“Avrei dovuto terminare le riprese il giovedì, invece mi fu comunicato di rimanere a Wellington a causa di una riscrittura del copione che mi avrebbe tenuto occupato tutto il venerdì e il sabato.
Quindi lunedì sarebbe stato il mio ultimo giorno.
Alcuni operatori si alzarono prestissimo per incontrarmi alle 5,45 di un buio mattino, mentre io mi trascinavo su per la scaletta di ferro della roulotte del trucco dove Rick Findlater mi avrebbe trasformato in Gandalf per l’ultimissima volta. Ora sono felice che ci sia una registrazione visiva della maestria del truccatore.
Con l’andar del giorno fu chiaro che le mie riprese si sarebbero protratte fino al martedì, di conseguenza il giorno seguente ci riunimmo tutti, di nuovo, per filmare l’inizio dell’ultimissimo giorno... solo che non lo fu e io non riuscii a terminare le riprese fino al giorno successivo, mercoledì 2 luglio 2003.
Era un giorno caldo per essere in inverno, uno di quelli con il cielo di un blu cobalto, che sbucano fuori tra le burrasche che inzuppano la Nuova Zelanda, da sud a nord, in questo periodo dell’anno, quando il vento porta via le parrucche e la tenda della mensa strappa i tiranti, cercando di volare lontano per unirsi ai jet del vicino aeroporto.
Terminai a metà pomeriggio, davanti a uno schermo verde collocato vicino alla macchina da presa, con un primo piano di Gandalf che sta combattendo contro un invisibile (in verità inesistente) nemico, Orchi, forse, sebbene debba confessare che non ne sono mai stato del tutto sicuro.
E’ sorprendentemente faticoso, quando indossi abiti ingombranti, eseguire giravolte e, persino, startene fermo menando fendenti a vuoto o facendo a fette l’aria mentre un regista, pochi metri più in là, comodamente seduto, controlla l’azione attraverso un monitor e sbraita suggerimenti: “Più cattivo!; Dietro di te!; Ancora!; Colpiscilo ancora!; E’ uno sforzo tremendo quello che stai facendo!; Devi apparire esausto!; Un ultimo sforzo!”.
Poi, grazie al cielo, dopo un paio di minuti, quando già mi sembrava che mi si stessero staccando le braccia... “Eccellente, Ian! Perfetto!” e Peter si alza dalla sua poltrona rinforzata correndo a stringermi la mano “Un abbraccio a Ian McKellen!”.
Ci sono stati abbracci con Andrew Lesnie e il suo staff tecnico, qualche applauso da parte degli operatori, un altro abbraccio con Caro, il sempre paziente primo assistente del regista che ci organizza tutti sul set.
Incespicai verso la mia roulotte, non molto commosso ma consapevole che tutto era ormai finito, eccetto il doppiaggio che sarebbe cominciato due mesi dopo, una volta tornato a casa, a Londra. C’era voluto così tanto tempo per arrivare alla fine.
Nella maggior parte dei film la conclusione della recitazione di un attore è segnata da un mazzo di fiori e un po’ di spumante, ma i Kivis (i Neozelandesi) possiedono un più acuto senso delle circostanze e delle cerimonie e il mio turno si presentò, tre ore più tardi, a Minas Tirith, mentre scendeva la notte e una folla di 150 persone, tra operatori ed impiegati, festeggiava con birra o champagne e Peter J. teneva un discorso dai bastioni.
Parlò per prima cosa di Billy Boyd, il mio compagno di partenza, il primo Hobbit a essere scelto per il cast e l’ultimo ad andarsene. Pipino distribuì qualche dono, scambiò un paio di battute, poi fu il turno di Gandalf.
Peter (Jackson) cominciò a raccontare come avevo avuto la mia parte. Di come ci eravamo incontrati, lui, Fran Walsh ed io e del fatto che ci eravamo, immediatamente, presi in simpatia. Di come, poche settimane dopo, avendo accettato la parte di Gandalf, fui costretto a chiamarlo per rinunciare poiché la data del primo film di X-Men era slittata e, quindi, collideva con la data di inizio de Il Signore degli Anelli. Di come, quella stessa notte, dopo aver cenato da Sheekey’s, con Bob Shaye, il fondatore della New Line Cinema e finanziatore della Trilogia, vidi rifiutata la mia rinuncia, e di come Shaye avesse avuto una discussione tra pezzi grossi - la New Line Cinema e la Fox - i toni furono un po’ troppo coloriti per essere riportati, e tra i produttori e il regista di X-Men, Bryan Singer che, alla fine, promise che avrei potuto portare a termine la mia parte entro la fine dell’anno ed incominciare il nuovo millennio in Nuova Zelanda. Fu così che tutto ebbe inizio.
Barrye Osborne, con il suo sogghigno più ampio, mi ha regalato la magnifica spada di Gandalf, e poi, ha proiettato su un pannello bianco, un video su di me, della durata di quattro minuti, contenente tutte le mie papere, di me che mi pavoneggiavo nei panni di Gandalf per verificare come il costume e il trucco potessero apparire sullo schermo.
Da quel momento in poi mi sono commosso, ma non c’era da piangere, sarei tornato per la prima mondiale a dicembre.
Non potevo salutare tutti quanti, avevo un aereo da prendere. E così, prima che facesse giorno, mi ritrovai al mio posto cercando gettare uno sguardo al teatro di posa mentre stavamo decollando e, fu proprio in quel momento che me ne accorsi. Avevo dimenticato la spada di Gandalf!”
Ian McKellen luglio 2003.
3 commenti
Aggiungi un commentoMitico Ian! Voglio vedere le sue papere! Speriamo che siano nel DvD!
Certo... che lavoraccio interpretare Gandalf!
Quando anni fa circolava la voce che era in fase di preproduzione un grande progetto cinematografico su "Il Signore Degli Anelli" e che Gandalf sarebbe stato interpretato da Sean Connery quasi mi misi a piangere per la contentezza: era lui il Gandalf che immaginavo leggendo il libro.
Ora però sono straconvinto che Ian McKellen meriti il Premio Oscar.
La sua interpretazione, secondo me, è eccelsa.
grande ian. davvero una persona straordinaria...
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