E’ la lezione che s’apprende dall’incontro con gli Acarai, i Perpetui Piangenti, e gli Uzzolini, i Sempre Ridenti, il primo passo di Bastiano (e d’ogni individuo) verso la maturazione, verso la scoperta di cosa si vuole veramente. Un cammino non facile, che trova molti ostacoli lungo il proprio percorso, spesso creando scontri con il confronto con gli altri e dai quali nascono sentimenti di rabbia, sospetto, rivalsa (la reazione alla perdita del Paradiso, il vivere spensierato e senza patemi) che non mostrano né pietà né comprensione, ma solo inflessibilità, durezza e volontà di dominare gli altri, di piegare tutto al proprio volere (il divenire di Bastiano un despota che vuole incontrare per la seconda volta l’Infanta Imperatrice, conducendolo invece a scatenare una battaglia per il dominio della Torre d’Avorio). Un percorso oscuro quello che s’addentra in desideri dominati dalla rabbia e dal dominio, ma che tuttavia può essere utile se si riesce ad apprendere la lezione che ha da impartire; questa è la via che nella Bibbia è rappresentata dall’Albero della Conoscenza del Bene e del Male. Dopo il periodo dell’onnipotenza, ovvero ciò che il bambino prova all'interno della famiglia dove viene ascoltato e assecondato, si esce dall'Eden, dal recinto che protegge e si comincia a rapportarsi con il mondo esterno; soprattutto quando si cresce e si diventa adulti si hanno contatti con persone che possono fuorviare, condizionare le scelte per sfruttare, avere un tornaconto personale, facendo leva sull'ego, su quel senso di riconoscimento d'essere superiori, d'essere il vertice dell'ascesa al potere. Un dimostrare una supremazia sugli altri che è illusoria, dove ci si accorge che si è solo sfruttati, dove attorno si hanno dei parassiti che sopravvivono grazie alla posizione raggiunta e che ciò che apprezzano non è la propria persona, quanto il potere che si è raggiunto.
È dopo essersi reso conto che Xayde, la maga che l'ha irretito con belle parole e doni, si era servito di lui per i suoi scopi e aver allontanato chi gli era stato veramente vicino, che in Bastiano sorge il desiderio d’essere membro di una comunità, di far parte di un gruppo, essere come gli altri. È in momenti d'abbandono, di solitudine, d'insicurezza, dopo essersi smarriti e aver perso quanto si aveva, rischiando di non trovare più un senso in quello che si fa (come gli succede quando giunge alla Città degli Imperatori dove tutt'intorno a lui ha specchi di dove ha rischiato di portarlo il desiderio corrotto di supremazia e potere: un desiderio che gli avrebbe fatto perdere tutto quello che aveva, facendolo divenire un individuo senza più ragione d'essere, un relitto smarrito nell'insensata follia, come succede tanto spesso in una società che punta sull'arrivismo e la scalata sociale) che si ricerca la sicurezza di un gruppo che abbia idee, modo di vivere simili al proprio, sentendosi un'unica cosa con esso. Così fanno gli adolescenti quando formano un gruppo d'amicizie, la cosiddetta "balotta", ricercando quella sicurezza che ancora non possiedono, o come fanno gli individui più grandi quando diventano membri di partiti o di enti religiosi per cercare protezione e rassicurazione. Ma se è vero che da un lato rassicurano, è anche vero che per far parte di un gruppo occorre adeguarsi alle sue regole, perdendo e rinunciando così alla propria identità, un annullarsi che significa sacrificare sentimenti ed emozioni in nome dell'armonia e della tranquillità, dove si è solamente un numero che può essere facilmente sostituito, come viene mostrato in un episodio che colpisce molto il ragazzo quando vive con gli Yskalnari, membri di una comunità presente sulle rive del Mare delle Nebbie, persone che vestono, pensano e si muovono nella stessa maniera, come se fossero una sola cosa, al punto che nessuno ha un nome proprio, ma chiunque si riconosce solo come gli Yskalnari, che significa “quelli che stanno insieme”.
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