Quello a cui ci stiamo riferendo è la capacità di uno scrittore di prendere elementi autobiografici e trasfigurarli completamente in qualcosa di artistico. E non alludiamo solo al fatto che la Ford Anglia azzurra dei Weasley fosse in realtà la macchina del migliore amico della Rowling, o che il professor Allock sia stato ispirato da una conoscenza diretta dell'autrice, o che Harry compia gli anni lo stesso giorno di Joanne... Ci riferiamo a qualcosa di molto più profondo, che già si é intravisto nel caso dello Specchio delle Brame, specchio in grado di rimandare l'immagine che è l'espressione del più grande desiderio nutrito da una persona. Attraverso la sua ideazione, la Rowling ha infatti 'sublimato' la perdita della madre, morta in giovane età a causa di una sclerosi multipla.

Ma c'è ancora altro, qualcosa che va veramente a fondo, alle radici stesse dell'esistenza umana, delle sue paure e di quello stato d'animo che Montale chiamava appropriatamente "il male di vivere". Durante la nostra vita, più o meno tutti sperimentiamo periodi di depressione, per le ragioni più personali e disparate. Ebbene, questo è successo anche alla 'mamma' di Harry (mi riferisco a Joanne e non a Lily). L'autrice ha infatti passato alcuni degli anni più duri della sua vita, prima di sfondare coi suoi libri: un matrimonio problematico e fallito alle spalle, una bimba piccola da mantenere col solo sussidio di disoccupazione, un piccolo e gelido appartamento a Edimburgo, la stigmatizzazione delle madri single da parte del governo dell'epoca... Ce n'è d'avanzo per far crollare qualsiasi persona di buona volontà. E, infatti, Joanne è spesso crollata, confessando alla stampa momenti di pianto dirompente e di disperazione nera senza poter vedere la luce alla fine del tunnel. Il prodotto di quegli stati d'animo è visibile chiaramente in almeno due potentissime invenzioni della sua saga: i mollicci e i dissennatori.

Ancora una scena dal Prigioniero di Azkaban
Ancora una scena dal Prigioniero di Azkaban
L'attenzione maggiore si è sempre appuntata su questi ultimi, perché hanno decisamente la caratterizzazione più spaventosa: sono l'epitome stessa della depressione, che ti paralizza il cervello impedendoti di poter concepire che ci sia una via d'uscita e che ti precipita, con la sua spirale discendente, sempre più verso l'apatia. Anche esteriormente sono resi in modo molto efficace: mostri deformi e rugosi avvolti in mantelli neri, con un buco al posto della bocca, attraverso il quale succhiano via l'anima della vittima. Decisamente una visione terrificante, non c'e' dubbio.

Ma gli apparentemente più innocui mollicci sono anche più evocativi: a prima vista possono sembrare meno temibili, perché in realtà non hanno forma propria. Ma giusto qui sta il punto: una cosa che non ha forma propria, non é subito riconoscibile e quindi é più difficile da individuare e aggredire in tempo. Proprio la sua indefinitezza, che sfugge a ogni catalogazione, ne fa un nemico molto pericoloso, pronto a trasformarsi repentinamente in qualsiasi cosa, prendendo alla sprovvista il malcapitato. E' l’esercizio di una paura più sottile, rispetto a quella dei Dissenatori, ma, proprio per questo, ancora più inquietante, perché ha a che fare con un ignoto capace di modificarsi peggio di un virus e molto più velocemente.

I dissennatori sono 'solo' l'espressione di un particolare tipo di paura, quella causata degli stati d'animo depressivi. I mollicci sono l'incarnazione stessa della Paura con la P maiuscola, di tutte le paure e di nessuna. Rappresentano la paura della Paura, il che può sembrare a prima vista una tautologia ma non lo è. E' la Paura ultima e suprema, l'intero stato d'animo con tutta la sua gamma specifica racchiusa in un solo colpo. Perciò non è un caso che i Mollicci vengano sconfitti attraverso la ridicolizzazione: da sempre la Paura non è che un riflesso, un velo, qualcosa di impalpabile che esiste solo nella nostra mente e che non ha forza di per sé ma solo nella misura in cui noi gliene concediamo. Riuscire a richiamare alla mente questa considerazione nel momento critico, non può far altro che scacciare il suo fantasma. Allora sarà automatico far sgorgare un riso liberatorio di fronte alle ombre cinesi che noi stessi abbiamo creato.