I nomi diversi affliggono in misura minore anche un'altra saga, quella di Darkover, e in questo caso il problema può essere stato originato dal lunghissimo intervallo di tempo trascorso fra la pubblicazione di un volume e l'altro. Nella traduzione della Donna del falco curata nel 1989 da Riccardo Valla per Tea il nome della protagonista è Romilda e quello del sovrano Carolus. Molti anni più tardi Maria Cristina Pietri ha tradotto per Longanesi – casa editrice appartenente allo stesso gruppo editoriale di Tea, che ne realizza le edizioni tascabili – un nuovo romanzo firmato congiuntamente da Marion Zimmer Bradley e Deborah J. Ross, Gli inferni di Zandru. La Pietri ha preferito lasciare i nomi nella versione originale anziché tradurli, con la conseguenza che in quest'ultima opera gli stessi personaggi si chiamano Romilly e Carolin.
Problemi solo di oggi? Qualcuno magari si, visto che una volta gli editori pubblicavano meno libri e potevano avere il tempo e la voglia di curarli meglio, ma se su internet fioriscono le discussioni legate agli errori di traduzione di questa o quest'altra saga, è anche dovuto alla pura esistenza di internet. Una volta se un fan notava un errore lo faceva sapere al massimo a una manciata di amici e la cosa finiva lì. Ora lo scrive su blog e forum e in breve tempo lo vengono a sapere tutti gli appassionati. Perciò può darsi che invece di essere aumentati gli errori sia semplicemente aumentata la nostra consapevolezza degli errori.
Se questo quadro sembra sconfortante, bisogna ricordare il detto che ammonisce che “al peggio non c'è mai fine”.
Fra le poche traduzioni riviste nel corso degli anni c'è quella dei Signore degli anelli. Traduzione che, vista l'importanza dell'opera, dovrebbe essere un modello per tutti gli altri traduttori, e infatti si avvale dell'importante collaborazione della Società Tolkieniana Italiana. Il che significa che sono finalmente spariti gli orchetti della vecchia traduzione effettuata da una giovanissima Vicky Alliata, sostituiti da ben più minacciosi orchi.
C'è qualcos'altro però che è sparito, per la precisione quindici righe del testo scritto da J.R.R. Tolkien presenti ovviamente nella versione originale e in quella Rusconi, ma assenti in quasi tutte le edizioni Bompiani, compresa la versione della Compagnia dell'anello pubblicata lo scorso giugno. Si tratta del brano finale del capitolo Molti incontri.
I lettori delle edizioni attualmente in commercio leggono di una piacevole chiacchierata fra Frodo e Bilbo e poi di un momento di quiete dedicato ad ammirare le stelle e i declivi boscosi, dimenticando così i pericoli che li minacciano. Chi possiede le edizioni più vecchie però vede arrivare Sam che suggerisce a Frodo di andare a letto visto che quello è il primo giorno che si è alzato dopo il suo ferimento e che l'indomani ci sarà il Consiglio di Elrond.
Visto che non è ipotizzabile nessuna spiegazione razionale per giustificare l'esclusione deliberata del brano dal romanzo è probabile che qualcosa non abbia funzionato correttamente nel meccanismo di stampa e il brano sia sparito per sbaglio. Peccato solo che, a distanza di anni e dopo diverse edizioni, l'errore non sia ancora stato corretto.
Anche se fa arrabbiare quell'assenza non fa perdere nulla di davvero importante ai fini della trama. È andata molto peggio ai lettori di Terry Pratchett, che si sono trovati a dover leggere un romanzo, Streghe all'estero, dal quale mancano addirittura una decina di pagine (13). L'errore è stato commesso fin da subito, nell'edizione pubblicata da Salani nel 2009, ma chi sperava che nella successiva edizione Tea sarebbe stato corretto nel 2011 si è dovuto ricredere: anche nella versione economica quella parte di testo continua a mancare.
L'errore, gravissimo, è stato notato per via della vistosa incongruenza delle scene fra le pagine 191 e 192, ma è anche vero che sono molti ormai i lettori che leggono anche in inglese e un confronto è abbastanza facile. Per la traduzione da un'altra lingua è più difficile avere un riscontro diretto, e anzi c'è il rischio che, come nel gioco del telefono senza fili con cui il significato originario della frase pronunciata dal primo bambino si perda man mano che viene riportata da un bimbo all'altro, alcuni elementi di quanto ha scritto l'autore possano perdersi per strada.
Harold il ladro di Aleksej Pechov è stato tradotto da Fanucci non dall'originale russo ma dalla traduzione inglese nota come Shadow Prowler. Pur ammettendo tutta la buona volontà e le capacità di resa dei due traduttori, quanto è rimasto del tono originario con cui Pechov ha scritto il romanzo? Già a colpo d'occhio i due titoli sono diversi, e per quanto riguarda il nome dell'autore, negli Stati Uniti è stato traslitterato dal cirillico come Pehov. Con queste premesse non possono che affiorare numerosi sospetti, anche se solo qualcuno che conosce il russo potrebbe fare commenti sull'accuratezza della traduzione.
8 commenti
Aggiungi un commentoAlcune volte io mi domando se il traduttore sappia almeno l'italiano, dato che vari refusi sono dovuti al congiuntivo o alla forma sintattica della frase, non alla vera e propria traduzione. Parlo soprattutto dell'edizione TEA di Darkover.
La Salani, comunque, ha fatto altri restyling di HP: quando viene cambiato il nome della Casa da Pecoranera a Corvonero (anche se poi c'è confusione sul nome della fondatrice) e quando si corregge da 'lucchetto' a 'medaglione' nel quinto volume. Peccato che non abbia pensato a correggere anche il madornale errore, se non nell'ultima ri-traduzione, tra 'mud-blood' e 'half-blood', che ha creato numerosi dubbi sul significato di 'mezzosangue', utilizzato come traduzione per entrambi i termini.
@Palin: esistono due linee di pensiero. Quella esposta da te e Martina (e che ho usato pure io in passato) è la più corretta; l'altra, quella che ho esposto nel commento, è rappresentativa di ciò che sta alla base della storia.
In ogni modo, la traduzione di Armenia è traviante e ha ben poco a che vedere con la saga.
Non credo che la grammatica inglese sia opinabile, ma vedo di documentarmi meglio.
Giusto. Le linee di pensiero cui facevo riferimento non sono certo di grammatica: la traduzione corretta è quella che dici. Quella a cui mi riferivo si tratta d'interpretazione ed è rivolta al significato che si vuol dare con il titolo.
Il Libro dei Caduti di Malazan rende bene il tema della saga di Erikson, ovvero che ogni guerra, da qualsiasi parte la si guardi ha i suoi caduti: possono esserci motivazioni diffferenti, ma il risultato è sempre quello. Morti. Se Armenia avesse percorsa questa strada sarei stato più che soddisfatto.
Il Libro Malazan del Caduto lo trovo, dal mio punto di vista, più profondo perché va a mostrare dove le radici di questi conflitti vanno ad affondare. Ma questo può esserre scoperto addentrandosi nella saga; forse la preferisco all'altra perché è con essa che dopo essere finiti nel vortice degli eventi e trascinati a destra e a manca si comincia a capire qualcosa
Mi permetto un'ulteriore precisazione: la traduzione corretta sarebbe "Libro Malazan dei caduti", dato che in "Malazan Book", "malazan" è un ovvio aggettivo determinativo di "book". Sul senso, fa riferimento ai "libri dei caduti" di Napoleone, come dichiarato dallo stesso Erikson in una delle sue prime interviste. Ma, insomma, cambia poco...
Questo (grosso) errore fu segnalato già nella prima recensione, qui su FM. Ci sarebbe di che soffermarsi all'interno del testo: con Erikson la traduzione non è stata buona, ma è un autore talmente complesso che troppo spesso il senso delle sue parole scritte viene travisato. E il lettore finisce per avere dettagli incoerenti in mente, capendoci ben poco. Morale? Erikson va letto rigorosamente in inglese. Se non lo si sa, in italiano, ma non è la stessa cosa.
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