Il sipario si apre su Biancaneve, il primo lungometraggio risalente al 1937. Spero di non distruggervi un mito, ma è impossibile astenersi dall’osservare che la dolce, paffuta e fragile protagonista, ben lungi dal possedere un carisma da principessa di sangue blu, non è altro che il prototipo della massaia americana che ha furoreggiato sino agli anni cinquanta. Continuamente bisognosa di protezione, ingenua e fiduciosa ai limiti della stupidità (è quasi offensivo che persino i passerotti del bosco capiscano prima di lei che quella che le tende la mela non è altri che la strega cattiva), Biancaneve è perennemente e passivamente all’altrui mercè: si salva per il buon cuore del cacciatore, perché gli animaletti del bosco le trovano un riparo, perché i nani la prendono sotto la loro benevola protezione e, infine, perchè il Principe Azzurro non ha mai smesso di cercarla.
L’unico atto di autonoma volontà che le si vede compiere è riordinare la casa dei nanetti e insegnare loro il bon ton a tavola. Francamente un po’ poco: dopotutto non ci si attenderà una figura compiuta come Caterina d’Aragona, ma fra questa e la signora Cunningham di Happy Days, fra la lungimiranza politica e le torte di mele, potrà pur esistere una via di mezzo!
Di ben diversa levatura, invece, sono le eroine figlie della post rivoluzione sessantottina che - passato l’intervallo animalista degli anni 70 con aristogatte, cagnoline dalmata e volpette sullo sfondo di Sherwood - tornarono antropomorfe durante i grintosi anni ottanta.
Ariel (La Sirenetta, 1989), Belle (La Bella e la Bestia, 1991) e Jasmine (Alladin, 1992) rispecchiano già perfettamente la voglia di ribellione e trasgressione di quell’epoca, rimasta appannaggio anche delle adolescenti odierne.
A tutte e tre si cerca di impedire l’accesso alla conoscenza, considerata dannosa e superflua per una donna (quando non addirittura pericolosa). Le tre ragazze sono figure moderne che si muovono in una società cristallizata basata su cliché ormai stantii. Lo avvertono e perciò rifiutano ciò che viene loro imposto per tradizione. Per esempio ‘il solito’ marito: Ariel non si interessa ai tritoni del suo mondo; Belle non è attratta dallo stupido fustacchione del villaggio che, invece, fa impazzire tutte le altre ragazze; e Jasmine non vuol sentire parlare dei nobilastri boriosi che chiedono la sua mano.
E mentre Biancaneve, Cenerentola e Aurora, protette dall’affetto di chi veglia sui di loro (nani, topi o fate che siano), si vedono consegnare ‘chiavi in mano’ il loro felice destino, Ariel, Belle e Jasmine sono fortemente determinate a essere le autonome artefici del proprio: avventuratesi coraggiosamente nel mondo reale, non sarà l’eroe a trovare loro, ma viceversa.
Di conseguenza, ci attendiamo ora che la Raperonzolo del nuovo millennio ne sarà quantomeno il perfezionamento, in modo da seguitare a rispecchiare fedelmente l’evoluzione, in chiave fantastica, del cammino compiuto dalle donne reali nella nostra società.
25 commenti
Aggiungi un commentomi dite dove trovo immagini di topi femmine
Mi vengono in mente 100 risposte, e tutte molto cretine (ed esilaranti)
:
ciao a tutte mi chiamo tiziana
stano a me piace cererentola
Aggiungi un commento
Fai login per commentare
Login DelosID