In libreria dai primi di marzo il romanzo A volte ritorno (The Second Coming, 2011) del giornalista e scrittore John Niven.
In Paradiso tutti sono in fermento, rientra Dio che si è concesso una vacanza rilassante ed è andato a pescare per una settimana, ma attenzione: il tempo in Paradiso trascorre in maniera differente che sulla Terra, infatti sul nostro pianeta sono passati ben cinque secoli.
Quando Dio aveva deciso di prendersi una breve vacanza era soddisfatto di come le cose si evolvevano sulla Terra: i secoli bui avevano ceduto il passo allo splendore del Rinascimento e gli uomini scoprivano continenti, si cimentavano con l'architettura e l'arte, osservavano il cielo e iniziavano a dominare i principî della scienza. Finalmente le sue creature sembravano aver imboccato la strada giusta, sarebbe andato tutto bene.
Ma ora trova che in questi cinque secoli l’uomo è riuscito a rovinare tutto con inquinamento, genocidi, conflitti mondiali, esplosioni nucleari, razzismo, omofobia, fanatismi e corruzione... Nemmeno lo strato di ozono è scampato al disastro. Dio è sconcertato, e dopo una riunione fiume alla quale partecipano molto malvolentieri Gesù, San Pietro e vari altri importanti santi, Dio decide che suo figlio deve tornare sulla Terra e fare in modo di salvare la situazione.
Gesù ricorda a suo Padre come era finita la volta precedente, ma Dio è irremovibile e così, dopo una seconda nascita sulla Terra, ritroviamo Gesù che ha 31 anni, vive quasi da barbone con altri emarginati e anche se dice di essere “quel” Gesù cristo nessuno gli crede.
Dopo varie avventure Gesù partecipa a un programma nazionale famoso che cerca ogni anno dei nuovi talenti...
Un brano
Quand'è che le cose hanno cominciato ad andare a puttane? Colpa di Mosè, forse.
Quel falsario. Uno dei primi a cedere al protagonismo. Quando era arrivato in cima al Sinai e aveva messo gli occhi su quell'unica tavola perfettamente cesellata - le parole «FATE I BRAVI» incise nell'elegante corsivo inglese di Dio - aveva dato fuori di matto. Tutto quel can can e lui doveva, cosa?, scendere e dire: «Ehi ragazzi, fate i bravi! Be', non c'è altro. In bocca al lupo per tutto»? Col cazzo. E cosi quel figlio di mignotta si era messo sotto con lo scalpello.
Quaranta sudati giorni di lavoro su quella sequela di minchiate. Quella stronzata del «Non desiderare la donna d'altri»? Tipico di Mosè. (Quante pedate nel culo s'era beccato quand'era arrivato qui? Dio gli aveva assestato la prima appena quel coglione aveva varcato la soglia, e aveva smesso solo nei Secoli Bui: almeno un centinaio d'anni. Alla fine ci aveva le chiappe che sembravano due barbabietole bollite). Poi di male in peggio. L'interpretazione.
La fiera del «lo-credo-di-sapere-cosa-voleva-dire- Dio». Sbadabum: un millennio dopo qualche sciroccato taglia la gola ai neonati e se li getta alle spalle perché crede di avere Dio dalla sua parte.
Cosa cazzo c'era da interpretare in «FATE I BRAVI»?
La stessa, identica domanda che Dio aveva ripetuto per secoli, mentre prendeva a pedate Mosè.
In ogni caso, ormai la frittata è fatta, pensa Dio con un sospiro, mentre si rende conto della piega che stanno prendendo i Suoi pensieri.
Qualcuno avrebbe dovuto rispiegare al genere umano cosa significa «FATE I BRAVI»
La quarta di copertina
Dopo una settimana di vacanza che sarebbero cinque secoli di tempo terrestre, Dio torna in ufficio, ancora col cappello di paglia e la camicia a quadri. Era andato in vacanza, a pescare, in pieno Rinascimento, quando i terrestri scoprivano un continente alla settimana, e sembrava andasse tutto a gonfie vele.
Al suo ritorno però, il quadro che gli fanno i suoi ha del catastrofico: il pianeta ridotto a un immondezzaio, genocidi come se piovesse, preti che molestano i bambini... Dio non è solo ultradepresso. Anche molto incazzato. L'unica soluzione, pensa, è rispedire sulla Terra quello strafatto di suo figlio.
- Sei sicuro sia una buona idea? - gli chiede Gesù. - Non ti ricordi cosa è successo l'altra volta? - Ma Dio è irremovibile. Cosi Gesù Cristo piomba a New York, tra sballoni e drop out di ogni tipo. E cerca, come può, di dare una mano agli sfigati della terra. Il ragazzo non sa fare niente, eccetto suonare la chitarra. E riesce a finire in un programma di talenti alla tv.
Un gran bel modo per fare arrivare il suo messaggio a un sacco di gente. Ma, come già in passato, anche oggi chi sta dalla parte dei marginali non è propriamente ben visto dalle autorità.
L’autore
John Niven è nato a Irvine, Ayrshire, Scozia. Scrive per «The Times», «The Independent», «Word» e «FHM». Ha pubblicato il romanzo breve Music from Big Pink e i romanzi Kill Your Friends (per «Word Magazine» probabilmente il miglior romanzo inglese dopo Trainspotting) e The Amateurs.
John Niven, A volte ritorno (The Second Coming, 2011)
Traduzione Marco Rossari
Einaudi, collana Stile Libero Big, pagg. 381, euro 19,00
ISBN 978-88-06-20922-3
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