Heidi Hawthorne è la deejay di una famosa radio locale di Salem, la città delle streghe.

La sua “tranquilla” esistenza comincia a subire dei sussulti quando alla radio arriva un regalo: una scatola di legno con all'interno un disco in vinile. Pensando a un'iniziativa promozionale di qualche gruppo musicale, la donna ascolta il disco. La musica, decisamente orribile e cacofonica, sembra avere uno strano effetto su di lei e sulle donne del paese. Da quel momento Heidi comincia ad avere visioni, a vedere presenze, fino a scivolare in un abisso senza fine di follia.

Cercherà ovviamente di comprendere cosa le stia accadendo, ma questa pseudo indagine la porterà a conoscere segreti che forse non avrebbero dovuto essere rivelati, fino a farle scoprire il vero volto delle persone e della realtà che la circondano.

Un incubo lovecraftiano sotto effetto di allucinogeni. Questo è in una frase il film di Rob Zombie. Un horror che è orribile nel vero senso della parola.

Zombie padroneggia il mezzo cinematografico al solo scopo di fare uscire schifato lo spettatore. Ovviamente ottiene la sperticata ammirazione dei suoi aficionados, perché in realtà dietro il mestiere e la maniera c'è un mondo tutto da esplorare.

I riferimenti sono parecchi, credo che per cogliere veramente bene il senso dell'operazione si debba essere filologi dell'horror degli ultimi anni, e qui sta il limite di un'opera che si regge a stento sulle proprie gambe.

Forse l'effetto è voluto, ma può risultare estraniante a chi è rimasto al di fuori dello spettacolo, perché comunque recepisce la capacità narrativa ed evocativa.

Qualche fan forse obietterà: ma se non hai nel tuo bagaglio di esperienze tutto, ma proprio tutto, il cinema horror perché parli?

Si possono cogliere alcuni riferimenti a mitologie ormai molto comuni, come quelle legate al presunto rock satanico, ai dischi ascoltati al contrario etc. etc. Ma veramente nel 2013 è un argomento d'effetto e di attualità?

Se mi dite che è un “horror talmente sofisticato che solo i veri cultori lo possono capire”, allora rispondo che mi documenterò, ma intanto posso dire con tranquillità che mi sembra un peccato che un cineasta così capace sembri ridursi a realizzare un esercizio di stile che appare fine a se stesso.

Il cast regge il gioco molto bene, a cominciare da una stralunatissima Sheri Moon Zombie. Maria Conchita Alonso è stata prelevata da un frigo dove ha languito per 20 anni almeno, ma è una strega inquietante quanto basta, come le sue compagne di sabba Dee Wallace e Meg Foster. Convince anche Bruce Davison, indagatore dell'incubo suo malgrado.

Tutto il resto è sangue, vomito, topi, fellatio e blasfemie patinate che non scandalizzano nessuno.

Vedetelo e parliamone.