Ciao Dmitry e grazie della disponibilità. Durante la nostra prima intervista presentavi Metro 2033 al Salone del Libro di Torino. Dopo due anni, quali sono state le soddisfazioni e quali le delusioni legate al progetto?

Per il momento non ci sono state delusioni: il progetto è cresciuto molto velocemente, più di quanto pensassi. Le radici del cielo di Tullio Avoledo è il primo libro italiano del Metro Universe, ma in Russia ne sono già stati pubblicati venti su altrettante città dell'attuale Russia o dell'ex Unione Sovietica. Abbiamo anche un libro ambientato nella Scozia postnucleare,  e un autore (cubano) sta scrivendo una storia analoga su Cuba:credo sia la prima con questa location, sarà quindi molto innovativa.

È una bella soddisfazione essere l'artefice di un progetto capace di coinvolgere diversi paesi e culture. Questo va oltre i miei programmi iniziali per Metro 2033: l'idea era realizzare un progetto creativo e interconnesso in cui potessero partecipare persone diverse per dare vita a un insieme coerente. La mia paura più grande era che tutto finisse per essere una cosa molto commerciale, un merchiandising tipo Star Wars. Invece ho visto che l'aver dato ampia libertà agli scrittori, fidandomi della loro capacità creativa, ha arricchito molto il progetto: non volevo che il tutto si riducesse a una fabbrica di cloni del mio romanzo e per ora abbiamo centrato l'obiettivo, perché i libri sono molto diversi e hanno una personalità indipendente pur facendo parte di una realtà unica.

Il romanzo Le radici del Cielo è uno spin off del Metro Universe ambientato in Italia: in che modo tu e Tullio Avoledo avete collaborato?

Conosco il contenuto del libro, naturalmente, ma non l'ho letto perché non è stato ancora tradotto in russo. Io e Tullio Avoledo abbiamo parlato della storia e lui mi ha mandato una sinossi, quindi conosco perfettamente la trama. Prima che fosse pubblicato, il libro è stato letto dai miei editori ed editors, quindi sono sicuro si tratti di un ottimo prodotto e non ho interferito. Invece in Russia ho editato tutti e venti i libri pubblicati.

Per quanto riguarda le tematiche, cosa hanno in comune i due romanzi Metro con Le radici del cielo, ambientazione a parte ?

Metro 2033, Metro 2034 e Le radici del cielo non sono semplici storie di fantascienza o di azione. Hanno un substrato più profondo in cui si pongono domande di natura etica e filosofica. Entrambi sollevano problemi di fede, su quale sia la missione dell'uomo in un mondo distrutto dove il Giorno del Giudizio è già arrivato.

Le radici del cielo si svolge fra due città conosciute in tutto il mondo, Roma e Venezia. Sarebbe accettabile uno spinoff del Metro Universe ambientato in un luogo meno famoso?

Al momento la nostra idea è sviluppare il progetto su una vasta rete internazionale, e per un lettore russo, tedesco, polacco etc è più interessante leggere di città che conosce, dove magari è stato almeno una volta. Però nel caso di un romanzo davvero buono, l'ambientazione non ha più molta importanza: è la qualità del contenuto che conta.

È previsto un nuovo romanzo della serie scritto da te, un Metro 2035?

Ho lanciato il progetto Metro Universe anche per potermi liberare della metro. Desidero disperatamente uscire e rivedere il cielo! È il mio tentativo per tornare libero. Quindi, a meno di avere un'urgenza sincera di scrivere ancora su questo tema, penso che non lo farò. Anche perché se la spinta a scrivere non viene da noi stessi ma da richieste di lettori o editori l'opera rischia di essere artificiale e fredda.

Sarebbe penalizzante se il progetto sfociasse del merchandising con pupazzi e quant'altro?

Dei tre libri che ho scritto soltanto uno descrive un mondo e sarebbe adatto a un progetto di merchandising come Star Wars o Il Signore degli Anelli. Non penso che una cosa del genere danneggerebbe l'opera ma la farebbe sembrare meno seria agli occhi dei critici, che direbbero "ah sì, è la solita merda commerciale, non la recensiamo". Siccome la mia missione è naturalmente il Nobel per la letteratura, non posso soffermarmi su queste cose… Scherzi a parte, trovo noioso occuparmi di merchandising. Certo, vengono da me delle persone che chiedono di poter fare un gioco da tavolo, un videogioco, un'applicazione per ipod: mi pagano i diritti e io dico di sì, ma non ho voglia di avere un controllo totale su questo. L'idea di Metro 2033 l'ho avuta a 16 anni, è quella che ancora mi sostiene materialmente, ma spero di creare qualcosa di nuovo.