Thera è il nome del vulcano che 1400 anni prima di Cristo sconvolse le coste del Mediterraneo e provocò il maremoto che raggiunse le coste di Creta e quelle della Turchia, e meno di tre ore dopo devastò il delta del Nilo, in Egitto, e il porto della città di Ugarit, in Siria, distante più di mille chilometri.

E' questa la notizia che arriva da Stoccolma, dove ha sede un gruppo di scienziati scandinavi, greci, turchi e italiani (Università di Bologna), guidati da Gerassimos Papadopulos, dell’Osservatorio Nazionale di Atene, che ha trovato sulle coste della Turchia, non lontano dalla città di Dalaman, uno strato di sedimenti lasciati da uno tsunami, cioè da un’onda di maremoto, e sopra a questo uno straterello di cenere.

Le analisi al radiocarbonio sui materiali organici contenuti nei detriti hanno indicato una data attorno al 1400 avanti Cristo.

Gli scienziati sono convinti che sia la traccia materiale delle grandi ondate di maremoto che devastarono le coste del Mediterraneo in seguito all’esplosione del vulcano di Thera.

Per avere un'idea del potere distruttivo dell'evento, gli scienziati fanno riferimento all’esplosione del Krakatoa (Indonesia), nel 1883.

Il Krakatoa lanciò una colonna di cenere infuocata all’altezza di 50 chilometri e scagliò massi fino a una distanza di 80 chilometri. Lo strato di ceneri depositate nelle isole vicine raggiunse i 30 centimetri. Quando l’eruzione si esaurì il cono vulcanico crollò su stesso creando un cratere sottomarino profondo 180 metri. Quasi 20 km cubi di cenere furono proiettati nell'atmosfera. Persero la vita 36.000 persone, asfissiate dalla polvere, avvelenate dai gas tossici o sommerse dalle onde gigantesche del maremoto.

Ciò che oggi è rimasto di Thera è un gigantesco cratere sottomarino nel mare di Creta, la cui estensione è di 80 km quadrati e la profondità di 360 metri. Si è calcolato che la forza esplosiva che generò questo enorme cratere deve aver proiettato verso il cielo una massa di cenere di oltre 30 km cubi, oscurando la luce solare in tutto il Mediterraneo orientale per parecchi giorni.

La successione degli eventi fu la stessa, ma pare che la violenza del vulcano di Thera fu di gran lunga superiore. Dopo l’esplosione, l’antico abitato venne sepolto sotto 30 metri di ceneri e il vulcano crollò creando un cratere sottomarino. Il crollo originò un’ondata alta 1.500 metri che si propagò in tutte le direzioni alla velocità di 300 chilometri l’ora. Pochi decine di minuti dopo, ondate alte 30 metri raggiunsero le coste di Creta e quelle della Turchia.

Non è dato sapere a che distanza venne udita l’esplosione e fin dove venne percepito il boato. Sappiamo però che il Krakatoa fece tremare le abitazioni a 800 chilometri di distanza e il boato venne udito a 3.000 chilometri: cifre che possono essere decuplicate per farsi un’idea di quello che accadde quel giorno di primavera di 3.400 anni fa. Gli uomini dell’antichità ne furono così sconvolti che preferirono trasformarlo in un mito: quello di Atlantide, che venne inghiottita dal mare con tutte le sue meraviglie. È infatti possibile che la leggenda della scomparsa del continente di Atlantide altro non sia che un resoconto della distruzione di Santorino. E la colonna di nuvole alla quale si riferisce la Bibbia nell'Esodo assomiglia in modo straordinario a un'eruzione vulcanica vista da lontano.