Il vostro recensore ha sempre avuto una certa difficoltà a immedesimarsi in Capitan America. A differenza di suoi confratelli come l’Uomo Ragno o Hulk (non a caso più popolar di lui, almeno in Europa) il Capitano non è un eroe solitario che combatte contro il Male o per salvare se stesso, ma un militare coinvolto in azioni di guerra. Per giunta, si identifica in una particolare nazione al punto da prenderne il nome e indossarne la bandiera come un costume. Non essendo un gran consumatore di fumetti Marvel, mi aspettavo perciò di rimanere piuttosto freddo di fronte alla versione cinematografica delle sue avventure.
Avevo torto, perché Capitan America: Il primo vendicatore, nella sua prima parte, è riuscito a divertirmi e ad appassionarmi non poco, tirando fuori il lato umano del personaggio e persino a buttare lì qualche spunto non banale sul significato degli eroi, della guerra e della propaganda. Peccato che poi, arrivati al dunque, il regista Joe Johnston preferisca andare sul sicuro, privilegiando battaglie e sparatorie e dimenticandosi buona parte della carne che aveva messo al fuoco.
Ma andiamo con ordine. Nella prima parte del film, ambientato nel 1941 in piena Guerra Mondiale, vediamo uno Steve Rogers piccolo, mingherlino e asmatico, vessato dai bulli e ripetutamente scartato all’arruolamento, che proprio per questo viene scelto come cavia per un esperimento scientifico volto a creare un supersoldato. È davvero stupefacente come Chris Evans sia stato rimpicciolito digitalmente in modo assolutamente credibile, tanto da far venire il dubbio che a interpretare Steve “prima e dopo la cura” siano due attori diversi. Ma anche dopo la trasformazione Cap non diventa subito l’eroe che conosciamo, ma viene arruolato in un ridicolo spettacolo di propaganda, e solo contro la volontà dei superiori riuscirà a dare un senso al suo nuovo essere. Un apprendistato eroico molto più credibile e ricco di sfumature di quanto avvenga nella media dei film del genere.
È qui che il film gioca le sue carte migliori, allineando una serie di caratteristi eccezionali: Tommy Lee Jones nella parte del burbero generale; Stanley Tucci come professore tedesco espatriato che insegna a Steve a non odiare il proprio nemico; ma anche il meno conosciuto Dominic Cooper che tratteggia un ottimo Howard Stark (il padre di Tony Stark, alias Iron Man) che ricorda il personaggio storico di Howard Hughes. Anche la ricostruzione storica (o meglio: pseudostorica) è riuscitissima, con apparecchiatura fantascientifiche dall’aspetto retrò che danno davvero la sensazione di qualcosa che i nazisti avrebbero potuto creare se ne avessero avuto la tecnologia a disposizione.
Peccato che tutto questo gran lavoro di costruzione dell’atmosfera e dei personaggi vada poi in buona parte sprecato quando Capitan America trova finalmente la sua ragione d’essere e comincia a combattere sul serio con il Teschio Rosso. Intendiamoci: chi è di bocca buona e si accontenta di vedere un sacco di mazzate ed esplosioni spettacolari non rimarrà deluso: il dipartimento effetti speciali ha fatto il suo lavoro con diligenza. Tuttavia da questo momento in poi la trama diventa spietatamente lineare. Sembra di guardare un film di guerra al triplo della velocità: in teoria dovremmo appassionarci di fronte a come le diverse personalità dei commilitoni di Cap si amalgamano fino a formare una squadra unita, e commuoverci di fronte alla morte eroica di qualcuno di loro, ma in realtà i personaggi rimangono sullo schermo talmente poco che di loro non ci importa molto. Ma soprattutto è deludente il confronto col Teschio Rosso che, dopo avere incontrato Cap la prima volta, si limita a perdere una battaglia dopo l’altra fino alla sconfitta definitiva, senza mai inventarsi uno straccio di trovata diabolica che possa non dico creare un colpo i scena, ma almeno impensierire un pochino il nostro eroe. Il finale non ve lo diciamo, ma ve lo potete immaginare, visto che tutti sanno che il personaggio di Capitan America parteciperà al prossimo film dedicato ai Vendicatori, ambientato ai giorni nostri.
In conclusione, questo Capitan America è un film riuscito solo a metà. Molto più curato della media del genere, con un cast eccezionale (anche Chris Evans fa una figura molto migliore che come Torcia Umana), purtroppo non mantiene tutto quanto promette, ma comunque è una buona introduzione all’eroe che presto si riunirà a Thor, Hulk e compagnia.
1 commenti
Aggiungi un commentoMi permetto di non essere d'accordo con la recensione almeno vedendo le cose da un certo punto di vista. Se vogliamo guardare il film con l'occhio di chi non conosce il fumetto andiamo a casa con l'idea di un uomo retto, profondamente innamorato del suo paese, di una donna che ha saputo andare al di la' delle apparenze (significativa e' la scena in cui rivede alla fine una vecchia foto), e di una grande amicizia fra due uomini pronti a dare la vita l'uno per l'altro. Di contorno a questo abbiamo condensato in due ore azione, antagonismo, effetti speciali e ricostruzioni comunque credibili (in fondo ai vari rambo non chiedevamo molto di piu' ai nostri tempi). Se lo andiamo a guardare conoscendo il fumetto ritengo che in due ore sono riusciti a condensare e proporre lo spirito originale del fumetto in maniera egregia. Cito da Wikipedia (ma lo stesso lo trovate in altre storiografie: "Il personaggio è nato come elemento di propaganda durante la seconda guerra mondiale, dove rappresentava un'America libera e democratica che si opponeva ad un'Europa imperialista e bellicosa". E questo lo si trova perfettamente.
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