Jolanda e le sue figlie: eroine in cerca di avventura
di Martina Frammartino
Soldatesse, spadaccine, piratesse, ladre, assassine, avventuriere. La narrativa contemporanea è piena di personaggi femminili belli e coraggiosi, determinati quanto e più di un uomo e capaci di uscire dalle situazioni più complicate.
Le storie d’amore non mancano, come non mancano le figure fragili e bisognose di protezione, ma il lettore può scegliere cosa leggere. La fantasy, che al già citato campionario aggiunge maghe e streghe, non fa eccezione. Le cose però non sono sempre state così, soprattutto se si parla di narrativa per ragazzi o di avventura.
Nel 1971, quindi in un tempo non poi così lontano, il settimanale Panorama ha pubblicato un’inchiesta nella quale si analizzavano i libri di lettura adottati nelle scuole elementari del New Jersey. Lo studio “rivela che i bambini sono protagonisti di 881 racconti, le bambine di 334; che i bambini in campeggio costruiscono case sugli alberi, esplorano caverne, aiutano papà, mentre le bambine sorridono, giocano con bambole e gattini e cuociono torte” (1).
Insomma, “le attività eccitanti sono riservate ai maschietti mentre le femmine sono presentate come creature deliziosamente incapaci o nobili aiutanti” (2).
La stessa situazione era confermata da un’inchiesta francese del 1972, che metteva in evidenza come “i pochi personaggi femminili sono quasi tutti di secondo piano, pure e semplici comparse di nessun peso, esclusivamente addette ai servizi” (3).
Questa divisione dei ruoli rispecchia quella della gran parte delle fiabe classiche, nelle quali mentre il ragazzo va a cercare avventure in giro per il mondo e finisce per diventare un personaggio immensamente ricco, quando non addirittura un sovrano, per la fanciulla l’unico destino è sposarsi risvegliandosi grazie all’intervento del principe che si innamora di lei non per le sue doti ma per la sua bellezza, come in Biancaneve e nella Bella addormentata, o grazie alla sua leggiadria come ballerina, come in Cenerentola. Il ruolo della fanciulla è prevalentemente passivo, di accettazione dell’amore, anche se Cenerentola se non altro è molto determinata nel voler andare al ballo, dopo però aver subito per anni le vessazioni di matrigna e sorellastre. “Le vecchie favole propongono donne miti, passive, inespresse, unicamente occupate della propria bellezza, decisamente inette e incapaci. Di contro, le figure maschili sono attive, forti, coraggiose, leali, intelligenti” scrive ancora la Gianini Belotti (4).
Stereotipi veri un po’ troppo spesso, che è possibile trovare in tutte le forme di narrativa e non solo nel ristretto arco di tempo e nei generi analizzati dagli autori delle statistiche, ma dai quali molti scrittori hanno cercato di allontanarsi. Il cammino per un cambiamento dell’immagine della donna è partito da molto lontano ma è stato costante, al punto che ora non sorprende più nessuno vedere un’Arya Stark combattere con la spada in pugno o una Moiraine Damodred gettarsi senza esitare là dove il combattimento è più pericoloso.
Intere generazioni di bambini sono cresciute con i romanzi di Emilio Salgari, autore amatissimo anche da molti adulti. Il grande maestro dell’avventura ha sempre avuto un notevole apprezzamento, e le sue storie aventi per protagonisti personaggi impavidi e determinati come ilCorsaro Nero e Sandokan hanno consentito ai lettori di viaggiare in posti lontani e compiere imprese apparentemente impossibili mantenendo sempre una grande nobiltà d’animo. Accanto ai grandi eroi virili però si muove anche una piccola ma interessante schiera di fanciulle coraggiose capaci di uscire dagli stereotipi del tempo.
Risale addirittura al 1899 La capitana del Yucatan, storia dell’intrepida Marchesa Dolores del Castello che, al comando della nave Yucatan, sfida la più potente flotta americana per portare armi a Cuba e aiutare così la Spagna, sua madrepatria.
È invece del 1905 Capitan Tempesta, primo romanzo dedicato a Eleonora, duchessa di Eboli, abilissima spadaccina che tornerà protagonista nel 1910 de Il leone di Damasco. All’inizio Eleonora cela la sua vera identità sotto un’armatura e si rivela anche un valido comandante nella difesa da un assedio della città di Famagosta, e quando la sua identità sarà svelata e dopo molte peripezie cederà infine all’amore lo farà solo per un compagno che è degno di lei.
In quello stesso 1905 Salgari pubblicava anche Jolanda, la figlia del Corsaro Nero, terzo volume del ciclo dei Corsari delle Antille dopo Il Corsaro Nero del 1898 e La regina dei Caraibi del 1901.
Jolanda è figlia di Emilio di Roccabruna, conte di Valpenta e di Ventimiglia più noto come il Corsaro Nero, e di Honorata Wan Guld, a sua volta figlia dell’acerrimo nemico del Corsaro Nero. La storia ha un inizio e una conclusione molto tradizionali, con Jolanda che è stata rapita da uno zio prima ancora che il libro cominci, viene salvata, poi viene rapita una seconda volta e nuovamente salvata da Henry Morgan, ex luogotenente del padre che per gran parte del libro ricopre la figura dell’eroe. Alla fine Jolanda ed Henry convoleranno a giuste nozze, ma fra i due rapimenti Jolanda ha modo di dimostrare che lei è molto di più di una fragile fanciulla che ha solo bisogno di un uomo forte al suo fianco che la tolga da ogni problema.
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