Il volume chiamato John Carter di Marte, edito da Newton Compton propone i primi tre romanzi della saga di Barsoom, di Edgar Rice Burroughs: Sotto le lune di Marte (noto anche come La Principessa di Marte), Gli dei di Marte e Il signore della guerra di Marte. La bella copertina è di Frank Frazetta.
La vicenda, di recente trasposta al cinema, racconta le avventure delle’avventuriero John Carter, un ex militare che improvvisamente si trova proiettato su Marte. Nessuna astronave, nessun particolare congegno. Una sorta di teletrasporto istantaneo. Grazie alla differenza di gravità Carter si rende conto di essere più forte e di poter persino fare grandi balzi, quasi volare. Queste caratteristiche gli torneranno utili quando si troverà suo malgrado coinvolto nei conflitti tra gli abitanti del pianeta. Marte è infatti abitato da due civiltà in declino, che chiamano il pianeta Barsoom. Nelle mirabolanti avventure che vivrà si troverà anche a sfruttare la sua abilità con la spada, salirà la scala sociale presso la tribù dei Thark, gli uomini verdi di marte, e si innamorerà, ricambiato, della principessa degli uomini rossi, più simili a noi umani, la bella Dejah Thoris.
È un mondo di avventure allo stato puro quello di Burroughs, dove le spade sono affilate, i muscoli tesi e madidi di sudore, le donne bellissime e discinte, i cattivi feroci e apparentemente letali. Puro intrattenimento, scritto con senso del ritmo e del colpo di scena, per non fare annoiare il lettore.
Per quanto siano presenti tanti elementi fantastici, dallo spunto iniziale del viaggio interplanetario, ai poteri che Carter svilupperà, siamo più vicini al romanzo di avventura che a science fiction o fantasy. Non è un difetto, una semplice constatazione del fatto che per quanto ne sapessereo all'epoca, il terzo pianeta del nostro sistema solare non appariva meno esotico dell'Oceano Pacifico o dei Caraibi salgariani.
Il primo volume è stato edito, a puntate, nel 1912 e nessuno aveva mai visto il nostro pianeta dallo spazio, le distanze erano ancora parecchio dilatate, e i tempi dei viaggi si misuravano in giorni, quando non in settimane. Inoltre c'era più ottimismo sulle possibilità, di lì a poco, non solo di superare i limiti terrrestri, ma di andare oltre, raggiungendo non solo la Luna, come poi è avvenuto, ma anche Marte e persino di andare oltre entro la fine del ventesimo secolo.
Il ciclo per il quale è stata coniata la definizione planetary romance, mette quindi insieme azione, avventura, fantascienza ed heroic fantasy, in un miscuglio unico, che poi i lettori ritroveranno in altri dieci libri, di cui l'ultimo in realtà è stato scritto in parte dal figlio Jack.
Tutto questo per dire che per leggere John Carter oggi è necessario un approccio che tenga conto del contesto in cui i romanzi sono nati. ERB, quasi in miseria dopo aver fatto i lavori più disparati trovò nella fame di avventure esotiche e suggestive, non solo un mezzo di sostentamento, ma la via per la ricchezza e la fama, visto l'enorme successo che conseguirono non solo i romanzi del ciclo di Barsoom, ma anche quelli relativi al suo altro grande contributo all'immaginario popolare: Tarzan delle scimmie.
L'edizione che sto recensendo è invece incentrata alla pura lettura dei tre romanzi, senza una prefazione o postfazione che possa introdurre il lettore all'autore e al suo mondo.
Ritengo questa una grave mancanza nella riedizione di un classico, un volume che dovrebbe entrare nella biblioteca di un cultore per essere un punto di riferimento. Se è pur vero che la Rete è piena di articoli o siti dove attingere informazioni, almeno una guida per orientarsi in una tale giungla sarebbe stata utile. Per quanto sia lodevole che a un bassissimo prezzo si possano avere tre romanzi, non credo che un paio di articoli avrebbero fatto lievitare il costo produttivo del volume di molto, e avrebbero completato degnamente l'operazione, che così appare come un frettoloso tentativo di sfruttare la scia del film.
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