E’ trascorso poco meno di un anno (agosto 2011) da quando il gruppo Rhapsody of Fire si è separato: da una parte Alex Staropoli e Fabio Lione, dall’altra Luca Turilli. Proprio quest’ultimo, assieme a Patrice Guers (basso) e Dominique Leurquin (chitarra), “turnisti” da diversi anni della banda storica, hanno dato vita ai Luca Turilli’s Rhapsody. A loro si sono uniti il cantante Alessandro Conti e il batterista Alex Landenburg, completando la nuova band che per molti rappresenta il vero spirito dei Rhapsody.
L’uscita del loro primo disco Ascending to Infinity vuole essere dimostrazione di tale intento. Sia subito chiara una cosa: si è lontani dall’epicità di Symphony of Enchanted Lands o dalla cattiveria di Power of the Dragonflame, album che rappresentano storia e fondamenta dei Rhapsody fondati da Turilli e Staropoli, veri e propri must della band triestina. I tempi e gli interpreti sono cambiati e il passato non può ritornare, tuttavia, anche se si è distanti dai cavalli di battaglia rimasti così impressi nella memoria dei fan, si è di fronte a un prodotto valido, con una cura e una realizzazione tecnica che hanno da sempre caratterizzato i lavori di Luca Turilli, dove i brani sono connotati da un suono pulito, armonico, a cui magari manca quel qualcosa in più che serve fin dal primo ascolto a far presa sulle menti; brani potenti e veloci, ma non immediati, cui servono diversi ascolti per essere apprezzati. Un prodotto che se non raggiunge i fasti di un tempo, è però superiore alle produzioni realizzate dopo Triumph or Agony, pur riprendendo in alcuni momenti sonorità e orchestrazioni già sentite in The Frozen Tears of Angels e From Chaos to Eternity.
E’ sulle note di una melodia medio-orientale che Quantum X dà inizio all’album, facendo capire dopo pochi istanti quale sarà lo stampo di questa realizzazione: luce e tenebra, drammaticità e grandiosità si alternano in un sound dove si ha la prevalenza delle parti sinfoniche su quelle delle chitarre e le sapienti orchestrazioni accompagnano maestosi cori che duettano con la voce di Alessandro Conti. La canzone scema sui toni iniziali per dare il via alla veloce Ascending To Infinity, la soundtrack che dà nome al titolo dell’album, le cui sinfonie rendono in un attimo l’idea dell’elevarsi dell’anima verso l’infinito, facendo respirare l’immensità del cosmo. Dall’elevarsi verso i cieli si è trascinati verso profondità oscure dall’incedere incalzante di Dante’s Inferno, un brano molto più cattivo, dove le chitarre aggrediscono con le loro note: un suono più cupo, minaccioso che immerge nell’atmosfera di dannazione che pervade l’irato Averno; perfetti i cori, evocativi nel maestoso ritornello, con l’assolo di chitarra che s’ispira all’Etude N.14, Op.740 di Czerny.
Un attimo di pausa grazie all’intro della quarta traccia che, come se non bastasse il titolo che porta, fa subito intuire quale sarà il tema cantato: una melodia da bardi medievali che spalanca la via a una delle migliori realizzazioni dell’album, lasciando posto all’incedere delle chitarre e dell’orchestra che lancia in tutta la sua potenza Excalibur, nelle cui note scorre la forza del mito che per secoli è riecheggiato fino ai giorni nostri e che continuerà a farlo per molto tempo ancora. Un brano che vede di nuovo la musica classica far capolino, dato che la melodia del coro è basata sul momento musicale N.5 in F minore di Schubert ottimamente ri-arrangiato dal pianoforte per tastiere, chitarre, cori.
Pianoforte le cui note introducono la ballad del disco, Tormento e Passione, incentrata sul duetto tra Conti (e qua ci si accorge della versatilità del cantante, che dimostra anche doti da tenore) e l'ottima Bridget Fogle: un brano più musical che metal, ma nel complesso davvero gradevole, una parentesi ariosa prima che di nuovo tornino le melodie orientaleggianti a far da apripista alla potente Dark Fate of Atlantis: un sound che ritorna sulla scia del power metal, riprendendo una schema classico per essere d’impatto immediato.
Si hanno ancora nella mente le note forti e drammatiche che hanno suonato il destino del regno di Atlantide che s’incappa nell’unico scivolone del disco: Luna è una cover di un brano di Alessandro Safina (tenore italiano), utile per mettere un’altra volta in mostra le doti tenorili di Alessandro Conti (la voce femminile appartiene a Sassy Bernett, presente anche nell’ultimo brano), ma che con l’album non ha proprio nulla da dire.
Accantonata subito questa parentesi, si passa alla più cattiva Clash of the Titans, che ricalca in fatto di velocità e potenza Dark Fate of Atlantis, una sorta di preparazione per i sedici minuti della canzone conclusiva Of Michael the Archangel and Lucifer's Fall, un brano diviso in tre momenti che scandiscono una delle storie più drammatiche ed epiche che i miti e le religioni hanno trasmesso: la lotta tra Bene e Male, la lotta che ha portato alla caduta di uno degli esseri più luminosi del creato, un conflitto quello tra Michele e Lucifero che ha portato una frattura nei cieli e negli animi.
Ascending to Infinity è un’opera solida, mostrando conferme nell’operato di Patrice Guers e Dominique Leurquin come esecutori e Luca Turilli alla regia e alla creazione, oltre a una buona prova come tastierista, e trovando in Alessandro Conti una scelta azzeccata come cantante. Tutti elementi che, salvo sorprese, sono premesse per un continuo che darà soddisfazioni.
1. "Quantum X"
2. "Ascending to Infinity"
3. "Dante's Inferno"
4. "Excalibur"
5. "Tormento e Passione"
6. "Dark Fate of Atlantis"
7. "Luna" (Alessandro Safina cover)
8. "Clash of the Titans"
9. "Of Michael the Archangel and Lucifer's Fall" (I. "Alma Mundi" / II. "Fatum Mortali" / III. "Ignis Divinus")
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