L’acqua del pozzo brontolò:
Finiti di sonno son già i cinquant’anni.
Ti aspetta una luna di veglia e di affanni.
Le mani di Tramonto s’intrufolarono nel bruno che gli oscurava la vista e corsero a stropicciare la faccia, mentre le gambe si stiracchiavano fra le lenzuola.
Dopo un lungo sospiro, il suo sguardo incontrò la finestra, e allora vide. Vide che non c’era sole, e ricordò. Ricordò che la volta celeste era tempestata di nubi a forma di drago, perché era stato lui, cinquant’anni prima, a imprigionarli tutti lì. I buoni e i cattivi. Salvando vite, minando quelle di chi restava.
Mentre dormiva.
Alcuni colori, le luci e le ombre c’erano, sì, ma restavano avvolti in cupe tonalità di grigio che ribadivano cosa mancava: il sole.
Eppure, il primo ricordo che lo pungolò fu quello del volto che aveva scorto nelle acque del pozzo, prima di sprofondare nel suo sonno periodico, senza tempo e senza sogni. Solo un flebile guizzo fra lo scuro sciabordio, un lieve presagio di profilo femminile e, se avesse potuto, avrebbe trattenuto quella figura in sogno per cinquant’anni.
Ma così non era stato.
E adesso, sveglio da pochi istanti, lei era tornata nei suoi pensieri, quasi li avesse lasciati da un minuto.
– Chi è quel ragazzo che dorme nel castello? – chiedeva Nuvola al nonno.
– Non sono cose che ti riguardano – rispondeva lui, agitando una mano come a dare poca importanza alla faccenda. – Sei ancora troppo giovane.
– Tutti chiacchierano sotto voce – insisteva la ragazza. – Perché?
– Te lo spiegherò più avanti – era la tiritera del nonno.
Ma Nuvola era certa che quel “più avanti” stesse per arrivare. Perché la gente nascondeva le labbra mormoranti dietro i palmi, sempre più spesso, e qualcosa, in fondo al pozzo che scorgeva all’interno della stanza in cui dormiva il bel giovane del castello, gorgogliava a più riprese, ogni volta che lei tentava di sporgersi dalla finestra. E Nuvola associava il ribollire del misterioso pozzo che sorvegliava il dormiente al costante e sommesso brontolio delle nubi. Nubi con fauci spalancate, artigli protesi e ali spiegate. Tutte grigie e immobili come statue.
Su questo, il nonno non aveva taciuto: – C’era un tempo in cui nelle Lande Fiorite gli uomini vivevano in comunione con i draghi. La loro energia alimentava i banchetti, i loro fuochi riscaldavano le case, le loro groppe erano il più veloce e sicuro mezzo di trasporto. Poi vennero i Draghi Neri del Nord e il Gran Mago Tramonto fu costretto a imprigionare tutte le creature nelle nuvole. Non solo erano venuti a mancare i contributi delle pacifiche bestie, ma le nubi, diventate forme immobili, avevano smesso di donare la pioggia alle Lande, che non erano più Fiorite.
– Ma cos’erano venuti a fare i Draghi Neri?
– Si nutrivano di carne umana. E il freddo del Nord aveva esaurito le loro scorte.
– Volevano mangiare qui?
– Esatto.
– E i draghi buoni non li hanno combattuti?
– Certo, ma erano meno. E, abituati a una vita senza guerre, cominciarono a soccombere.
– E perché il Gran Mago Tramonto li ha nascosti nelle nubi? Che sbadato! Non sapeva che così non avremmo avuto più la pioggia? Che ci avrebbe portato siccità, tristezza e grigiore?
– Il Gran Mago Tramonto dovette agire in fretta per salvare gli abitanti delle Lande Fiorite e conosceva solo quell’incantesimo.
– Ma, se era un Gran Mago, come mai conosceva solo quell’incantesimo?
– Perché era molto giovane.
– E adesso dov’è?
– Se n’è andato tanto tempo fa.
– Lasciandoci in queste condizioni?
– Così doveva essere – e qui terminava la storia, come quando gli chiedeva del giovane nel castello. – Questo te lo spiegherò più avanti.
Ah! Se solo non le fosse parso così giovane, Nuvola sarebbe stata certa che quel ragazzo che dormiva nel castello potesse essere proprio il Gran Mago Tramonto.
Tramonto era desto da un po’ quando si sporse sul pozzo in cerca della visione perduta. C’era un punto nero e luccicante sul fondo: lo sciabordio delle acque che si stavano schiarendo la voce.
– Cosa è successo in mia assenza? – fu la sua domanda.
Niente più fiori, né pioggia, né lampi – esordì la voce del pozzo.
Niente raccolti sul grigio dei campi.
– E i draghi?
Stan nelle nubi da te imprigionati – proseguì.
Sia quelli buoni che quelli dannati.
– Dunque la loro immobilità ha fatto sì che sulle Lande Fiorite non ci fosse più spazio per il cambio delle stagioni e per la gran parte dei raccolti utili agli uomini.
Questa volta il pozzo rimandò l’eco di un gorgoglio che parve un solenne e mesto sospiro, e Tramonto lo prese come un assenso.
– Gli abitanti del villaggio hanno mantenuto la promessa che avevo loro richiesto, in modo che qualche curioso non mi svegliasse?
Ai discendenti hanno sempre nascosto
dove Tramonto si fosse riposto.
3 commenti
Aggiungi un commentoGrazie a tutto lo staff!
Racconto segnalato anche su:
http://irenevanni.blogspot.it/2012/07/i-custodi-delle-nuvole.html
Bellissimo!
Mi piacciono un sacco le parti rimate in corsivo...poi non so perché ma leggendolo ho provato una sensazione di leggerezza e impalpabilità...complimenti vivissimi!!!
Oh caspita! Ho scovato solo ora il commento, forse perché lo hai postato il giorno del mio compleanno ed ero sommersa dalle notifiche. Che maleducata! Chiedo perdono... e grazie mille per i complimenti, mi fa piacere di averti trasmesso questa sensazione di leggerezza, perché è proprio quanto cerco di suscitare quando uso questo tipo di stile un po' fiabesco.
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