Come mai provi questo grande amore per il fantasy e la fantascienza?

Sono cresciuto con Goldrake. Da piccolo riempivo tutti i fogli con questo personaggio, cercando di raffigurarlo in ogni modo, e copiandolo anche attraverso le figurine. Poi sono arrivati anche gli altri eroi: Mazinga, Jeeg robot d'acciaio, Daitarn 3, Daltanious, Ken falco, Starblazers, Lady Oscar, ed eroi animati del calcio e della pallavolo.

Col tempo, mi sono reso conto che con tutti quei disegni, dove cercavo di ampliare il mondo dei cartoni animati visti in tv, allenavo la mia fantasia in maniera incredibile.

Dopo le serie animate vidi anche film come Guerre Stellari, La storia Infinita, Labirynth, ET, Indiana Jones e tanti altri.

In effetti, nei miei primi “tour professionali” a caccia di lavoro, il mio portfolio era pregno di illustrazioni fantascientifiche. Il “pallino” plasmato dai robot assimilati nella mia infanzia era rimasto e si era evoluto. Ma durante uno di questi colloqui, un art director di cui mi fidavo molto, mi disse che preferiva e trovava molto più d'impatto le mie “poche” prove fantasy.

A parte lo “sbandamento” iniziale, cercai di capire i motivi di quel consiglio, e poco alla volta provai ad evolvere un mio stile fatto di draghi e guerrieri.

Il tempo ha dato ragione a quella persona, e io ho avuto la forza di non “scoraggiarmi”, cercando di andare oltre alle mie visioni. I consigli servono, ma occorre saperli ascoltare, e avere la volontà di impegnarsi senza considerarsi dei supereroi del disegno. In poche parole, umiltà. In fondo credo che il detto “non si smette mai di imparare”, abbia un importanza vitale per quello che faccio.

Tempo dopo, fu quello stesso art director a propormi di realizzare la prima copertina di Licia.

Come si dice, da lì in poi è storia: il Mondo Emerso è diventato una delle più importanti saghe fantasy scritte in Italia, e i miei disegni hanno riscosso apprezzamenti sia dal pubblico che dagli addetti ai lavori. Mondadori mi ha confermato per tutte le copertine dei libri di Licia, mettendo in moto una mia evoluzione artistica che ho sempre costantemente ricercato.

Quando ho disegnato per la prima volta Nihal, mi sono reso conto che gli occhi di quella guerriera avevano molto da comunicare: osservando con attenzione l'illustrazione finita, mi rendevo conto che quella guerriera era diversa da tutti i personaggi che avevo fatto, o meglio, che riusciva a fondere in un unico disegno quello che per molto tempo avevo cercato di dire attraverso i colori.

Lavorando in maniera continuativa col fantasy, ho scoperto le molteplici sfaccettature di questo genere: non solo “draghi e guerrieri con spade”, ma un mondo infinito, che io definisco più fantastico che fantasy, e che ho voluto esplorare successivamente con Favole degli Dei.

Parlaci del tuo rapporto con le copertine di Licia Troisi.

Il primo disegno era nato dalla richiesta per un poster promozionale, utilizzato alla Fiera del Libro di Francoforte. In seguito mi venne affidata la realizzazione della copertina vera e propria, che riscosse grandi apprezzamenti. Di seguito, venni confermato per tutte le altre cover dei libri di Licia.

All'epoca non conoscevo ancora l'autrice, ma dalle librerie (e non solo attraverso Mondadori stessa), capivo quanto il Mondo Emerso stesse ottenendo un successo sempre maggiore. Inutile dire che questo fu molto importante anche per la mia arte.

Tutti i disegni che ho fatto per i libri di Licia, sono nati dalla mia concezione personale del fantasy. Non ho mai cercato di creare immagini che piacessero a lei o ad altri, ma che piacessero in primis a me. Solo più tardi ho scoperto quanto Licia considerava le mie illustrazioni affini al suo modo di immaginare il fantasy. In fondo anche lei è cresciuta con il mondo dei manga e degli anime, e la sua visione dei territori immaginari è in un certo modo “epatica” alla mia, creando di conseguenza una grande alchimia tra i nostri lavori.

Quali consigli daresti a chi sogna di diventare un disegnatore professionista?

Sicuramente serve molta pazienza. Oggi, anche grazie a internet, i ragazzi hanno troppa fretta nel mettere in vista le proprie produzioni. Spesso sono acerbe: vanno ritoccate, rifinite, e a volte trovo caratteri poco propensi ad ascoltare consigli.

Per carità, ognuno è libero di seguire la propria strada, ma credo che alla base di tutto ci sia la voglia di ascoltare ed evolversi. Insomma, è un parere personale, ma mi ripeto: occorre molta umiltà. Coloro che giudicano il tuo lavoro, sono coloro che potrebbero farti lavorare (parlo ad esempio degli art director di grandi case editrici che, in molte convention,, giudicano i portfoli degli aspiranti professionisti, giovani che in alcuni casi non accettano le critiche e reagiscono anche con modi maleducati).

Questi professionisti e art director non criticano per il gusto di fare, ma semplicemente per indirizzare molti giovani nella giusta direzione. Come detto poco fa, alcuni ragazzi storcono il naso davanti ai giudizi, pensando di essere già degli artisti affermati.