Tempo fa vi parlai di una produzione amatoriale molto ambiziosa, quella di un film ispirato al popolare gioco Castelvania (/notizie/11621/).
Abbiamo appreso negli scorsi giorni che uno dei partecipanti al progetto, Francescco Mancarella, è morto dopo essere stato travolto da un tir mentre era sulla sua bici, a Firenze.
Non era un personaggio "famoso", ma sognava di diventarlo forse, lavorando alle sue passioni con dedizione. Designer, architetto e artista, stava collaborando attivamente al progetto Vampire Killer Nova Era, prodotto da Diego Vida per il quale curava i modelli 3D dalle creature all'enviroment.
E sono stati i suoi compagni di avventura della Fanvision cinematografica con i quali collaborava, che in casi del genere sono gli amici con i quali si coltivano sogni e progetti, che hanno voluto ricordare la sua scomparsa, mandandoci la segnalazione.
A loro Frank aveva confidato il suo nuovo progetto di portare Design e 3D per il prossimo evento che stava organizzando a Firenze nel 2012, Il Florence Design Week – Festival Internazionale di Design, di cui avrebbe curato e supervisionato ogni cosa per la sua direzione artistica anche nella moda.
Il produttore Diego Vida ricorda Frank per la sua voglia di mettersi in gioco in ogni situazione, per le sue idee innovative, per sperimentare sempre tutto ciò che si intendeva realizzare, dicendo sempre “ci posso provare” cosi niente per Frank era impossibile, "infatti era un artista illuminare, che con la sua passione per il suo lavoro, sarebbe arrivato lontano".
Vi segnalo il suo sito www.frankdesign.altervista.org, nel quale ho trovato la biografia che vi propongo di seguito.
Chiamatemi Frank. Essendo solo nato a Galatina (LE) il 29/11/1979 da padre falegname e madre casalinga, con il nome di Francesco Mancarella ho vissuto e raggiunto l’età adulta a Monteroni di Lecce. Fino ai nove anni, pur con gli avvisi contrari di parenti e maestri, “da grande” avrei voluto fare il medico; ma, poco dopo, un viaggio a Parigi con famiglia e parenti provocò in me un radicale cambiamento di aspirazioni. Dinanzi alla bellezza della Gioconda -che a lungo e tenendo ben stretti i cordoni rossi ammirai in estasi senza staccarmi da quell’incanto - la mia vocazione per la medicina cominciò a vacillare per essere sostituita da un’ambizione più grande: cercare di lasciare un segno nel modo dell’arte. Non importandomi la riuscita ma, se mai, solo il tentativo. Nonostante la giovane età, cominciai a consultare libri d’arte e di architettura e fu quest’ultima disciplina che sempre più mi attrasse a sé, sebbene tutti mi sconsigliassero dal seguire una tale strada. La città di Firenze fu prescelta come sede di studio, con l’ingenua convinzione dei miei tredici anni, che se era stata culla di tanti grandi avrebbe potuto ospitare anche i più piccoli.
Gli anni universitari hanno riservato molte delusioni mitigate da altrettanti successi, tra cui una mostra di design sulla disabilità e da una mostra di architettura del paesaggio a Palazzo della Signoria sul parco delle Cascine e da altri risultati ottenuti con la partecipazione ad alcuni concorsi, nazionali ed internazionali di architettura e design. Dal secondo anno di facoltà i colleghi, dopo aver visto il progetto presentato all’esame di Laboratorio di Costruzioni 1 che ricalcava le orme di Frank O. Gehry, mi chiamano Frank, nick-name che ovviamente non può che lusingarmi.
Il sito si apre con una massima di Cicerone: Chiunque può sbagliare; ma nessuno, se non e' uno sciocco, persevera nell'errore.
Quello che più rattrista in questi casi è che se Frank ha pur rimediato agli errori commessi, non avrà occasione di commetterne e di rimediare ad altri.
1 commenti
Aggiungi un commentoAve atque vale, Frank.
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