Un rifugio sicuro è il primo volume della trilogia I racconti del deserto, legata alla serie Wicked Lovely. Per questa storia dal carattere più leggero Melissa Marr si allontana dalla sua Aislinn, protagonista dei romanzi della serie principale, e si sofferma invece sulle vicende di Rika, altra fanciulla il cui destino si è tragicamente incrociato con quello di Keenan.

Tragicamente, perché Keenan è il re dell’estate e se la fanciulla sbagliata dovesse provare a legarsi a lui ne soffrirebbe enormemente, come scopre Rika in un episodio narrato in un flashback.

La Marr con questa storia di sbagli e di paure cerca di donare maggiore spessore ai suoi protagonisti, focalizzando l’attenzione su una figura altrimenti poco significativa per mostrarne il contrasto con Aislinn, e per spiegare i rischi corsi da quest’ultima nel suo tormentato rapporto con Keenan. Solo che lo fa in modo maldestro, subordinando la graphic novel ai romanzi.

La vicenda è piuttosto semplice, con una protagonista “maledetta” a causa di un errore commesso in passato che cerca di cambiare la sua condizione pur temendo le possibili conseguenze. Il ragazzo che potrebbe aiutarla nel cambiamento, Jayce, è però poco caratterizzato, e risulta una semplice figura di comodo. Quanto a Keenan, il suo intervento potrebbe portare elementi drammatici alla storia, ma tutto è trattato con troppa superficialità. Mancano le spiegazioni, presenti invece nei romanzi, che potrebbero giustificare le sue azioni e far capire il significato di determinati eventi.

Perciò, anche se la storia potrebbe funzionare, per chi non conosce le opere precedenti non ci sono le basi per avere una reale comprensione di determinati episodi, un limite piuttosto grosso per un volumetto che si colloca ben lontano dal resto della saga.

I disegni, opera delle spagnole Irene Diaz Miranda e Laura Moreno, sono firmati dal nome collettivo Xian Nu Studio. Lo stile è chiaramente ispirato a quello dei manga, con esasperazione dei tratti somatici alternata a schematizzazioni o ad ampie aperture sceniche. Nei disegni si alternano diverse tecniche, e il modo di accostare le varie immagini dona alla storia un ritmo incalzante. Quello che è deludente è però la qualità del disegno stesso, a volte troppo abbozzato – e anche se l’abbozzo è uno degli strumenti espressivi dei manga un’eccessiva mancanza di rifinitura diventa più fastidiosa che espressiva – e comunque mai convincente del tutto. Il cammino per la maturità da parte delle due giovani illustratrici sembra ancora lungo.