- Mi toglierei la vita da solo, se così potessi...
Non finisco il pensiero. Mi si sgretola in gola bruciandomi le budella, invece che il cuore. Perché un cuore non l'ho più. L'ha sbranato la passione.
Una passione benedetta dal sentimento più puro, e maledetta dalla violenza più bruta.
Negli occhi della strega leggo tutto il suo disprezzo, misto al biasimo. Mi aveva detto che era proibito. Mi aveva avvertito di rinunciare.
Oltre la porta si odono i passi concitati delle guardie reali salire le scale, dirigersi nei corridoi chiamando a gran voce il loro sovrano. Cercando Melina, la custode della Chiave di Luce. Chiedendosi cosa sia successo affinché il martirio dell'Ombra si liberasse scatenandosi su Erasian. Kahalan sta arrivando. Sta venendo per me. Lo sento. E ancora più intensamente lo percepisce Magdael.
Non c'è più tempo.
- Sono lieta che la pensiate in questo modo, mio Signore, perché per mandarvi dove dovete andare ho bisogno che mischiate il suo sangue al vostro. E poi ho bisogno di altro sangue per il rituale. Molto sangue. Sangue vivo.
In risposta mi abbasso per esaudire le sue richieste. Mi sforzo di guardare il risultato del mio desiderio, tenendo gli occhi ben aperti. Un rigolo umido mi scivola giù per le guance mentre li affondo nei suoi, ormai privi di vita. Sono ancora spalancati, perché la magia della strega mi ha strappato da lei prima che potessi chiuderli, restituendo loro dignità e pace.
Melina. - Perdonami. - le sussurro dagli abissi della mia anima, che ora so essere ancora più profondi di Kahalan stesso.
La carne si arrende morbida quando le estraggo il pugnale dal fianco, lentamente, come se temessi di ferirla ancora. Una chiazza color porpora si allarga sulla seta chiara del suo vestito. Sangue fresco, ma non vivo. Non più.
Perdonami. Perdonami. Perdonami. Ripeto, forse più a me stesso, mentre con un solo gesto deciso, un unico sfregio netto, mi taglio la gola. Abbastanza profondamente da far scaturire un copioso getto vivo, ma non sufficiente a uccidermi subito; devo respirare fintanto che Magdael conclude l'incantesimo.
Finisco per stramazzare sopra il corpo inerme di Melina. La testa accoccolata sul suo grembo, il mio sangue caldo che scivola sulla sua pelle fredda fondendosi al suo. In modo che diventino una cosa sola, un unico legame che travalichi i cancelli della morte.
Ed è vero: mi pare si sentirlo, il suo cuore battere, da qualche parte nell'universo intero.
Negli ultimi istanti della mia esistenza sorrido.
Un briciolo della mia coscienza ascolta Magdael pronunciare il rito nell'antica lingua, ma davanti a me c'è soltanto una donna con un neonato strillante tra le braccia. Un bambino cui piace arrampicarsi sugli alberi. Una spada luccicante forgiata con il potere del Sole poggiata sulla spalla di un ragazzo: Primo Cavaliere. E poi lei, Melina, che mi rapisce il cuore al primo sguardo. I suoi occhi d'ambra che danzano con me. La sua mano nella mia. E' un'esplosione di luce che sovrasta anche il buio più meschino.
Il palazzo trema, le urla di Magdael si mischiano alla confusione della lotta e a schizzi di magia che rimbalzano ovunque.
- Vieni fuori! Il Primo Cavaliere del regno, Kaliel il degno, non sarà in realtà un vile codardo? Dove sei, codardo di un re?
Sono qui. Rispondo al richiamo gelido dell'Ombra. Ma è in ritardo, prima che la sua mano di nebbia mi raggiunga, un'altra invisibile mi afferra da dietro e mi strappa dal corpo. Letteralmente. E la mia anima precipita nel vuoto.
La strega aveva ragione: mi sono dissolto nello spazio senza tempo. O almeno quella era l'impressione, mentre cadevo senza meta in un oblio infinito. E ora non ho un corpo; non posso muovermi né voltare lo sguardo, solo fissare dritto davanti a me.
Passa un sacco di gente davanti a me. Gente strana. A iniziare dall'abbigliamento, insolitamente simile per entrambi i sessi: pantaloni stretti che si allargano sul fondo in modo innaturale, maglie aderenti dipinte con vari simboli mai visti prima. Molti hanno capelli lunghi, folte basette e l'aspetto trasandato. Sono bizzarri ma sembrano allegri, almeno la maggior parte. Non portano armi, il che mi consola: qualsiasi cosa io sia, devo essere capitato in una landa pacifica. Forse non diversa da Erasian.
Ma ho molto tempo per comprendere la realtà in cui mi trovo: non è Erasian. È piuttosto un misto di luce e ombra che si dispiegano in una miriade di sfumature differenti. E' un mondo in continua evoluzione, dove il cambiamento frenetico porta a un susseguirsi di ambienti e mode. Eppure, noto, i sentimenti e le situazioni in cui si ficcano le persone sono sempre gli stessi. Oltre l'esteriorità c'è una parte dell'uomo immutabile: il cuore. Malgrado tutto, il motore che muove gli ingranaggi è sempre l'amore. Be', “amore” inteso nella sua complicata mistura di varie tonalità.
Io lo so bene.
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