Generalmente simili ad altre creature comuni anche nelle leggende europee, i Kappa sono spesso visti come semplice monito per i bambini nei confronti delle acque profonde e paludose.
Pur comparendo e/o venendo citati in una infinità di manga e anime (dal famoso pescatore Sanpei di Takao Yaguchi al fantascientifico “Gantz” di Hiroya Oku, al già citato “InuYasha”, etc.), vale la pena di attirare l‘attenzione sullo splendido e toccante Un’Estate con Coo (tit. or. Kappa no Coo to Natsuyasumi), un film d’animazione di Keiichi Hara del 2007, in cui un bambino di quarta elementare risveglia, inavvertitamente, un Kappa da un sonno lungo 200 anni: è l’inizio di una bellissima amicizia, che porterà, però, a fare delle scelte difficili.
In questo caso i Kappa non sono creature malvagie, quanto, piuttosto, i rappresentanti di una natura continuamente minacciata dal progresso e dall’espansione delle industrie e delle città.
A tal riguardo è assolutamente doveroso parlare del film in cui queste tematiche hanno raggiunto, probabilmente, il loro punto più alto. Princess Mononoke (tit. or. Mononoke Hime) di Hayao Miyazaki (1997) è una storia che, anche se del tutto originale, sembra tratta direttamente dai miti e dalle leggende del Giappone. Nel periodo Muromachi (dal 1336 al 1573), il principe Ashitaka lascia il suo villaggio in cerca di una cura per la maledizione che lo ha colpito e per scoprire le cause della follia di alcuni spiriti della natura. Arriverà ad una città dedita esclusivamente alla distruzione dell’ambiente circostante per la produzione di armi da fuoco e si troverà nel mezzo di una battaglia tra gli esseri umani e gli spiriti della natura (qui rappresentati come animali giganti o Qilin, cioè delle specie di chimere con parti umane e parti animali). Sarà molto dura per lui riuscire a capire da che parte stare e, soprattutto, cercare di fermare la montagna di odio che rischia di travolgere gli uni e gli altri. Purtroppo l’edizione italiana soffre di un doppiaggio non all’altezza di un simile capolavoro e, in particolare, di una traduzione che modifica molti dialoghi, fino al punto di stravolgere parte del finale, tutt’altro che consolatorio e buonista come nella versione uscita in Italia.
Per concludere, è interessante notare come molti degli spiriti e creature magiche citati in questo lungo articolo (e anche tanti altri) siano rintracciabili, seppur trasfigurati, nei personaggi dei mostri e delle carte di alcuni dei fumetti e cartoni animati di maggior successo degli ultimi anni. Titoli come Pokemon, Digimon, Yu-Gi-Oh!e molti altri, basati su giochi di carte collezionabili, pescano a piene mani dal folklore del Sol Levante. Laddove il riferimento a miti e creature occidentali non è subito facilmente riscontrabile, è molto probabile che vi sia invece un riferimento a spiriti, yokai (trad. it. “apparizioni malefiche”), kami, oni o altri personaggi della mitologia giapponese.
Siamo, così, giunti alla conclusione di questo excursus nelle leggende del Sol Levante e nella loro influenza nei manga; il prossimo articolo si focalizzerà in particolare su un sottogenere che tutti conoscono molto bene: quello delle “maghette”.
(3 – Continua)
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