Chi ha letto Orgoglio, Pregiudizio e Zombie di Seth Grahame-Smith non è nuovo al gusto dello scrittore statunitense per la rielaborazione in chiave ironica di personaggi - reali o immaginari - e situazioni appartenenti a un determinato immaginario collettivo: se Miss Elizabeth Bennet può andare a caccia di zombie, perché Abraham Lincoln non può uccidere vampiri? Armato di accetta oltretutto, non di un banale paletto. Apprendiamo così che Abraham Lincoln, sin da bambino intollerante nei confronti delle ingiustizie e convinto che l'umanità sarà libera solo quando ogni uomo lo sarà, ha visto morire sua madre a opera di un vampiro. L'evento ha scatenato nel giovane Abe, studente di legge e commesso in una drogheria, un desiderio di rivalsa nei confronti della razza dannata. Grazie all'aiuto dell'amico e mentore Henry, cacciatore di vampiri da più tempo di lui, il futuro Presidente si mette contro nientemeno che il capo dei vampiri Adam, che invece sfrutta la schiavitù come facciata per nutrire liberamente la sua razza di schiavi neri. Lo scontro tra umani e vampiri si intreccerà inesorabilmente con quello tra Nordisti e Sudisti, e la vittoria finale dei primi sarà resa possibile solo dall'argento con cui verranno rivestite le armi utilizzate nelle battaglie.
In (quasi) concomitanza con la pubblicazione del libro da cui è tratto, La leggenda del cacciatore di vampiri. Il diario segreto del presidente (Nord), arriva nei cinema italiani La leggenda del cacciatore di vampiri (Abraham Lincoln: Vampire Hunter), prodotto da Tim Burton (con cui Grahame-Smith aveva già lavorato per Dark Shadows, di cui è stato sceneggiatore) e diretto da Timur Bekmambetov (Wanted). Il regista russo, come dimostrato proprio in Wanted, è abile nel destreggiarsi in produzioni in bilico tra seriosità e paradosso. Tuttavia, in alcuni passaggi la situazione pare sfuggirgli di mano è proprio in tali passaggi il film non "regge". Non si riesce a comprendere fino a che punto la pellicola si prenda sul serio: un momento Bekmambetov sembra strizzare l'occhio allo spettatore ("Lo so, è paradossale, ma abbiamo voluto farlo così e ci siamo divertiti!"); poco dopo un evento drammatico, per quanto aderente alla realtà storica del vissuto di Lincoln, ammonisce: "Non era uno scherzo, eravamo terribilmente seri!".
Oltre a questa defaillance, la sceneggiatura mostra qualche sbavatura: la prima parte scorre via un po' troppo veloce, e Abe Lincoln (Benjamin Walker) sembra accettare le istruzioni di Henry (Dominic Cooper) per diventare un cacciatore di vampiri un po' troppo velocemente e in modo quasi passivo. Anche il rapporto con la moglie Mary Todd (Mary Elizabeth Winstead) non è molto approfondito. Vi sono inoltre alcuni espedienti che il film vorrebbe presentare come "colpi di scena", ma che allo spettatore appaiono chiari sin dalle prime sequenze (non vi diciamo quali per non "spoilerare", qualora dovesse esserci il rischio). Non fosse stato per queste pecche della sceneggiatura, il film avrebbe potuto risultare più convincente: non brilla Benjamin Walker, forse costretto dal ruolo di un Lincoln inconsueto di non facile interpretazione, ma la performance generale del cast è buona e ben fatto risulta anche il 3D, che non invade la scena più del dovuto, soprattutto nelle (doverose) scene d'azione, nel complesso ben ricostruite.
1 commenti
Aggiungi un commentoLa verità è che si tratta di un pessimo film, con un pessimo cast e degli effetti speciali altrettanto pessimi. Vedere la Finta New Orleans o il tanto declamato pezzo dei cavalli. In aggiunta in alcune scene il nostro protagonista invecchiato era uguale a Ruggero De Ceglie motivo per cui in varie occasioni non sono riuscito a trattermi dal ridere! L'ennesimo scempio delle saghe vampiresche, nulla a che vedere con la grande e pregievole fattura di "Intervista col vampiro".
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