Ciao, Leonardo. Innanzitutto parlarci un po' di te: chi sei e com'è nata la tua passione per la scrittura?
È nata quand'ero molto piccolo, avevo sei o sette anni. All'inizio scrivevo soprattutto storie per fumetti, poi sono passato ai racconti brevi e infine, verso i vent'anni, ho scritto il mio primo romanzo lungo: Labirinto. Era un thriller ispirato al mio autore preferito, Stephen King e lo pubblicai con un piccolo editore. Dopo mi sono dedicato soprattutto alla musica metal-melodica. Ho pubblicato tre album, distribuiti in tutto il mondo e mi sono esibito in vari concerti con la mia band. Passato quel periodo rock, ho studiato recitazione per lavorare come doppiatore. Intanto, scrivevo due nuovi romanzi. Un thriller psicologico e… Multiversum.
Quest'ultimo è stata una sorpresa anche per me. È venuto fuori da un momento buio della mia vita, quando persi mio padre. Quell'esperienza mi portò a domandarmi: “E se una realtà parallela le cose fossero andate diversamente?” Così, ho iniziato a scrivere il romanzo, senza avere la minima idea del genere in cui mi stavo avventurando. È un libro che si è scritto da solo. Alex e Jenny mi hanno preso per mano e letteralmente trascinato nel Multiverso.
Cos'è il Multiverso? Credi che esista davvero nella realtà o per te è solo finzione letteraria?
Il Multiverso è un insieme di mondi paralleli coesistenti. È una teoria sulla quale si è scritto di tutto, a partire dagli anni '30 ed è già stata utilizzata nell'ambito della fantascienza. Ho voluto sfruttare questa idea perché apre la strada a infinite possibilità. Desideravo che i lettori si immedesimassero nella storia, ponendosi la domanda: “che cosa sarebbe successo se avessi preso una strada, piuttosto che un'altra?”
Nel Multiverso, una persona è come divisa in mille entità, collocate in altrettanti mondi. Alcune dimensioni possono essere molto simili alla nostra, altre completamente diverse.
Sì, io trovo plausibile l'esistenza del Multiverso.
Cosa vorresti comunicare con il tuo romanzo?
Non voglio lanciare nessun tipo di monito, ma sicuramente la storia porta con sé questo messaggio: bisogna aprire gli occhi su alcune “possibilità che non consideriamo possibili”. Credo che questo mondo sia come avvolto da pellicole, che possono essere tolte, per vedere oltre. Con la teoria del Multiverso va ridefinito il concetto stesso di morte, perché in una dimensione io posso essere stato travolto da un camion, ma in un'altra no. È difficile, ovviamente, immaginare queste molteplici esistenze parallele, ma credo che la nostra mente possieda delle potenzialità ancora sconosciute. Come sostiene Kierkegaard: “Non c'è nulla che spaventi di più l'uomo che prendere coscienza dell'immensità di cosa è capace di fare e diventare.”
Per quanto riguarda i tuoi personaggi, ti sei ispirato ad alcune persone reali?
Nel personaggio di Alex c'è un po' di me per quanto riguarda il suo spirito avventuroso. Alex attraversa mezzo mondo per andare da Jenny, cosa che non farebbero tutti. Poi c'è qualcosa di me, possiamo dire di nerd, in Marco, il migliore amico di Alex, il geniaccio della situazione. È lui che lo porta a capire la strada del Multiverso. Marco è costretto su una sedia a rotelle, quindi ha potenziato tantissimo la sua mente, dedicandosi allo studio dei sistemi informatici e diventando un hacker. Io non so fare nulla in questo campo, ma in una dimensione parallela vorrei essere come lui.
Cosa piace di più del tuo romanzo ai lettori, secondo te?
Da un punto di vista prettamente editoriale è una novità nel panorama young adult. Ecco perché anche molte case editrici straniere hanno già acquistato i diritti di Multiversum. Nel romanzo non ci sono vampiri, licantropi o streghe, che hanno un po' saturato il mercato, ma contiene un tema nuovo.
L'esistenza di un mondo dalle molteplici possibilità probabilmente attira e incuriosisce. Chi non avrebbe voluto viaggiare nel tempo, insieme a Micheal J. Fox, in Ritorno al Futuro? Nello stesso modo, chiunque vorrebbe poter esplorare il Multiverso con Alex.
Quando uscirà il secondo volume della trilogia?
Dovrebbe uscire all'inizio del 2013. Per ora il secondo romanzo non è ancora pronto, ma sarà un bel viaggio nel labirinto della Memoria.
Come si sviluppano i tuoi romanzi, a livello tecnico?
È un processo simile a quello dei dischi musicali. Il primo volume di Multiversum si è scritto da solo, senza premeditazioni, senza scalette, proprio come il mio primo album. Ovviamente, una volta finita la stesura, io e il mio editor l'abbiamo revisionata. Invece, per il secondo volume, ho deciso di utilizzare il metodo della scaletta. In pratica ho focalizzato i punti chiave che devo assolutamente sviluppare. Certo, l'ossatura della trama esiste già… ma sono certo che ci saranno anche deviazioni impreviste. È il bello della scrittura.
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