Ritorna Ivengral, la saga Sword and Sorcery dell’italiano Alfonso Zarbo che continua a raccontare le gesta di Aradras e Uldaric, personaggi in cerca di redenzione, un tempo fedeli dell’oscurità. Ivengral – La via dell’acciaio – secondo volume della serie – racconta il lungo cammino dei due protagonisti in guerra contro il sanguinoso Hexenmaister.
Dopo la pubblicazione di due anni fa, sempre a cura di Linee Infinite Edizioni, Alfonso Zarbo presenta un’altra storia accattivante, violenta e introspettiva. La scelta (più volte testimoniata nelle interviste dello stesso autore) di creare due protagonisti controversi, forti e deboli allo stesso tempo, è messa nuovamente in risalto. Questa volontà fa in modo che i lettori si ritrovino in Uldaric e Aradras, proprio perché fragili e in cerca di risposte.
Nel parlare de La via dell’Acciaio viene da sé il confronto con il primo libro. Non un passo indietro rispetto al 2010, tuttavia in alcuni passaggi si percepisce un lieve distacco stilistico. Se in Ivengral le descrizioni degli scenari e dei protagonisti ben si amalgamavano al ritmo della storia – vividi e minuziosi resoconti dell’ambiente circostante – ne La via dell’Acciaio la componente descrittiva è eccessiva; in alcuni punti arriva quasi a frenare la lettura. Tutto ciò va a scapito della scorrevolezza, uno dei punti focali del romanzo di due anni fa.
L'universo Sword and Sorcery ben definito di Zarbo dà comunque un punto a favore alla caratterizzazione dei personaggi. Per gli amanti delle battaglie e delle armi non mancano ovviamente le scene d’azione, evidentemente ricercate e ricostruite nel dettaglio.
Anche se con qualche limite, il prodotto finale è lodevole, coraggioso e appassionato, indicato per i fan di genere ma anche per i meno esperti; buona in questo senso la scelta di inserire una sinossi del primo libro. La copertina di Fabio Porfidia, insegnante di illustrazione di Milano che succede a Sara Forlenza (illustratrice di Ivengral), confeziona questo secondo capitolo del ciclo di Ivengral.
1 commenti
Aggiungi un commentoSarò onesta. Un distacco stilistico con il volume precedente c'è, ma si tratta di un ENORME progresso nello stile di Zarbo. La prosa è più corretta ed espressiva, le descrizioni sono liriche ma non barocche, e con la semplicità c'è solo da guadagnare. Anche la dinamica dei combattimenti è più realistica. I personaggi, come fa notare anche Marco sono ben caratterizzati, e non solo i protagonisti, ma anche i comprimari, non ci sono "figurine" ma "attori" vivi.
Se c'è qualcosa che da fastidio non sono tanto le descrizioni quanto gli interventi del narratore onniscente nel bel mezzo dell'azione, con flashback e "studi psicologici" in diretta non sempre indovinati, che hanno l'effetto di interrompere la narrazione e conferiscono, almeno in un caso o due, una certa incoerenza alle azioni dei personaggi.
Comunque ho trovato meno fastidiose queste intromissioni dell'autore dei frequenti refusi (purtoppo) presenti nel romanzo precedente.
Si nota subito che Zarbo è cresciuto, che ha scritto molto, ha letto molto (si vede l'amore per Martin e Sapkowsky) ed è diventato un buon editor.
Il romanzo è breve. Più un racconto appartenente a un ciclo di avventure che il classico secondo tomo della saga XY ove ci si accorge subito di aver tra le mani la seconda tranche di un romanzo unico spezzettato per ragioni editoriali. L'ho trovato però ben costruito ( soprattutto sono stata felice di non trovarmi di fronte alla ennesima quest con viaggio attravesto luoghi perigliosi, ritrovamento di oggetti e scontro finale con Boss Cattivissimo) e il suo finale aperto mi intriga.
Una bella sorpresa, che non può che rinnovare il mio interesse per questa saga.
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