Millenni prima dell’inizio della storia scritta vi fu un tempo in cui torri scintillanti si alzavano verso il cielo, bizzarri politicanti berciavano proclami al centro di ciclopiche città in rovina e il peso degli imperi si reggeva sulle spalle dei contribuenti della classe media. Questo era il corrotto mondo di Knurf il Sapiente, alchimista, stregone e mercante…
Knurf uscì dal boccaporto della sua nave e si avvicinò al parapetto del castello di poppa.
Guardò verso la baia e sorrise. La giornata era soleggiata e un refolo d’aria marina teneva lontana l’afa. Che splendida mattinata. Sentiva crescere in lui la brama di fare affari.
Controllò il lavoro dei portatori arrivati alle prime luci dell’alba. Stavano riempiendo i magazzini con le merci che aveva acquistato la sera prima dalla carovana proveniente dall’estremo est.
– Uborash, non avete ancora finito con quel carico?
Il suo segretario alzò gli occhi dalla tavoletta cerata che stava compilando e rispose.
– Mancano solo cinque sacchi.
Knurf lo guardò e decise che avrebbe dovuto prima o poi convincerlo a cambiare tipologia di vestiario.
Sapeva quanto Uborash ci tenesse alle sue precedenti qualifiche come boia e torturatore, ma cominciava a temere che un assistente vestito con tunica e cappuccio neri spaventasse i clienti.
Senza contare che portava sempre appesi alla cintura i vecchi ferri del mestiere.
– Questo è senza etichetta. Non so cosa sia. – Uborash indicava un sacco pieno di cristalli rossi.
– E’ cinabro, della migliore qualità. In città tutti lo comprano da me.
– A cosa serve? – Uborash si passò fra le dita uno dei cristalli.
– Gli alchimisti lo usano per gli elisir di lunga vita da vendere ai nobili. Fossi in te, non lo toccherei.
– Perché?
– Questa roba si usa anche come colorante delle lacche per il legno. Non ha mai fatto caso che gli artigiani che la usano sono persone un po’ originali?
Uborash si fece pensieroso.
– Magari sono un pochino, come dire, eccentrici?– lo incalzò Knurf.
– In effetti, sì.
– Diciamo pure matti da legare. Quasi come i nostri governanti.
– Quindi il cinabro…
– Come ho detto, io non lo toccherei.
L’assistente posò il cristallo e si fregò la mano.
– Allora è colpa di questo se la città è governata da schifo.
Knurf sorrise – Tranquillo, i nostri consiglieri sono troppo avidi, corrotti e stupidi per fare un buon lavoro, anche prima di cominciare a bere quella roba.
– A proposito, ieri mattina l’erborista Gamar è passato a chiedere degli ingredienti.
– Sì, mi ricordo, sono arrivati con la carovana di stanotte, falli spedire alla sua bottega.
Il mercante si voltò verso la baia stiracchiandosi.
In lontananza vide arrivare una portantina coperta, decorata con legni pregiati e inserti d’argento e portata da quattro schiavi muscolosi dalla pelle d’ebano. La portantina avanzò con lentezza fino a fermarsi proprio davanti alla sua nave.
Knurf si fregò le mani, era il primo cliente della giornata. Lo stemma a forma di serpente inciso sui fregi indicava la casata Biraz.
Un giovane servo, vestito con un gonnellino di lino bianco e i capelli rasati a zero, scese rapido dalla portantina. Doveva trattarsi di Jafir, il nuovo indovino personale della contessa Dà Biraz. Forse sarebbe stato meglio dire il suo nuovo amante, pensò Knurf.
Jafir srotolò un piccolo tappeto ricamato fino alla passerella della nave.
La contessa scese sul molo, sfoggiando abiti di seta ricamata. Anche a quella distanza Knurf poteva sentire il profumo dei costosi cosmetici con cui la nobildonna cercava una giovinezza posticcia, ma
gli effetti del tempo si stavano facendo sempre più difficili da nascondere.
Aveva giusto da venderle della polvere di conchiglie purpuree appena arrivata, ottima contro le rughe e proficua per le sue tasche.
Knurf sfoggiò il suo miglior inchino – Contessa, a cosa devo l’onore della vostra gradevole visita?
– Knurf, abbiamo bisogno dei vostri servigi.
– Ogni vostro desiderio è un ordine per me.
– Come ben sapete, domani abbiamo programmato un meraviglioso pranzo di gala.
– Certo, mia signora.
Anche se lo avesse saputo, se lo sarebbe dimenticato, i fatti mondani non lo interessavano.
– Tuttavia, per rendere indimenticabile la giornata ci occorrono alcuni articoli che i migliori erboristi della città non riescono a procurare.
– Lieto di potervi aiutare, di che si tratta?
– Di recente abbiamo acquistato a caro prezzo un’antica pergamena proveniente dalla Veridia, che il nostro fedele mago di corte ha tradotto.
Sentendosi chiamare in causa, il servitore fece un piccolo inchino.
– Su di essa è riportata la ricetta per creare un filtro d’amore che intendiamo aggiungere a tutte le bevande che offriremo. Pensiamo che ravviverà la festa.
Il servitore gli passò un biglietto con sopra scritti i nomi di cinque piante esotiche.
1 commenti
Aggiungi un commentoQuanto adoro i termini aulici e ampollosi!
Questi, assieme alle vicende svolte in una società tanto amabilmente corrotta e surreale mi fanno pensare che l`autore abbia dato più che una letta veloce ad alcuni racconti ambientati sull`eccezionale Terra Morente di Jack Vance.
Ho particolarmente gustato la vicenda col Giudice Arzack.
Molto bello! Ben selezionato!
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