Il tema del Fantastico in Asia meridionale e sudorientale
di Massimo Riva
La letteratura non nasce in uno spazio astratto, ma affonda le sue radici in quel magma incandescente che è costituito dalle società, con tutte le loro peculiarità e caratteristiche, e immerse in determinati contesti storici. E storia e società si schiudono nelle menti e nelle immaginazioni, prendono corpo nelle molteplici risposte delle espressioni culturali di un popolo, determinando così anche l’arte che in seno a quella popolazione ha visto la luce. In altre parole, per citare T.S.Eliot, "nessun poeta, nessun artista e nessuna arte hanno un loro pieno significato da soli", ma devono essere inseriti nel contesto in cui hanno vissuto per essere comprese.
Trattare di una qualsivoglia espressione artistica significa inevitabilmente, quindi, prendere in considerazione la società in cui tale arte si è plasmata.
Quello che ci si propone in questa sede non è, e non potrebbe essere, un’analisi particolareggiata di come una determinata espressione letteraria, quale è la narrativa fantastica contemporanea, si delinei in un’area del mondo così vasta, complessa e variegata come è l’Asia meriodianale e sudorientale. Per un’analisi di tal genere sarebbe certo necessario uno studio ben più approfondito, e una trattazione ben più consistente.
Ciò che ci si propone è, più modestamente, individuare alcune caratteristiche nelle società che sono fiorite in tale area geografica e che hanno caratterizato lo sviluppo della narrativa fantastica contemporanea ivi presente. Senza entrare nel dettaglio, ci si limiterà a offrire qualche spunto di riflessione, magari suscitando curiosità e voglia di approfondire da parte dei lettori. E, parlare di forme letterarie in aree geograficamente e culturalmente lontane, può forse risultare interessante per comprendere meglio anche la nascita delle nostre espressioni artistiche.
I libri richiedono lettori
Una prima, per quanto banale, osservazione che va fatta è che un libro, per esistere, deve prima di tutto venire letto. Un libro senza un pubblico è un libro che non esiste. E società diverse, ovviamente, sono caratterizzate da pubblici altrettanto diversi.
E’ estremamente difficile indicare come si può venire a creare un differente tipo di pubblico: a ciò concorrono le diverse tradizioni culturali, la varietà dei contesti sociali e storici, e così via. Impostando il discorso in termini tanto generici, è impossibile analizzare tali aspetti. Ci sono, tuttavia, delle caratteristiche “strutturali” su cui vale la pena di riflettere.
Nell’Asia meridionale e sudorientale, in particolare rispetto all’Europa, il tasso di alfabetizzazione è decisamente basso. In India, per esempio, si stima che gli analfabeti nel 2007 erano il 39,5% della popolazione (una percentuale destinata ad alzarsi, se si prende in considerazione la sola popolazione femminile). Se a tale percentuale si sommano coloro che, pur sapendo leggere e scrivere, lo fanno con una certa difficoltà, coloro che conducono uno stile di vita così opprimente da impedire la lettura e coloro che, semplicemente, alla lettura non sono interessati (perché per appassionarsi alla letteratura è richiesto un determinato background culturale, che non tutti posseggono), ci si rende conto di come l’universo dei lettori riguardi una percentuale decisamente esigua della popolazione. E, inoltre, la popolazione che risulta esclusa è potenzialmente quella più interessata a un genere di letteratura popolare qual è, in sostanza, la narrativa fantastica.
In tempi storici a tale problema si è posto rimedio, in quest’area geografica, in vari modi: dal racconto orale dei cantastorie, al teatro delle ombre (al centro di ogni festa dall’India fino a Giava), al ballo (che è uno strumento formidabile per narrare storie).
Nell’età contemporanea, pur con qualche limite, il cinema ha avuto la possibilità di affermarsi come un medium estremamente importante per la diffusione di storie popolari: un film, per essere apprezzato, richiede meno tempo da impiegare rispetto a un libro e, soprattutto, non c’è alcun bisogno di sapere leggere e scrivere per apprezzarlo. I film, potenzialmente, sono in grado di avere un bacino di pubblico molto più vasto di fruitori rispetto ai libri, e non c’è quindi da sorprendersi se hanno avuto un impatto tanto consistente fra la popolazione dell’area geografica presa in esame.
In tutti i Paesi considerati la cinematografia popolare ha assunto un ruolo estremamente importante, tanto da creare un così ricco star-system nelle Filippine, da creare – specie recentemente – dei blockbuster internazionali in Thailandia (da film come Suryothai, a Le lacrime della tigre nera, a Ongbak, e via dicendo), a una sempre più interessante cinematografia vietnamita, all’industria cinematografica pakistana (Lollywood), fino a ricevere il supporto delle famiglie reali in alcuni Paesi (come la Thailandia, ma si pensi all’ex-sovrano, e regista – di storie spesso di genere fantastico, cambogiano Norodom Sihanouk). In tutti questi casi si tratta di un cinema popolare dove spesso l’elemento fantastico è dominante.
Vale però indubbiamente la pena soffermarsi sul caso indiano, dato che Bollywood l’industria indiana del cinema con sede a Mumbai (ex Bombay), costituisce la più importante industria cinematografica mondiale.
Il cinema, in India, ha una storia antica. Già nel 1898, tre anni dopo che i fratelli Lumière lo inventarono, in India vedeva la luce un primo film, da un anonimo regista, Train Arriving at Bombay Station, evidente plagio de L’Arrivée d’un train à la Ciotat.
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