Tremate! Le streghe sono tornate!
Per l’occasione, proponiamo ai lettori di rispolverare il paiolo, mettere a bollire l’acqua e iniziare a preparare gli ingredienti per la pozione magica.
Partiamo dalla base: come in tutte le favole che si rispettino, c’erano una volta delle streghe ma per la prima volta erano buone, e proteggevano gli innocenti.
Le tre sorelle Halliwell hanno riportato in televisione l’urban fantasy e, oltre al genere, da loro Secret Circle riprende il concetto di eredità familiare della magia, corredata da poteri arcani, filtri, pozioni e dall’immancabile libro delle ombre.
Purtroppo questi elementi da soli non bastano, sono ormai stravisti e forse per questo nel 2009 Eastwick è durata solo una stagione.
Con un pubblico così esigente, ormai serve qualcosa di più, quindi aggiungiamo le lacrime di Joy e i turbamenti di Dawson: protagonisti della serie che ha riportato in vita un genere, quello del teen drama, dato ormai per morto.
Per unire questi due elementi serve un catalizzatore, un elemento che possa mediare storie d’amore con i superpoteri, quindi ruberemo un capello al giovane Clark Kent da Smallville: luogo in cui l’adolescenza incontra il sense of wonder trascendendo gli schemi dei generi, per ibridarli in nuove forme che possano tenerli in vita ancora a lungo.
Eppure, sebbene la campagna e i piccoli centri tornino ad affascinare gli spettatori, serve ancora qualcosa alla nostra alchimia, per funzionare: i buoni non sono più quelli di una volta, ci vuole un pizzico di dark quindi piuttosto che Hocus Pocus, preferiamo recuperare dalla nostra cineteca un sostanzioso pezzo della sceneggiatura di Giovani Streghe.
Dopotutto è un film ormai vecchio, gli adolescenti neanche lo ricorderanno più, quindi possiamo saccheggiarlo a piene mani: prendiamo una figlia orfana, la cui madre è morta senza poterle dire la verità sulle proprie origini. Insieme a questo possiamo includere le sequenze in cui incontra altre ragazze, segretamente streghe, che la tengono d’occhio perché sanno di lei e vogliono farla entrare nel loro club privato per sole fattucchiere alle prime esperienze, almeno nel campo della magia.
Facendo questo saccheggio letterario, scopriamo che la nostra pozione esiste già, ed è stata già, in parte, utilizzata nel 1996 proprio per Giovani streghe. Troviamo dei volumi del 1992 scritti da Lisa J. Smith conosciuti come I diari delle streghe.
A questo punto, la pozione possiamo buttarla via limitandoci a chiamare lo stregone Kevin Williamson (già su Dawson’s creek) e affidargli questo nuovo adattamento per la televisione, commissionato dalla “solita” CW che, a partire da Una mamma per amica, passando per Life Unexpected e One Tree Hill da un lato, costruisce ancora teen drama ed è responsabile di prodotti come i succitati Smallville e I diari del vampiro (sempre da romanzi di Lisa J. Smith) che dell’ibridazione tra superpoteri/magia e dramma adolescenziale hanno fatto il loro cavallo di battaglia.
In sostanza, ci troviamo davanti a un prodotto televisivo perfettamente concepito e confezionato, realizzato a livello qualitativo assolutamente nella media, che cerca di riproporre, tra gli adolescenti, il successo della serie autobiografica di stampo vampiresco.
Purtroppo, però, risulta alla fine dei conti la fiera del già visto: dalle grandi città di Gossip girl e 90210 torniamo ai piccoli paesi di provincia con incursioni negli stessi boschi della Twilight Saga. Anche i personaggi purtroppo non riescono a essere originali sebbene alcuni, grazie agli attori, prendono corpo sulla scena a danno di Cassie Blake (alias Brittany Robertson da Life Unexpected), troppo insignificante per reggere il confronto con le sue comprimarie.
Sia la strega folle e piena di ormoni Faye Chamberlain (alias l’australiana Phoebe Tonkin da H2O) che la dolce quanto volitiva leader del circolo segreto Diana Meade (Shelley Henning passata dalle soap ai serial), per quanto costruite in maniera schematica, riescono ad avere una propria vita sullo schermo grazie alle interpreti azzeccate per i rispetti ruoli.
Sfortunatamente anche il protagonista maschile Adam Conant (Thomas Dekker da Terminator: The Sarah Connor Chronicles) non possiede spessore e resta nell’ombra di tutti gli altri personaggi, sui quali troneggia la figura negativa di una insospettabile Dawn Chamberlain (Natasha Henstridge vista in Specie mortale, Fantasmi da Marte, She Spies, Eli Stone e prossimamente su CSI Miami).
La componente alchemica della pozione è una storia che parte la notte in cui la madre di Cassie muore e lei deve trasferirsi dalla nonna, dove viene avvicinata da vari ragazzi e ragazze della sua scuola che presto scoprirà fare parte del “circolo segreto”, un gruppo composto dai discendenti di una precedente congrega composta dai loro genitori.
L’arrivo in città di Cassie, permette loro di completare il circolo degli eredi che, tenendo i genitori all’oscuro di tutto, si addestrano nell’uso della magia. La protagonista, inizialmente riluttante, si convince quasi subito della veridicità delle proprie origini, entrando in contatto con il circolo segreto.
Fino a qui è una storia già vista ed il pilot non regala nulla di nuovo rispetto ai soliti clichè poiché il vero insight point e la "domanda centrale" della serie sono appena accennate nella prima puntata per essere poi evidenziate nelle successive.
Nonostante le forzature di una storia dalla trama dispiegata troppo rapidamente, li dove Giovani Streghe incontra Dawson’s Creek, nasce un prodotto completamente nuovo nel genere Urban fantasy, in cui l’ambiguità dei personaggi in relazione alle loro famiglie riesce a mitigare la banalità della serie con un complesso sistema di rapporti multipli in cui purtroppo tempi morti registicamente inefficaci annientano la suspence.
La storia vera e propria della stagione e forse della serie, non ruota intorno alla vita del circolo segreto, invece si avvolge a spirale su di loro imbrigliandoli nel conflitto generazionale incentrato sui peccati dei padri, rei di avere compiuto un misterioso rituale dal quale non tutti sono usciti vivi, tra cui proprio il padre di Cassie.
Oltre a questo, sono le conseguenze delle azioni intraprese dalle loro famiglie e il desiderio di potere dei genitori ancora vivi, i loro rancori, e gli amori a muovere la storia di un gruppo di adolescenti che combatte, non contro i mostri o il male puro, ma contro il nemico naturale che ogni sedicenne vede nei propri genitori.
In definitiva si tratta del prototipo di una pozione piuttosto banale, al quale diamo il beneficio del dubbio, grazie a una potenzialità inespressa del genere quasi del tutto nuovo, che potrebbe andare incontro a una completa disfatta come a un grande successo di pubblico.
In attesa di veder concludersi la prima stagione, vi proponiamo di assaggiare l’intruglio consigliandovi di non fermarvi al primo sorso: trangugiate fino in fondo e noterete che tutto tenderà a migliorare con il tempo.
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