Joe Simon e Jack Kirby inventarono Capitan America negli anni '40, all'alba della Seconda Guerra Mondiale. Più esattamente il personaggio debuttò nel 1941, qualche mese prima dell'attacco di Pearl Harbor.
Nelle storie degli anni '40 con la fidata spalla Bucky sventava i piani dei supercriminali tedeschi.
Quando il personaggio è stato reintrodotto nell'Universo Marvel, molte storie di quel periodo vennero riprese, e le origini del personaggio rinarrate. L'operazione di narrazione di eventi del passato ha subito anche quelli che vengono definiti "innesti di retro continuity", o di "retcon" più velocemente. Ossia il racconto di nuovi particolari del passato, o l'inserimento di altri personaggi come se ci fossero sempre stati.
Una delle operazioni di retcon più importanti che riguardano il Capitano è stata la creazione, nel 1969, del supergruppo degli Invasori, da parte di Roy Thomas e Sal Buscema, nel quale militavano durante la Guerra, Capitan America, Bucky, La Torcia Umana Originale, la sua spalla Toro e Namor, ai quali poi si unirono Union Jack (l'equivalente britannico del capitano), la Visione Originale, l'eroina inglese Spitfire e tanti altri eroi.
La storia narrata in questo volume vede il ritorno degli Invasori, per fronteggiare una minaccia le cui origini risalgono proprio ai tempi della guerra.
La formazione attuale del gruppo vede Capitan America, Namor, la Torcia Umana originale e Toro, la Visione, Spitfire, Union Jack e Steve Rogers. Sì, Steve Rogers, perché la miniserie è ambientata in un periodo in cui Il costume di Cap è indossato da Bucky Barnes.
La vicenda vede gli eroi venire a patti con le conseguenze di una delle decisioni più tragiche che abbiano mai preso durante il conflitto, con una terribile minaccia che ritorna dopo tanti anni.
A metà tra fantasy e fantascienza, con elementi anche horror, la vicenda non è priva di colpi di scena e di momenti spettacolari e nasce da un soggetto di Alex Ross, noto come disegnatore del celebre Marvel, che qui troviamo anche come copertinista. Christos Gage ha collaborato ai testi realizzando i dialoghi, mentre ai disegni troviamo Caio Reiss, i cui disegni sono efficaci sul fronte del cartooning, ossia della capacità di narrare per immagini, ma privi di particolare spessore sul fronte anatomico, e senza il dinamismo che meriterebbe la vicenda.
Le pagine comunque scorrono velocemente, senza annoiare, e dal testo più che dalle immagini, traspare il grande amore di Alex Ross per gli eroi del passato, e per il confronto tra l'etica e i valori degli anni '40 con quelli odierni.
Un vero peccato che Ross non abbia disegnato la miniserie, l'operazione avrebbe avuto ben altro spessore.
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