“Caro editore, ti odio.
Hai deturpato il libro che a me piaceva tanto, mi hai confuso le idee cambiando titoli e formati delle opere, non sopporto quando un libro non equivale a un romanzo, i tuoi volumi sono poco maneggevoli, mi hai preso in giro abbandonando a metà la mia serie preferita, fai trascorrere troppo tempo fra un volume e l’altro, le tue traduzioni sono senza senso e pure incomplete, costi troppo, le copertine sono orribili, pubblichi solo i libri scritti dai tuoi amici e sei pure antipatico. Ti prego, non abbandonarmi mai.
Firmato: un tuo affezionato e infedele lettore”.
Quanti di noi hanno sorriso nel leggere queste righe perché si sono ritrovati in almeno una delle affermazioni fatte? Ma se il tono è volutamente scherzoso, anche nell’indicare l’ipotetico lettore come affezionato perché non si vorrebbe mai separare dai libri che ama e vorrebbe che l’editore ne pubblicasse sempre più, e infedele perché è sempre pronto a passare da un editore all’altro per poter leggere tutti gli autori che gli piacciono, i problemi sopra citati sono reali.
Quando un lettore acquista un libro investe su quel fascio di fogli rilegati insieme soldi, tempo e parecchie aspettative, e se qualcosa non va per il verso giusto la delusione può essere tremenda.
I problemi e le difficoltà posti ai lettori dagli editori possono essere di vario tipo. Proviamo a vederne qualcuno.
Cambio di titolo
Spesso un’opera viene pubblicata in più edizioni con titoli diversi. Il caso più famoso non appartiene alla fantasy ma alla fantascienza, ed è quello legato al romanzo di Philip K. Dick Do Androids Dream of Electric Sheep?, tradotto una prima volta nel 1968 con il poco suggestivo titolo Cacciatore di androidi. Che sia stata paura di disorientare i potenziali lettori con un titolo troppo oscuro, desiderio di non occupare la copertina con una scritta troppo lunga o semplice preferenza per la soluzione proposta, di fatto la scelta di non mantenere il titolo originale ha creato problemi sul lungo periodo. Una volta c'era meno attenzione alla precisione in determinati dettagli e l’editore dell’epoca, La Tribuna, non poteva certo prevedere il successo del romanzo, ma ha dato comunque il via a un’ambiguità che dura tutt’ora.
Per la sua edizione del 1986 la casa editrice Nord ha mantenuto questo titolo. È stato con la prima edizione Fanucci, datata 1996, che il romanzo è stato ribattezzato Blade Runner per rendere evidente il legame con l’omonimo film che Ridley Scott ne aveva tratto nel 1982. Infine, nel 2000, con la nascita della collana Collezione Immaginario Dick, Fanucci ha optato per la traduzione del titolo originale. Il libro è così diventato Ma gli androidi sognano pecore elettriche?, anche se va segnalato che da quel momento la casa editrice romana ha pubblicato varie ristampe del romanzo usando indifferentemente l’uno o l’altro dei due titoli con cui lo aveva già pubblicato.
Se per Dick la cosa è avvenuta anche con altri titoli, e lo stesso problema si è ripetuto con diversi altri scrittori di fantascienza – vedi, per esempio, Isaac Asimov, con il primo volume della serie della Fondazione (in originale Foundation) noto sia come Cronache della Galassia che come Prima Fondazione e con i successivi che hanno subito analoghi mutamenti – non è che la fantasy sia rimasta immune da questo problema.
Ursula K. Le Guin ha subito una trasformazione di titoli in entrambi i generi con il suo romanzo di fantascienza The Dispossessed – An Ambiguous Utopia tradotto sia come I reietti dell’altro pianeta che come Quelli di Anarres e con due dei volumi della Saga di Earthsea. A Wizard of Earthsea è stato tradotto da Nord nel 1979 come Il mago di Earthsea, ripubblicato da Mondadori nel 1989 semplicemente come Il mago, probabilmente per un desiderio di semplificazione del titolo, e ristampato nel 2002, sempre da Mondadori, nuovamente come Il mago di Earthsea.
Di comprensione più difficile il mutamento della traduzione di The Farthest Shore da quel La spiaggia più lontana usato da Nord nel 1972 a Il signore dei draghi scelto da Mondadori nel 2004. E, per completare l'opera, mentre Nord per l'intera saga aveva mantenuto il titolo originale di Earthsea, Mondadori ha deciso di tradurlo con Terramare, scelta legittima ma che a un primo sguardo potrebbe far pensare a due opere che non c'entrano nulla l'una con l'altra.
Si tratta solo di una manciata di esempi, ma l’elenco potrebbe essere molto più lungo. Il mutamento di un titolo è un problema perché crea confusione e può indurre all’acquisto erroneo di un doppione il lettore ignaro dell’esistenza delle due diverse versioni di una stessa opera. Allora perché viene fatto?
8 commenti
Aggiungi un commentoSì, la saga della De Mari è un disastro da questo punto di vista. Io ho deciso di comprare il terzo, letto in giugno prendendolo in prestito in biblioteca, solo quando uscirà nell'edizione tascabile per averlo nello stesso formato del secondo.
In questo caso L'ultimo elfo, pensato per lettori più giovani rispetto ai seguiti anche se apprezzabilissimo anche dagli adulti (io lo adoro), è in una collana di libri per lettori delle elementari. I seguiti però sono per lettori più maturi, e quindi cambia la collana. Fino a qualche mese fa il secondo era disponibile in edizione rilegata, quindi nello stesso formato del terzo. Con l'uscita del tascabile ovviamente L'ultimo orco ha cambiato formato, ma quando faranno il tascabile anche di Gli ultimi incantesimi quei due volumi dovrebbero tornare ad avere aspetti simili. Il quarto invece è stato pubblicato da un altro editore, Fanucci invece di Salani, quindi non c'è speranza: i volumi sono e rimarranno diversi. Possiamo sperare, ma non c'è alcuna certezza, che Fanucci decida di fare il tascabile del prequel, Io mi chiamo Yorsh, e che lo faccia del formato di L'ultima profezia del mondo degli uomini.
Non ne ho parlato perché una volta indicato il problema non volevo fermarmi troppo a lungo su storie simili, che sono tantissime, anche se in effetti il caso della De Mari è un po' più complicato della maggior parte degli altri.
Io ho scritto un unico articolo, lunghissimo. Talmente lungo che con Emanuele abbiamo deciso di suddividerlo in quattro parti, e la prova di questo la vedrete con le note, la cui numerazione parte con la 1 in questo articolo e finisce, mi pare, con la 19 nell'ultimo.
Di alcuni argomenti parlo più avanti, semplicemente non c'era spazio per tutto qui. Non cito Gemmell, anche se vorrei acquistare alcuni libri suoi che avevo letto prendendoli in biblioteca. Parlo però di saghe incompiute, la cui pubblicazione è stata sospesa dall'editore da un certo momento in poi, e parlo di libri introvabili. Dovete solo avere la pazienza di seguirmi nelle prossime puntate.
Certo, nei commenti possiamo parlare di tutto quello che non è rientrato nei miei articoli, vuoi per ragioni di spazio, vuoi per evitare ripetizioni, vuoi perché magari non conoscevo l'episodio o semplicemente non mi è venuto in mente.
L'intera terza parte è dedicata alle traduzioni, si tratta solo di aspettare un paio di settimane. Parlo anche di Harry Potter ma senza entrare troppo nello specifico sia perché io ho letto i rilegati ma non ho mai fatto un confronto con la nuova traduzione attualmente in commercio sia perché su FantasyMagazine abbiamo già un paio di ottimi articoli sul'argomento, ai quali rimando. Parlo del famoso cervo/unicorno di Martin, di Jordan, Zimmer Bradley, Tolkien, Pratchett e qualche altro autore. Non Brooks, della saga di Landover ho letto solo il secondo volume, e ovviamente non conoscevo il dettaglio. Non parlo nemmeno di Lawrence con il suo Principe dei fulmini, in questo caso mi piacerebbe sapere il titolo originale che legame ha con il romanzo visto che io non l'ho letto. Però, a proposito di titoli tradotti male, parlo anche di Steven Erikson e di Patrick Rothfuss. Volendo si potrebbe andare avanti per un bel pezzo.
In questo caso, se avete sassolini da tirare fuori dalla scarpa, vi invito a farlo nella discussione apposita, fra un paio di settimane. Qualcosa mi dice che potrebbe diventare una discussione molto calda...
Le copertine della saga di Jordan hanno il loro spazio, e non solo loro. Problemi analoghi ci sono anche con Martin e con una saga di Eddings. Spesso la mia scelta è stata di far vedere come il comportamento non sia esclusiva di un solo editore, in questo caso si tratta di Fanucci, Mondadori e Sperling & Kupfer. Se non ricordo male questo pezzo si trova nella quarta sezione.
Il Principe delle Spine fa riferimento al fatto che il protagonista del romanzo deve la sua salvezza a esse.
Di Erikson ne parleremo quando uscirà l'articolo che lo tratta, ma già la traduzione italiana della saga (La Caduta di Malazan) travisa il significato originale (Malazan Book of the Fallen), visto che ha un riferimento ben preciso a ciò che sta dietro questa lunga saga di guerra: il problema qui non è una mancanza di proprietà di conoscenza della lingua straniera, quanto di furbità (presunta) editoriale. Ma di questo ne riperleremo.
Non vedo l'ora di leggere anche le altre parti dell'articolo!!!!
ora rifletto e penso a quale cambiop di formato a metà di una saga mi abbia dato più fastidio...
Grande articolo, hai introdotto questioni che, da collezionista quale sono, mi sono molto a cuore.
E vogliamo parlare anche delle copertine che non ci azzeccano un beneamato piffero con la storia narrata? E della qualitá delle rilegature?
Martina, forse dovresti ricordare quanto io AMI Goodkind. Bene, settembre scorso ho acquistato il primo volume della nuova trilogia, dopo aver pianto amaramente sulle copertine delle edizioni economiche rilanciate in seguito alla serie tv (che ho oltremodo maledetto in tutte le lingue che conosco XD) e cosa mi sono ritrovata? Un libro con una tremendamente pessima copertina, con una rilegatura vergognosa che appena apro il libro le pagine svolazzano via, con un testo tradotto dall'abominevole ignorante delle nevi.
Risultato: non l'ho ancora terminato. Non ci riesco proprio a leggerlo, e io normalmente mi sorbisco Goodkind in un pomeriggio. Invece, mi viene l'orticaria solo a pensarci. Avrei tanto voluto scrivere un bel messaggio di protesta sualla pagina fb della fanucci, ma suonerebbe troppo furibondo.
E pensare che in questi 12 anni sono stata una lettrice fedele e puntuale. Bah!
Le cito nel quarto articolo, anche se non parlo di Goodkind. E mi sono trattenuta sulle copertine con le guerriere in reggiseno di metallo, altrimenti avrei perso ogni tono professionale.
Non parlo invece delle rilegature, in questo caso lo sfogo è totalmente libreo. Già che ci siamo... la mia copia di La strada dei re di Guy Gavriel Kay (editore Sperling & Kupfer, ma stiamo parlando di un libro che ho acquistato 19 anna fa) fa schifo, le pagine hanno iniziato a staccarsi la prima volta che l'ho letto, e ogni volta che lo tocco mi ritrovo a sperare di non perdere nessun pezzo anche perché, essendo fuori catalogo, non è possibile sostituirlo.
Fanucci ha spesso di questi problemi, sospetto che dia ai suoi traduttori pochissimo tempo per completare il lavoro e loro non riescano a fare un lavoro accurato. Io vedo con i miei articoli che spesso cambio idea riguardo a come formulare una frase e la riscrivo. Poi, quando rileggo il testo, molte volte vedo che non ho corretto bene, che i tempi non concordano, che mi è rimasta una preposizione che non c'entra nulla o che inizio a parlare al maschile e finisco al femminile e via dicendo. Visto che rileggo trovo gli errori (quasi sempre, a volte sui testi che abbiamo scritto noi siamo talmente convinti di aver scritto qualcosa da non vedere che invece abbiamo scritto qualcos'altro, vuoi proprio per i cambi di idea vuoi perché, semplicemente, abbiamo schiacciato un tasto invece di un altro). Se però un traduttore lavora su un libro di qualche centinaio di pagine e poi non ha il tempo per rileggerlo, quanti strafalcioni possono capitare?
Delle traduzioni parlo nel pezzo che sarà pubblicato lunedì 17. Mi soffermo soprattutto su Martin perché è l'autore che conosco meglio e perché ho letto quasi tutto il trono di spade e la corrispondente parte di A Game of Thrones in parallelo. Però per restare su un autore Fanucci parlo di Jordan. Di Goodkind è un pezzo che non leggo più nulla, ma ricordo benissimo che i refusi erano talmente numerosi da far perdere il conto a chiunque.
Fai una passeggiata, calmati, poi ti siedi e scrivi su un file word. Quindi ti alzi, fai un giro, leggi qualcosa che ti piace (magari di un altro editore ) e quindi torni al computer. Se a questo punto ti sembra che il tuo testo sia chiaro senza sconfinare negli insulti mandalo, Fanucci continuerà a fare quel che gli pare ma tu hai tutti i diritti di lamentarti. E se le lamentele sono troppe magari prendono qualche provvedimento.
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