Maria Chiara, per iniziare, raccontaci qualcosa di te. Dove vivi e che tipo di persona sei?
Sono nata a Bologna, ho vissuto per due anni a Roma, poi mi sono trasferita a Firenze per lavorare in Giunti e adesso vivo a Milano.
Lavoro nel settore dell'editoria per ragazzi da oltre dieci anni. Sono una persona curiosa e credo sia questo uno dei motivi per cui sono un’editor. Mi piace molto la parte umana del mio mestiere, il rapporto che instauro con gli scrittori.
Con i libri ho un approccio che definirei viscerale, anche di tipo “fisico”: li annuso perché adoro sentire l'odore della colla e della carta.
Puoi spiegarci, in parole semplici, che tipo di mestiere è quello dell'editor?
Fare l'editor significa essenzialmente guardarsi attorno: capire, in un dato momento, cosa manchi e quali storie piacciano. Spesso le due cose non sono antitetiche. È fondamentale leggere tanto, sia i libri pubblicati dalle altre case editrici, sia le proposte che riceviamo dagli scrittori, esordienti e non.
L'editor segue la pubblicazione di un libro in tutte le sue fasi. Spero sempre di trovare un diamante grezzo e aiutare poi lo scrittore a trasformarlo in un prodotto finito, che possa soddisfare e divertire il lettore. Le scelte di un editor sono spesso vincolate dallo spirito e dalla tradizione della casa editrice per cui lavora: mi è capitato di rifiutare libri che giudicavo buoni, perché non avevano alcune caratteristiche che li avrebbero resi pubblicabili all’interno del nostro catalogo.
Una parte meno poetica di questo mestiere (anche se, in realtà, non ci si annoia mai) è la valutazione dell’andamento dei libri: come migliorare le vendite, come comunicare il valore di un libro, come posizionarlo al meglio in libreria…
L'editor, secondo me, dovrebbe stare nell'ombra e aiutare gli autori a compiere al meglio il loro lavoro. Sui testi tendo a non intervenire direttamente, ma cerco piuttosto di spingere lo scrittore a fare del suo meglio per risolvere eventuali problemi di struttura o stilistici.
Come ti dicevo, non ci si annoia mai, perché è un mestiere che ha tante sfaccettature. Se inizialmente ero sola a occuparmi di narrativa per ragazzi, all’interno della casa editrice, ora posso contare su più persone, in più ruoli, e questo rende il lavoro ancora più intenso e ricco di stimoli.
Cosa ti appassiona di più della letteratura per ragazzi?
Devo dire che mi sono trovata a lavorare in questo ambito per un colpo di fortuna. Frequentai, durante l’università, un corso per redattore che terminava con uno stage e decisi di farlo in Giunti. Quell'esperienza si trasformò in un lavoro a tutti gli effetti, prima da freelance e poi da interna: era la fine degli anni novanta, un periodo d'oro dell'editoria per ragazzi.
Mi sono poi resa conto che questo settore è entusiasmante e, rispetto alla narrativa per adulti (maggiormente schiacciata da competizione, mercato e altre logiche), forse è ancora un po’ più libero e incline alle sperimentazioni. In più mi piace l’idea di lavorare per i giovani, cioè per il futuro. È anche una responsabilità…
Quali sono le componenti che una storia dovrebbe avere, per convincerti a pubblicarla?
Innanzitutto la buona scrittura, questo è fondamentale. Dev'essere poi una storia interessante, con personaggi ben costruiti e una trama ben articolata. Queste caratteristiche sono essenziali, sia che si tratti di un romanzo realistico, sia di un romanzo di immaginazione. Al giorno d'oggi, il rischio di un appiattimento tra cronaca e stereotipi è piuttosto forte. Invece, una storia dovrebbe essere avere una sua propria cifra originale.
Qual è il tuo libro per ragazzi preferito in assoluto e perché?
Ce n'è più di uno! In realtà da bambina non ero proprio una lettrice fortissima, ma ho sempre avuto una grande passione per i personaggi e le storie in cui l’ironia e l’emozione andassero di pari passo. Il primo titolo che mi viene in mente è Papà Gambalunga, che finalmente sono riuscita anche a inserire nei Classici Tascabili Giunti junior, se lo merita! Lo lessi quando ero ragazzina e mi colpì perché il personaggio principale era una tipa ironica e “tostissima”. E tutto ciò nonostante il libro abbia quasi un secolo.
Adoravo (e adoro) I Moomin, della scrittrice finlandese Tove Jansson. Anche questa serie la scoprii quando ero bambina. Mi affascinava e mi intimoriva insieme: per la natura e i personaggi un po’ “magici”, tipici dei romanzi nordici e anche per i particolari disegni. Un tratto forte e “sporco” per dei personaggi che suscitavano in me attrazione e repulsione insieme. Ma c’è anche un italiano che aveva fatto breccia nelle mie letture da bimba: Gian Burrasca, eccezionale per la sua modernità.
Svelaci, se puoi, qualche anticipazione sulle vostre prossime uscite.
Per il prossimo anno, posso darti quattro anticipazioni.
In primavera porteremo in libreria un classico americano (primo volume di una pentalogia), che compie cinquant'anni e che quando uscì nel 1962 fu definito il primo romanzo di fantascienza per ragazzi. A wrinkle in time di Madeleine L'Engle è ormai un classico del suo genere. Il libro uscì a metà degli anni Ottanta anche in Italia, ma poi, come talvolta capita, è sparito. Sono sicura che sarà una bellissima sorpresa per tutti i ragazzi.
Poi, proseguiremo due importanti seriali a cui teniamo molto.
La trilogia di Aton è una saga fantasy iniziata quest'anno, creata da un'autrice italiana sotto lo pseudonimo di Gordon Magloire (il leprecauno protagonista delle avventure). Si tratta di una vera e propria commedia fantasy. I turisti di questo genere la troveranno forse un po' dissacrante, ma credetemi, è davvero divertente, e originale.
Un altro progetto che continuerà sarà Orrendi per sempre di Aquilino. Per chi non lo conoscesse ancora, racconta le vicende di un gruppo di ragazzi dotati di strani poteri. Questi poteri derivano loro da situazioni di disagio. Una dei protagonisti si chiama Morta… ed è morta veramente (e ogni tanto perde qualche pezzo). Un altro si chiama Macabro ed è sempre ferito perché proviene da un paese in guerra, ma paradossalmente può guarire gli altri. Poi c'è Scossa, che lancia scariche elettriche quando prova emozioni. Questi tre bizzarri individui sono stati riuniti dal Albein, un genio che ha perso le gambe, ma che vuole salvare tutti i bambini i difficoltà.
In ogni avventura ci sono incontri e nuovi personaggi: entrerà in scena perfino un drago, una figura classica del genere fantasy che, al pari degli altri personaggi, risulterà alquanto… particolare.
A fine anno, uscirà poi una saga completamente nuova. Posso solo anticiparti che si tratterà di un fantasy con protagoniste delle ragazzine provenienti da paesi diversi. Ci sarà la magia, l’avventura, viaggi a non finire… Non posso dire di più, l'autore è italiano, ha già pubblicato alcuni romanzi, ma si cimenta nel genere fantasy per la prima volta. Sono sicura che sarà una sorprendente novità.
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