un saluto ai lettori di FantasyMagazine.
Domanda con spoiler nella prossima pagina, si consiglia di non proseguire se non si è letto il romanzo.
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