Done. È questa l’unica parola che, dal 28 aprile scorso, campeggia sulla pagina del sito di George R.R. Martin dedicata agli aggiornamenti relativi ai progressi di A Dance with Dragons. Done. Finito. Da oggi il romanzo è disponibile sul mercato americano, mentre ancora non ci sono notizie certe per quanto riguarda la traduzione italiana.
Le cronache del ghiaccio e del fuoco hanno venduto oltre 14 milioni di copie nel mondo, cifra in rapida crescita anche grazie al successo della serie televisiva Game of Thrones trasmessa da HBO. La serie infatti si è piazzata al quinto posto fra i maggiori successi di HBO degli ultimi anni dopo I Soprano, True Blood (ma gli ascolti della prima stagione di True Blood erano inferiori a quelli di Game of Thrones), Boardwalk Empire e Sex and the City e ha rilanciato i romanzi di Martin.
Nella classifica dei bestsellers del 10 luglio del New York Times, categoria paperback mass-market, troviamo A Game of Thrones al primo posto, A Clash of Kings al quarto, A Storm of Swords al sesto e A Feast for Crows all’ottavo, mentre nella classifica di Amazon A Dance with Dragons, fino a ieri solo prenotabile, si trova al primo posto, immediatamente seguito dal cofanetto che raccoglie i quattro romanzi più vecchi. Se si passa a guardare la classifica di genere, dedicata alle opere di fantasy e fantascienza, Le cronache del ghiaccio e del fuoco occupano addirittura i primi otto posti.
Già con le prenotazioni inoltre, al momento A Dance With Of Dragons è al primo posto tra i volumi cartacei e al secondo tra gli ebook, nella classifica dei libri di fantascienza e fantasy più venduti su Amazon.com.
Cifre che fanno impressione anche perché, come ricorda Martin, quando A Game of Thrones era stato pubblicato per la prima volta, nel 1996, non era riuscito a entrare in nessuna classifica.
C’è grande attesa per il romanzo appena pubblicato. Proviamo perciò a conoscerlo un po’ meglio, con l’avvertenza che nel brano che segue sono presenti alcuni spoiler di piccola entità.
Una nota sui titoli: in genere uso quelli dei romanzi nell’edizione originale. Martin parla dei romanzi che ha scritto, non delle edizioni estere, e così faccio io. Solo in alcuni casi, quando non è necessario riferirsi al romanzo nella sua interezza, riporto il titolo italiano per comodità di riferimento dei nostri lettori.
In caso di dubbi ricordo che i titoli delle opere sono questi: A Game of Thrones (Il trono di spade, Il grande inverno), A Clash of Kings (Il regno dei lupi, La regina dei draghi), A Storm of Swords (Tempesta di spade, I fiumi della guerra, Il portale delle tenebre), A Feast for Crows (Il dominio della regina, L’ombra della profezia).
Martin ha scritto che il manoscritto definitivo di A Dance with Dragons è lungo 1510 pagine. Dal conto sono esclusi riconoscimenti, dedica e appendice. Il manoscritto di A Storm of Swords era costituito da 1521 pagine, quindi era lievemente più lungo.
C’era stato un momento, in passato, nel quale il manoscritto era stato notevolmente più lungo. Il volume aveva superato le 1600 pagine e si stava pericolosamente dirigendo verso le 1700, cifra limite per la pubblicazione del romanzo in un unico volume. La situazione è cambiata quando lo scrittore e i suoi editor hanno deciso in quale punto far concludere il romanzo, e hanno fatto slittare alcuni capitoli nel sesto volume, The Winds of Winter. Con una serie come le Cronache, ha spiegato George, ci sono sempre decisioni da prendere circa la suddivisione fra i vari volumi, perché in realtà quella che lui sta narrando è un’unica storia.
L’altro elemento che ha accorciato il romanzo è stata la pulizia del testo. La tecnica per questo lavoro l’ha imparata a Hollywood, quando gli veniva detto regolarmente che le sue sceneggiature erano troppo lunghe e che doveva condensarle in meno pagine. Lui però odiava perdere del buon materiale, che si trattasse di una scena, un dialogo o un’azione, così, invece di eliminare delle parti, rileggeva attentamente il testo tagliando tutte le parole inutili e lasciando solo quelle essenziali. E visto che il procedimenti gli è sembrato molto valido per rendere più incisivi i suoi testi, ha continuato ad adoperarlo anche dopo aver lasciato la televisione.
Finito il romanzo Martin lo rilegge e taglia, taglia e taglia. Nel caso di Dance la riduzione si aggira intorno all’ottantina di pagine.
A Dance with Dragons è costituito da 73 capitoli, narrati dagli occhi di ben sedici personaggi. Non ci saranno Sansa, Sam, Aeron, Arianne e Brienne, anche se per alcuni di loro sono pronti alcuni capitoli – già rifiniti – che faranno parte di The Winds of Winter.
Circa metà romanzo, per la precisione 35 capitoli, è dedicato a tre punti di vista molto amati totalmente assenti in A Feast for Crows: Tyrion, Jon e Daenerys. Dopo di loro, la sezione più consistente è dedicata a un vecchio punto di vista del quale si erano perse le tracce per un paio di romanzi. Martin non dice altro, ma l’unico personaggio che corrisponde a questa descrizione è Theon Greyyoy. Dai suoi occhi sono vissuti sei capitoli in A Clash of Kings, poi Theon era scomparso di scena senza troppe spiegazioni sulla sua sorte. E secondo James Hibberd di Entertainment Weekly, una delle poche persone selezionate per leggere il romanzo in anteprima, la sua trama potrebbe essere la più forte e straziante del libro.
Alcuni dei punti di vista di A Feast for Crows ricompaiono, perché la linea temporale di Dance si estende ben oltre quella di Feast. Ci sono quindi sia Jaime che Cersei Lannister, anche se non si parla di loro a lungo, Arya è ancora protagonista mentre ritorna Bran, impegnato nella sua lunga e fredda escursione oltre la Barriera. Ci sono due punti di vista dedicati a Dorne, uno nuovo e uno vecchio, e tre, tutti già visti, dedicati alle Isole di Ferro. E poi ci sono i nuovi punti di vista.
Alcuni riguardano personaggi nuovi, che appaiono sulla scena per la prima volta in Dance, altri sono personaggi già noti nella cui testa non eravamo ancora entrati. Uno di questi ultimi, fa sapere Patrick St. Dennis, è Reek.
Anni fa George aveva dichiarato che intendeva introdurre un solo nuovo punto di vista a romanzo, qui sono addirittura quattro, senza contare il prologo e l’epilogo, fatto che gli conferma una volta di più che non dovrebbe mai parlare di queste cose prima di aver finito di scrivere.
La nascita dei nuovi punti di vista è anche legata al famigerato Nodo di Meereen, località nella quale Daenerys decide di fermarsi nel Portale delle Tenebre. Parte del problema costituito dal Nodo era legato alla cronologia e alla causalità, ma parte era legata proprio ai punti di vista. In questo caso introdurre un nuovo punto di vista lo ha aiutato a risolvere meglio il problema e a ottenere un libro migliore.
Martin non spiega ulteriormente la vicenda, ma in precedenza aveva affermato che Ser Barristan Selmy, che ora si trova con Daenerys, in Dance diventa un punto di vista. Forse è proprio grazie all’intervento di un cavaliere noto come Il valoroso che il Nodo di Meereen è stato sciolto.
George non cita nemmeno Stannis, Melisandre e Davos Seaworth nel suo messaggio del 19 maggio, quello nel quale fa il punto su Dance. Ma in L’ombra della profezia aveva scritto che li avremmo ritrovati nel nuovo romanzo, quindi possiamo aspettarci di leggere capitoli che parlano di loro. Uno dei nuovi punti di vista dovrebbe appartenere proprio a Melisandre.
Ci sono molti incontri, e molte scene di viaggio, in particolare nella prima parte, spiega Hibberd. I personaggi però sono così lontani che per parecchio tempo sembra di leggere una serie di storie autonome, piuttosto che le varie prospettive di un’unica storia come invece avveniva nei primi romanzi. A fine volume le vicende iniziano a riunirsi, e questo sembra un buon segno. In passato Shawn Speakman aveva fatto notare che se i personaggi avessero smesso di allontanarsi fra loro significava che la storia aveva superato il suo punto di svolta e si sarebbe incanalata verso la sua conclusione. Ci vorranno ancora due volumi per conoscere la fine, ma con questo romanzo sembra proprio di essere sulla strada giusta.
Malgrado le 1040 pagine Hibberd afferma che il libro si legge tutto d’un fiato. Ci sono diversi climax, una scena in particolare che desta una fortissima impressione, e a fine lettura si rimane solo con la brama di poter leggere il romanzo successivo.
Anche Jo Walton di tor.com parla con toni entusiastici del romanzo, dicendo che i lettori lo ameranno. Non solo, mentre A Feast for Crows, che nella mente dello scrittore era solo mezzo romanzo, lasciava molte cose in sospeso, qui si vedono i vari fili che si riuniscono e iniziano a dirigersi verso la conclusione.
Una delle grandi capacità di Martin è sempre stata quella di entrare nella testa dei personaggi e farli sentire come reali. La cosa non è particolarmente difficile con un personaggio simpatico, è impressionante invece quando viene fatta con un personaggio odioso, che si è detestato fino a quel momento, per mostrare le cose dal suo punto di vista e far simpatizzare con lui. Questa è una delle caratteristiche più importanti della serie, e in questo romanzo se ne ha l’ennesima dimostrazione. Ci sono persone simpatiche, orribili o confuse, che cercano di fare del loro meglio o di ottenere ciò che vogliono. Ci sono morte, tradimento, draghi, dovere, storia, complicazioni, orgoglio e battaglie. Ci sono ripetizioni usate per enfatizzare alcune situazioni, cosa che abbiamo già visto con le frasi “Tu non sai niente Jon Snow” e “Valar morghulis”. E ci sono intrighi degni di Shakespeare.
Lev Grossman di Time afferma che il fascino dei lavori di Martin deriva dalla sua straordinaria abilità nel costruire le trame. In questo caso il romanzo comprende undici trame principali e diverse altre secondarie, ciascuna caratterizzata dal proprio ritmo, scritta con la sua specifica voce, e accordata per risuonare in armonia con le altre. I problemi continuano crescere lungo il corso del tempo, e quando il lettore pensa che sia tutto risolto, le cose prendono una nuova piega. E nessun personaggio è al sicuro, tutti sono sacrificabili. Ma questo lo avevamo capito già dal primo romanzo, e ogni nuovo volume non fa che confermarlo.
A suo giudizio Martin sta scrivendo la più grande epica fantasy della nostra era, tanto è vero che alcuni anni fa non ha esitato a definirlo il "Tolkien americano". Non solo, la sua abilità narrativa è superiore a quella della gran parte degli scrittori attualmente in attività, e non ha nulla da invidiare a vincitori di premi prestigiosi quali il Pulitzer o il National Book Award.
Jace Lacob di The Daily Beast ha rilevato un senso di bilanciamento ed equilibrio nel procedere dell’azione, incredibile data la vastità dello spazio su cui si svolge la scena con i suoi numerosissimi personaggi. Si passa tranquillamente dal denso calore della Baia degli Schiavisti al freddo gelido del Nord, senza dimenticare d’indagare su misteri irrisolti del passato come l’identità di Manifredde o dei genitori di Jon Snow. Ci sono così tanti personaggi in azione, così tanti schemi e sottotrame che è impossibile immaginare come Martin sia riuscito a tenere traccia di tutto, ma per il lettore le vicende scorrono con una facilità estrema. Inoltre è forte il senso di circolarità, con molti episodi che richiamano scene corrispondenti in A Game of Thrones, cosa che fa eco alle parole udite da Daenerys tanto tempo fa: “per andare avanti, devi prima andare indietro”.
A Dance with Dragons potrebbe essere l’opera migliore di Martin, con i suoi momenti di profonda perdita e palpitante gioia, e con i suoi coltelli scintillanti e i tradimenti inaspettati che spuntano fuori improvvisi proprio quando tutto sembra andare per il verso giusto.
Qualche altro commento viene da Patrick St.Dennis, che con Martin ha un amichevole contenzioso legato al football. Il risultato della loro rivalità sportiva è stato l’inserimento di un personaggio minore, Ser Patrek of King’s Mountain nel romanzo. Il suo simbolo araldico è una stella blu a cinque punte in campo argento, guarda caso lo stesso simbolo che figura sulle divise dei Dallas Cowboys, squadra per cui tifa Pat. Ser Patrek, un cavaliere al servizio della regina Selyse, compare nei capitoli dedicato a Jon. Il quale, ovviamente, non ha un’altissima opinione di questo personaggio. Uno scambio di battute fra i due è esplicativo in questo senso:
"My lord father used to say a man should never draw his sword unless he means to use it."
"Using it was my intent." The knight was clean-shaven and windburnt; beneath a cloak of white fur he wore a cloth-of-silver surcoat emblazoned with a blue five-pointed star.”
Ser Patrek non sopravviverà al romanzo. Pat ha postato l’elenco di una serie di morti reali – nel senso che ci sarà effettivamente almeno un personaggio che morirà nel modo da lui descritto – una sola delle quali si riferisce al personaggio a lui ispirato. Sappiamo dunque che qualcuno sarà arrostito da un drago, qualcuno sarà divorato dai lupi, qualcuno sarà squartato da un gigante, qualcuno bruciato sul rogo e qualcuno cucinato in una torta. La sua fine sarà comunqe violenta, spettacolare e avverrà all'interno di un capitolo molto importante.
E, giusto per stuzzicare l’appetito di chi ancora non possiede il libro, Pat ha pubblicato qualche altra citazione.
Tyrion Lannister parlando di suo padre afferma “Even in his dying, he found a way to shit on me”, mentre Mastro Aemon dice a Jon Snow “Kill the boy, Jon Snow. Winter is almost upon us. Kill the boy and let the man be born”.
Aspettatevi l'inaspettato, dice Pat, e quando siete convinti di aver capito quale sia la direzione presa dalla storia, non scommetteteci sopra. Il romanzo è ciò che i fan hanno aspettato per tutti questi anni, e molti di più. L''unica sua lamentela, a parte una certa indecisione nell'agire da parte di Daenerys, è la mancanza di una vera conclusione, con troppe storie troncate nel bel mezzo di un cliffhanger. Il romanzo però offre così tanto in termini di avanzamento della trama, rivelazioni e momenti shoccanti che la cosa non è davvero importante.
Su una cosa tutti i recensori sono pienamente d'accordo: questo è Martin ai suoi livelli massimi, e ben pochi scrittori - anche al di fuori dei generi - sono capaci di raggiungere le sue altezze.
Per un estratto (in inglese) di A Dance with Dragons basta cliccare su questo link: http://www.npr.org/2011/07/07/137652436/r-r-martins-sardonic-epic-for-an-ambivalent-age
Done. Finito. In attesa di The winds of Winter.
16 commenti
Aggiungi un commentoè qui tra le mie mani, vi assicuro che ho i brividi!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
INVIDIA!!!
Io ho letto (5 anni fa) i primi due libri in italiano, e mi sono piaciuti, sotto tutti i punti di vista, in particolar modo per i dettagli dell'ambientazione. In quel periodo facevo ancora il Narratore/master a un gioco di ruolo, e mi portavo il libro di Martin dietro, per tirare fuori qualche perla al momento giusto (come le descrizioni delle armi, o di utensili...).
Per il resto della lettura, aspetto la conclusione della saga!
Preso oggi!
Il librone ha le dimensioni sufficenti per permettere a Tyrion, se ci salisse sopra, di stare alla stessa altezza degli altri
Mi fate venir voglia di leggere in inglese!!!
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