Tutto a colori. Uno strillo in copertina che, per i fumetti di casa Bonelli, è sempre stato un segnale di festa. La bandiera gialla che sventola dove si balla, la grande boa che annuncia l'ingresso in altre acque. Insomma, Dylan Dog ha raggiunto l’invidiabile quota delle 300 uscite, e – come dice il suo creatore Tiziano Sclavi nell’introduzione all’albo – non sono molte le serie che possono vantare questo traguardo. Festeggiare è lecito, e dei colori meno piatti del solito, opera dello Studio Rudoni, rendono un po’ meno scontato questo anniversario. Peccato, però, che oltre al colore, stavolta più curato, non ci sia molto altro per cui esultare. Anzi, quasi nulla. Non mancano gli zombi, la realtà confusa con i sogni, vecchie conoscenze, vecchi trucchi... Insomma, il lettore è stato invitato da Dylan Dog, il giovane indagatore dell’incubo di Craven Road, ma si accorge presto di essere ormai alla festa di compleanno del nonno. Un nonno che si saluta sempre volentieri, ma che – ahimé – appare sempre più rugoso e fiacco, nonostante il vestito bello della festa. Un vegliardo piuttosto tranquillo, tranne che per quel vizio impenitente... Quello di allungare le dita ossute verso il nostro collo, per tentare di morderci, di nutrirsi di noi...
Venticinque anni di vita, per un fumetto, sono un banco di prova non
La sensazione è quella di sedere in un teatrino dove vengono fatte sfilare una
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