Tempestosi venti di guerra si raccoglievano sui Monti del Nord, ruggivano lungo le Pianure dell’Ovest, si insinuavano attraverso i Picchi dell’Est e perivano contro le Scogliere del Sud. Le Grandi Alleanze si erano disgregate e i bardi si tenevano pronti per tessere canzoni di sangue e morte.
- Luogotenente, la nostra geografia ha qualche senso per lei?
- Non particolarmente, Generale.
- Ah, bene. Pensavo di essere stupido io. Magari Lui mi ha immaginato così.
La nostra storia vede il suo principio durante uno dei più grandi assedi della regione Oltre i Confini. Gloria e onore avrebbero ricoperto i nostri eroi, mentre una disfatta avrebbe significato correre incontro ad una morte lenta e terribile. I venti di guerra catturavano completamente l’attenzione degli eserciti. Il più imponente mai assemblato era sotto il comando del Generale Caradoc, cavaliere dell’Ordine della Campana di Bronzo, amico degli elfi Faiden, primo consigliere dell’Assemblea degli Undici Sopravvissuti e strenuo difensore della Roccaforte di Luce.
- Ho sempre pensato che fosse un onore far parte degli Undici Sopravvissuti, signore.
- Sì, be’, non è male. Hai il dentista pagato, per esempio. O meglio, ce l’avresti se dalle nostre parti esistessero i dentisti, ma poiché Lui ha deciso che questa è una landa arcaica dove vige solo il potere di spada e magia…
- Ora comprendo lo stato dei suoi denti, signore. Cioè, di quelli che le sono rimasti.
- La sai una cosa, luogotenente? Riflettevo su quanto valga la pena stare a difendere queste quattro mura. Cosa ci danno in cambio?
- Gloria e onore, Generale.
- Uhm. Denaro?
- Tutto esaurito per le spese di guerra, signore.
- E le donne, eh?
- Tecnicamente potremmo avere le donne del nemico sconfitto ma, trattandosi di una stirpe di demoni chiamati Scarver che si riproducono per osmosi, non sono certo che abbiano donne.
- Ci si potrebbe accontentare, no?
- È quel tipo di demone a forma di stomaco dotato di artigli e denti in posti improbabili, signore.
- CAPISCO.
* * *
Era un’alba fredda. Le nevi dei lontanissimi Monti del Nord si univano alla bufera proveniente dai Picchi dell’Est, spazzando l’ampia landa che si frapponeva tra la Foresta di Ombre e la Roccaforte di Luce. Il demoniaco nemico era accampato nella landa, rischiarata da fuochi crudeli e rimbombante del fragore delle macchine d’assedio.
- Stavo pensando…
- Sì, generale?
- Questi cosi ci stanno assediando da quanto? Due settimane?
- Tre mesi, signore.
- Eh? Ero sicuro che ieri fossero finite due settimane…
- Sì, ma Lui si è accorto che due settimane d’assedio non coincidevano con la dichiarazione di guerra delle Grandi Alleanze.
- Quella a pagina 346?
- Quella, signore.
- Quella in cui, per fare le cose originali, il Grande Ambasciatore comunicava solo spernacchiando con le ascelle?
- Quella, signore.
- CAPISCO.
- A cosa stava pensando, signore?
- Perché in tre mesi d’assedio non siamo andati nottetempo a fargli il culo, a quei demoni a forma di stomaco?
- Credo per via della profezia, signore.
- Ah, vero, c’è sempre la profezia di mezzo.
- "L’inganno o la fuga renderanno vane le difese dei combattenti". Era una cosa del genere, signore.
Vi era invero una profezia, ritenuta valida senza ombra di dubbio dal Gran Sacerdote degli dei Smar e Smel, secondo la cui volontà le difese del bene non avrebbero mai dovuto far ricorso ad artifici o ignominiose fughe, pena la perdita della guerra e della vita.
Orbene, dopo tre mesi di strenua resistenza all’assedio il nemico si mostrò in procinto di sferrare l’ultimo attacco. Tremendi cigolii e ringhi sanguinari riempirono l’aria dell’alba, mentre i demoni Scarver avanzavano lungo la pianura, rotolando orrendamente nelle loro forme abiette. I difensori della Roccaforte di Luce, stremati dai mesi di assedio, attendevano il nemico sui merli. La pece ribolliva nei calderoni alle loro spalle, mentre gli arcieri prendevano posizione lungo le feritoie. Nuvole di tempesta coprirono l’aurora, come se lo stesso cielo lanciasse cupe maledizioni su quella guerra.
- Nel senso che adesso si mette anche a piovere?
- Pare che piova sempre nei più grandi assedi, signore.
- Tipo quello a pagina 262?
- Tipo quello, signore.
- Quello dove c’è la Torre del Silenzio nel mezzo di un deserto e duemila uomini sono morti per difendere qualcosa che il nemico ha scelto misteriosamente di non volere?
- Quella, signore.
- CAPISCO.
***
Un marasma di suoni infernali - corni e tamburi, strepiti e urla primordiali si stava dirigendo inesorabile verso la Roccaforte di Luce, mentre pallidi raggi arancioni tentavano di penetrare la coltre grigia della tempesta. I demoni si avvicinavano sempre più e per il Generale Caradoc era il momento dell’ultimo, glorioso discorso.
6 commenti
Aggiungi un commentoLa selezione però è "permanente", nel senso che chiunque abbia racconti li può sempre mandare all'indirizzo redazione@fantasymagazine.it. Certo vincere o arrivare finalista a una selezione ha un'altro fascino, ma se il racconto è valido si può essere sempre pubblicati.
Come va Ring? Sei emigrata in Germania?
(Manda subito il tuo racconto , cosa aspetti????)
A me ha fatto morire dal ridere. Un idea geniale e ben scritta. Ho particolarmente apprezzato la loquacità dei demoni....
Brava!
MHUAHUAHAUAHA! Geniale!
Bellissima idea!
Veramente esilarante!
Di solito io non apprezzo l'ironia nel fantasy ma questo mi è piaciuto moltissimo.
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