"Altre pagine, niente di nuovo, me tapino...".
Questo in sostanza è il succo del messaggio che George R.R. Martin ha pubblicato sul suo sito in risposta alle tante mail che chiedevano se la data di pubblicazione di A Feast for Crows, resa nota da questa o quella libreria, fosse corretta.
Martin ammette di essere ancora nel pieno delle attività e di non avere idea di quando tutto sarà finito e consegnato, per cui tutte le possibili date di pubblicazioni sono state date a casaccio.
Lo stato di avanzamento dei lavori del quarto libro ci dà per terminati 48 capitoli e in lavorazione altri 18, una mezza dozzina quasi completati.
La buona notizia è che Martin ha terminato il capitolo finale su Jaime, sta per terminare quelli su Arya e Sansa ed è ragionevolmente prossimo alla conclusione quello su Tyrion.
Quella cattiva è che gli altri sono ancora incompleti e quello cruciale non è nemmeno a metà.
L’ultima bozza consegnata agli editori (che, naturalmente, sono molto più interessati ai progressi di quanto non lo siano i lettori) consisteva in un manoscritto di 1067 pagine e nel conteggio erano inclusi solo i capitoli completamente finiti. La bozza finale di A Game of Thrones era un manoscritto di 1088 pagine, A Feast of Crows sarà senza dubbio più lungo. Probabilmente più lungo di A Clash of Kings; forse potrebbe essere lungo come A Storm of Swords.
Martin ha scritto: “J.R.R. Tolkien disse una volta che il racconto cresce mentre lo si narra. Anche il mio. A un certo punto la cosa migliore da fare è lasciarsi condurre dalla storia dovunque essa ti porta. La maggior parte delle e-mail ricevute erano piene di comprensione, non ho il tempo per rispondere a tutte queste lettere o per rispondere alle domande sul perché le stagioni sono come sono, su come i maestri fabbricano le loro catene, o chi dei re Targaryeni ha sposato la loro sorella, o dove si trova Myr rispetto a Tyrosh (ci dovrebbe essere una mappa delle Città Libere su Feast); se mi fossi messo a rispondere i miei progressi sarebbero stati certamente inferiori a quanto sono attualmente. Però ho letto tutte le e-mail e ho apprezzato l’entusiasmo e le parole gentili che vi erano contenute. Naturalmente qualche lettera è stata meno gentile di altre, non ho risposto neanche a quelle sebbene, a volte, sia stato tentato di farlo.
Vi dirò, soltanto per tacitare alcune voci incontrollate, che non sono moribondo, che non sto male, che non mi sono dimenticato dei miei lettori e che non sto adagiato nella mia piscina, sorbendo vino ghiacciato in compagnia di prosperose fanciulle in bikini anche se, vi assicuro, mi piacerebbe farlo.
Ho lavorato su questo dannato libro ogni dannatissimo giorno (d’accordo, d’accordo... eccetto la domenica durante la stagione del football e per due giornate in occasione dell’arruolamento al NFL) per anni contemplandolo, scrivendolo, riscrivendolo, rivedendolo e scrivendo ancora, cercando di rendere Feast una festa per davvero.”
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