Che sia una delle pellicole più attese è fuori di dubbio. Che le aspettative siano altissime è un dato di fatto. Che The Hobbit rischi di diventare troppo annacquato diviso com'è in tre film è un rischio. Che Sir Peter Jackson sia l'uomo dei miracoli, dopo King Kong e TinTin non è più una certezza.
La Warner Bros è consapevole che questa operazione non potrà essere un disastro. Nella peggiore delle ipotesi recupereranno il budget speso guadagnandoci pure qualcosa, perché è matematicamente impossibile che se anche solo i fan andranno nelle sale per amare o odiare il film gli incassi saranno comunque strepitosi.
Ma le incognite restano comunque molte: dalla scelta dei 48 fps (frame per secondo) all'uso delle Red Epic e non della buona vecchia pellicola, a una storia minuta, rispetto al più complesso ed articolato Il Signore degli Anelli, che in tutta franchezza non aveva bisogno di tre film per essere raccontata.
Quindi, per sopperire a qualsiasi dubbio dell'ultimo minuto la Warner lancia teaser, trailer, diari di lavorazione e spot confezionati per questa o quella fascia di pubblico. L'ultimo, in ordine cronologico il sesto, è uno spot diretto principalmente al target medio basso dove non compaiono mostri - se non in brevi flash - o scene troppo cruente e si punta più sulla simpatia di Bildo e sul suo rapporto con la posse di nani.
Lo spot, essendo per sua natura molto breve - in questo caso 34" - deve fornire l'ampiezza dell'ambientazione, i caratteri di base e l'appetibilità più ampia possibile. Fra tutti i contributi che sono stati rilasciati questo è sicuramente il meno interessante ma il più commerciale, perché allo zoccolo duro jacksoniano - quello che non si limita a guardare il film al cinema ma che acquista anche il dvd o altri oggetti collegati al film - interessano poco le faccette di Martin Freeman e ancora meno le voci scure che annunciano pomposamente la data di uscita che è e rimane il 14 dicembre 2012.
Uno spot che non considera minimamente lo zoccolo duro tolkeniano, interessato più alle "licenze poetiche" e i cambi di rotta rispetto al libro originale che viene vissuto come una sorta di manoscritto sacro che non può e non deve essere modificato. A loro questo spot non farà né caldo né freddo e sarà vissuto come una silly advertise operation.
Lo sforzo commerciale che gli investitori stanno approntando per lanciare il prodotto, per alcuni, potrebbe essere visto come spropositato ma non dobbiamo dimenticarci che qui non stiamo parlando di un solo film ma di tre e se già il primo non sorprenderà per guadagni ne patiranno le conseguenze i capitoli successivi con tagli al budget degli effetti speciali, meno pick up (riprese effettuate in aggiunta a quelle già effettuate) e una frettolosa ricerca di altri canali per rimpinguare le casse dei produttori come: merchandising, edizioni speciali assortite del film, giochi e videogiochi.
In definitiva, questo spot rappresenta bene l'ansia da prestazione che sta accompagnando l'intero gruppo produttivo e, di conseguenza, quello creativo. Guardarlo con sufficienza sarebbe un errore. Bisogna invece leggere fra le righe (o guardare fra i frame) per capire quale sarà il prossimo step di promozione che The Hobbit dovrà sostenere.
Quindi non aspettatevi che sia ancora finita la scorpacciata pubblicitaria. Come sosteneva Henry Ford, il magnate americano delle automobili, "Le anatre depongono le loro uova in silenzio. Le galline invece schiamazzano come impazzite. Qual è la conseguenza? Tutto il mondo mangia uova di gallina."
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