Perché è così importante questa capacità? Cosa c’è di così significativo in un nome?
La vita è qualcosa che c’è da sempre e che da sempre prende forme differenti (avviene così perché altrimenti sarebbe impossibile riuscire a coglierla nella sua interezza senza che la mente ne venga spezzata, come accade a chi vede Dio in tutta la sua luminosità e ne viene distrutto), ma perché si possa giungere a cogliere la scintilla racchiusa negli involucri che la contengono ha bisogno di qualcosa che definisca la sua natura e la renda comprensibile. Una comprensione che viene data appunto dai nomi, che donano la consapevolezza capace di cogliere l’energia vitale e far sì che non si disperda, che non vada perduta, ma sia utilizzata per portare creazione, evoluzione e non oblio e distruzione come fa il Nulla. Per questo in La Storia Infinita si dice che l’Infanta Imperatrice è al di fuori del tempo, è sempre giovane, protraendosi nelle ere senza subire l’influsso temporale; è per non finire nell’oblio che ha bisogno di un nome nuovo generazione dopo generazione perché lei vive di nomi. Nomi che necessariamente debbono cambiare perché possano essere compresi (ed essere così efficaci) dalla gente che vive in un determinato periodo e contesto: questo è il destino riservato agli archetipi perché la loro conoscenza perduri nei secoli.
Una sapienza che Atreiu non possiede e che ottiene dopo l’incontro con la vecchissima Morla (una gigantesca tartaruga che rappresenta la saggezza accumulata con il trascorrere degli anni) e l’Oracolo Meridionale (la voce del sapere di cui l’uomo è sempre andato in cerca e che per poter raggiungere deve superare prove volte, come ha spesso insegnato la mitologia greca, a far sì che l’individuo conosca se stesso: la prova delle Sfingi e della Porta a Specchio servono appunto a questo. Non per nulla la risposta di Edipo al famoso indovinello posto dalla leggendaria creatura davanti alla porta di Tebe in cui si chiedeva cosa era che talvolta aveva quattro gambe, talvolta due e altre tre, è appunto l’uomo). Naturalmente, come ogni Eroe, per superare le difficoltà ha bisogno dell’aiuto di compagni: alcuni come Fucur, il Drago della Fortuna, una volta incontrati gli rimarranno sempre al fianco (ricordando così il mito di Pegaso e Bellerofonte), altri, come i Bisolitari, gli saranno di supporto solo per un tratto di strada; anche se con i secondi si tratterà di un incontro di breve durata, sarà significativo non solo per il protagonista, visto l’aiuto offerto per l’avanzamento della ricerca, ma anche per il lettore dato che con poche semplici pennellate Ende mette in scena la differenza del modo di pensare e dare importanza alle cose che c’è tra uomo e donna: due modi di fare che sono così diversi come se uomini e donne vivessero su pianeti completamente diversi, una diversità che rende difficile il dialogo e la comprensione tra loro.
Ogni Eroe però, oltre ad avere dei compagni, ha anche nemici da affrontare, che si frappongono fra lui e la riuscita della missione da compiere: un ostacolo da superare certo, ma anche fonte del lato più oscuro della vita che spesso si cerca di evitare perché non si debba riconoscere che pure questo fa parte dell’esistenza: l’ultimo maestro da incontrare perché si possa apprendere la lezione più difficile, ovvero i lati reconditi dell’animo umano. Menzogne in cui si è voluto credere, che si sono costruite come forma di protezione per attenuare la durezza della realtà, dei fallimenti, delle miserie che si sono commesse. Fantasie a cui si è tanto tenuto, che sono state capaci di far sognare, d’essere la spinta per andare avanti, ma che se rivelate vengono derise perché considerate delle sciocche illusioni nel mondo reale, troppo duro perché in esso vi sia spazio per simili cose. Verità che non si vogliono affrontare.
E’ questo quello che Mork, il Lupo Mannaro, fa ad Atreiu: gli rivela che lui non è reale, ma soltanto una chimera, un qualcosa che se provasse a entrare nel mondo umano diverrebbe un traviamento dell’anima, capace d’avere potere sugli uomini perché loro vivono d’idee. Un potere capace di condizionarli per comprare cose di cui non hanno bisogno, a odiare cose che non conoscono, a credere cose che li rendono ubbidienti, a dubitare di cose che li potrebbero salvare, a scatenare guerre, fondare imperi. Un potere basato sulla menzogna, sul condizionamento che vuole rendere ignoranti, schiavi, distruggendo la libertà, traviando la fantasia e l’immaginazione, facendogli perdere la sua vera natura di liberazione e crescita. Un potere davvero grande, che fa appassire e rende grigi, spegnendo ogni giorno la scintilla della vita, ma che basterebbe davvero poco per sconfiggere: il semplice atto di volontà nel credere nella possibilità che esista un modo diverso di vivere, che la magia presente nei mondi della fantasia possa essere portata sulla Terra e fatta conoscere anche agli altri.
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