In un futuro non troppo lontano, talmente vicino da poter sembrare tranquillamente per un presente alternativo, i ghiacciai si sciolgono, innalzando fino all'inverosimile il livello delle acque. Una diga è stata eretta dagli uomini per proteggersi dall'acqua, ma una comunità di alternativi sceglie di vivere oltre la diga, nella cosiddetta Grande Vasca. Tra loro la piccola Hushpuppy, attraverso i cui occhi - che appartengono a una bambina di soli sei anni - la storia viene raccontata. A complicare ulteriormente la lotta alla sopravvivenza di Hushpuppy e dei suoi, le bestie del Sud selvaggio, gli Aurochs, imponenti animali preistorici simili a bisonti o a mammuth che ritornano in vita dopo secoli ibernati nei ghiacciai del polo Sud.
Primo lungometraggio dell'esordiente Benh Zeitlin, Re della terra selvaggia ha destato un'inaspettata attenzione ricevendo ben quattro candidature all'Oscar, tutte nelle categorie più ambite - Miglior film, Miglior regia, Miglior attrice e Miglior sceneggiatura non originale (il film è tratto da un'opera teatrale di Lucy Alibar) - aggiungendo a ciò un ulteriore record: Quvenzhané Wallis (Hushpuppy) è la più giovane attrice mai nominata per l'Oscar con i suoi nove anni. Il film tuttavia aveva già fatto parlare di sé soprattutto all'estero, dove si era distinto in numerosi festival tra cui citiamo il Sundance Film Festival, Cannes e i Gotham Awards per il cinema indipendente. Dal punto di vista mediatico ha influito molto anche il giudizio del presidente statunitense Barack Obama, che in un'intervista ha definito l'opera prima di Zeitlin "spettacolare".
A questo punto della recensione, chi scrive si sente in difficoltà: sarebbe necessario condurre due recensioni parallele, una che si muova su un piano oggettivo e una che segua invece un binario più personale. Oggettivamente Re della terra selvaggia è un film ben diretto e magistralmente interpretato. Quvenzhané Wallis è sorprendente, soprattutto se oltre alla sua giovane età si considera che non ha mai preso lezioni di recitazione e che, come tutto il resto del cast, non è un'attrice professionista e Re della terra selvaggia è stata la sua prima apparizione sul grande schermo. Il film non concede momenti di stanca e mantiene un ritmo narrativo costante. Interessante la tematica, non solamente accennata, del global warming, che si accompagna a una neppure tanto velata critica al consumismo e a chi non accetta un modo di vivere diverso dal proprio. Seguendo un piano più soggettivo, da spettatrice, direi che il film è bello ma difficilmente colpirà chi non ama il pre/post apocalittico come genere e anche le "bestie" a cui il titolo allude, gli Aurochs, finiscono per non avere un ruolo preciso all'interno della pellicola.
Re della terra selvaggia resta in ogni caso un buon film e un'opera prima notevole, consigliata soprattutto a chi sente particolare affinità alle tematiche trattate e al genere apocalittico.
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