pura la discendenza reale per assicurarsi la forza e la fedeltà della corona di Atlantide.
Aveva dei progetti, per Atlantide e per i suoi figli. Grazie a loro, Apollo sarebbe arrivato a regnare sulla terra intera, deponendo suo padre come suo padre aveva deposto il vecchio dio Crono prima di lui.
Si narra che Apollo in persona visitasse la regina di ogni generazione per concepire con lei l’erede maschio al trono di Atlantide.
Ogni volta che veniva dato alla luce un primogenito, Apollo andava dai suoi oracoli per sapere se sarebbe stato quel bambino a deporre gli dèi di Atlantide.
Ogni anno riceveva un no come risposta.
Fino al 9548 a.C.
Come sua abitudine, Apollo visitò la regina di Atlantide, il cui re era morto più di un anno prima. Si manifestò a lei come fantasma e la fecondò mentre lei sognava il marito scomparso.
Fu sempre in quell’anno che gli dèi di Atlantide scoprirono il proprio destino, poiché la regina degli dèi di Atlantide, Apollymi, concepì il figlio di Archon.
Dopo tutti i secoli passati a tormentarsi nel tentativo di dare alla luce un figlio, la Distruttrice vedeva finalmente il proprio desiderio esaudirsi. Si narra che l’isola di Atlantide quel giorno fiorì, e conobbe ancor più prosperità che in passato.
La dea-regina celebrò gioiosamente riferendo la notizia agli altri dèi.
Appena le Parche, dee del Fato, ne udirono l’annuncio, guardarono Apollymi e Archon e dichiararono che quel figlio non ancora nato sarebbe stato responsabile della morte di tutti loro.
Una a una, le tre Parche declamarono un verso della profezia.
«Il mondo così come lo conosciamo finirà.»
«Tutti i nostri destini saranno nelle sue mani.»
«Come dio, ogni suo capriccio regnerà supremo.»
Terrorizzato dall’oracolo, Archon ordinò alla moglie di uccidere il loro figlio non ancora nato.
Apollymi si rifiutò. Aveva atteso troppo a lungo un figlio proprio, per vederlo inutilmente ucciso a causa delle parole di quelle tre Parche gelose. Con l’aiuto della sorella, diede alla luce suo figlio prematuramente e lo nascose nel mondo mortale. Ad Archon, diede un bambino scolpito nella pietra.
«Ne ho abbastanza della tua infedeltà e delle tue bugie, Archon. Da questo momento in avanti, il mio cuore sarà di pietra, per te. E un bambino di pietra sarà tutto ciò che avrai da me.»
Infuriato, Archon la imprigionò a Kalosis, un regno nascosto che si trova tra questo mondo e il loro. «Rimarrai qui finché tuo figlio non sarà morto.»
E così, gli dèi di Atlantide si rivolsero alla sorella di Apollymi fino a estorcerle una confessione.
«Nascerà quando la luna oscurerà il sole e Atlantide sarà avvolta dalla totale oscurità. La regina sua madre piangerà di paura, al momento della sua nascita.»
Gli dèi si recarono dalla regina di Atlantide, il cui parto era imminente. Come predetto, la luna eclissò il sole mentre lei partoriva nel dolore, e quando il bambino nacque Archon pretese che fosse ucciso.
La regina pianse e supplicò Apollo di aiutarla. Di certo il suo amante non avrebbe permesso agli dèi più anziani di uccidere suo figlio.
Ma Apollo la ignorò, e lei dovette assistere impotente all’uccisione del neonato.
Ciò che la regina non sapeva era che Apollo era già a conoscenza di ciò che stava per succedere, e che non era suo figlio quello che lei aveva portato in grembo, bensì un altro bambino con cui lui l’aveva sostituito per salvare il proprio.
Con l’aiuto della sorella Artemide, Apollo aveva portato suo figlio a Delfi, dove il bimbo sarebbe stato allevato dalle sue sacerdotesse.
Gli anni passarono e Apollo non tornò dalla regina di Atlantide per generare un altro erede, così l’odio che lei nutriva nei suoi confronti crebbe. Arrivò a disprezzare quel dio greco che non si preoccupava di darle un altro figlio con cui colmare il vuoto lasciato da quello che aveva perso.
Ventun anni dopo aver assistito al sacrificio del suo unico figlio, la regina scoprì l’esistenza di un altro figlio il cui padre era il dio greco Apollo.
Era nato da una principessa greca offerta al dio nella speranza di ricevere la sua benedizione nella guerra con gli Atlantidei.
Appena la notizia ebbe raggiunto la regina, l’amarezza di quella crebbe a tal punto da travolgerla.
Convocò le sue sacerdotesse per chiedere loro dove si trovasse l’erede al suo regno.
«L’erede al trono di Atlantide risiede nella casa di Aricle.»
La stessa casa in cui era nato l’ultimo figlio di Apollo.
La regina gridò indignata, intuendo che Apollo aveva tradito i suoi stessi figli. Li aveva ignorati mentre creava una nuova razza per rimpiazzarli.
La regina convocò le sue guardie personali e le mandò in Grecia perché l’amante di Apollo e il loro figlio fossero uccisi.
Non avrebbe permesso a nessuno di sedersi sul suo amato trono.
«Fateli a pezzi, così che i greci credano che sia stato un animale selvaggio. Non voglio assolutamente che guardino alle nostre coste, per tutto questo.»
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