Sono tanti i motivi di interesse per questa avventura. Si tratta di un prodotto interamente italiano, ispirato a romanzi di uno scrittore italiano, Valerio Evangelisti. Nello specifico, come dai romanzi del ciclo dell'Inquisitore Eymerich.
La struttura è quella delle classiche avventure di esplorazione punta e clicca, che hanno illustri progenitori nei classici Monkey Island e simili.
L'interfaccia è molto più semplice del vecchio SCUMM, e si basa essenzialmente su icone che descrivono le possibili azioni realizzabili cliccando su un elemento, sia esso un oggetto, un personaggio o una parte attiva della scenografia.
Come in molte avventure, si tratterà di raccogliere oggetti, usarli da soli, o in combinazione con altri oggetti in altre locazioni, parlare con gli altri personaggi, per far sì che il nostro personaggio risolva gli enigmi che si trova davanti.
La storia vede l'Inquisitore, in realtà privo di questo status in questo periodo della sua vita, all'Abbazia di Carcassone, dove l'Abate Grenet lo ha convocato per assegnagli una missione: recarsi a Calcares per indagare sulla misteriosa pestilenza che affligge la città, la cui origine potrebbe essere demoniaca.
Lì si sono perse le tracce di un confratello domenicano, Padre Jacinto Corona.
Sin dall'inizio la straordinaria intuizione dell'Inquisitore gli fa rendere conto che le cose forse non sono come sembrano. Molti saranno gli enigmi da risolvere prima di potersi mettere in viaggio.
Ora più che in altre occasioni l'immedesimazione con il personaggio protagonista è fondamentale per risolvere il gioco.
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Nicolas Eymerich, Inquisitore: La Peste
La recensione del gioco di avventura tratto dai romanzi dell'Inquisitore ideato da Valerio Evangelisti.
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