– Angus ha ragione – affermò Connor, raccogliendo i profili e le foto nella cartella. – Non saresti pronto per combattere, perciò rimani qui e riferisci a Roman le nostre decisioni.
– Dannazione – brontolò lui, tirando una manica della camicia. – Non è giusto.
Angus prese una fiaschetta di peltro dalla sua borsa scozzese per riempirla di Blissky. – Sarà una lunga notte: questa mi terrà caldo.
– Vado a prendere la mia spada, poi si parte – disse Connor, diretto verso la porta.
– Aspettate – intervenne Gregori, torcendo la bocca. – Voi due ve ne andrete in giro per Central Park nel cuore della notte con il kilt? – Scoppiò a ridere. – Nessuno crederà che state cercando una donna!
Angus si guardò il gonnellino. – Non ho portato i pantaloni.
– Vuoi dire che ne hai? – disse Gregori, sarcastico.
– Tranquillo – mormorò Connor, la mano sul pomello della porta, – oggi è San Patrizio, la città brulica di uomini in kilt: non daremo nell’occhio.
– E che farete se troverete la donna?
– Una chiacchieratina – rispose Connor, lasciando la stanza.
Al ricordo degli occhi del colore del whisky e dell’inebriante bocca di Emma, Angus pensò che avrebbe fatto molto di più di una chiacchierata. Sorrise, svitando il tappo della fiaschetta: che la caccia avesse inizio. Dopo aver infilato il fodero con la spada dietro la schiena, si avviò a lunghi passi verso la porta.
– D’accordo. Se insistete, rimarrò qui – concluse Gregori, prendendo la bottiglia lasciata sulla scrivania da Angus. – La terrò al sicuro mentre siete fuori.
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