Era il cielo di sempre.
Erano i volti di sempre.
Era il rifugio sotterraneo, il tunnel scavato nel muro per tornare a vedere la luce, il silenzio prima della traccia nascosta alla fine del disco. Un dove, in un mondo in cui non esisteva più alcun luogo. Un quando, in una realtà senza futuro. Era il jolly spuntato dal mazzo nel momento critico della partita.
Ma per il momento, non era nient'altro che una gabbia. Un'illusione della mente. Per quanto realistica, credibile, vera.
Autentica come il soffio del vento che si levava dal lungomare di Barcellona in quel pomeriggio d'inverno, trascinando ovunque volantini rossi e blu in una danza senza coreografia.
Sincera come quel sentimento che intrecciava i destini di Alex e Jenny e che li aveva portati fino a lì. Fuori dall'incubo. Dentro una nuova prigione.
L'asteroide aveva cancellato la vita sulla Terra, questo lo ricordavano bene. In ogni possibile dimensione parallela, in ogni angolo del Multiverso. Ma loro lo sapevano, forse lo avevano sempre saputo: La nostra mente è la chiave. Nell'istante in cui l'Apocalisse aveva decretato la fine della corsa, i loro occhi si erano spenti. Come quelli di qualsiasi altro abitante del pianeta.
Ma gli occhi del corpo non sono le uniche finestre aperte sulla realtà.
Il disco era finito? O i secondi continuavano a scorrere nel silenzio, in attesa di un nuovo inizio? Alex e Jenny non sapevano dire dove si trovassero. Erano salvi, ma allo stesso tempo erano morti. Per quel che ne sapevano, stavano vagando in un luogo di ricordi, prigionieri di un frammento mentale, di un'eco della catastrofe, mentre il mondo vero era un deserto di cenere. E allora, in realtà, qual era il mondo vero? E chi erano loro? Cosa era sopravvissuto e cosa terminato per sempre?
La carrozzella di Marco era spuntata solo pochi secondi prima dal fondo della strada. Lui si era avvicinato, e di fronte agli occhi increduli di Alex e Jenny aveva pronunciato una semplice frase e riaperto la partita.
«Forza, ragazzi. Usciamo da questa gabbia.»
Poi si era alzato in piedi. In piedi, sulle proprie gambe.
E aveva sorriso.
Benvenuti in Memoria.
Il luogo dove l'unico scenario possibile è il ricordo. L'interminabile silenzio tra la fine del disco e l'inizio della traccia nascosta.
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