Una punk band per la precisione, formata dai due fratelli Joe e Paul DeGeorge (in arte Harry Year 4 ed Harry Year 7), rispettivamente 17 e 25 anni e una passione per la tastiera e la chitarra. Completa l’organico un amico batterista, Ernie Kim, che però, dal vivo, viene sostituito da Andrew MacLeay.
Ma perché proporre un genere ormai dimenticato come quello punk? Perché Harry, secondo i fratellini, sarebbe in linea con la ‘filosofia’ di quel movimento. “Nel quinto libro” – spiega Joe – “Harry è punk rock Ha un problema con l’autorità e con la gente che gli dice cosa fare”.
Sul palco, i ragazzi si presentano con occhialetti da intellettuale, maglioncini con scollo a V e cravatta, e si lanciano nell’esecuzione di brani quali Save Ginny Weasley o Griffyndor Rocks, proponendosi come degno accompagnamento sonoro alle vicende raccontate nella saga. “Cerchiamo di propone i temi amplificandoli con la musica” – commentano i musicisti in erba. “Alzate il volume e leggete!”
Lo strano connubio punk-Harry raduna un pubblico che normalmente non si troverebbe, per questioni di età, in una stessa sala da concerti: da un lato, giovani appassionati del genere musicale proposto, dall’altra bambini attirati dal nome di Harry e accompagnati dalle mamme.
Con due album autoprodotti all’attivo (uno omonimo realizzato nel 2003, l’altro intitolato Voldemort Can’t Stop The Rock e realizzato quest’anno), il gruppo sta collezionando date in tutto il Paese, spostandosi da una tappa all’altra grazie a un minivan Ford Windstar argentato, che reca una saetta riprodotta sul suo cofano. Il trio suona in piccoli party, librerie e college e mette a disposizione degli intervenuti il proprio merchandise di CD e T-shirt.
Gli intraprendenti DeGeorge hanno naturalmente aperto anche un sito Internet (www.eskimolabs.com/hp), dove si possono trovare ulteriori notizie e attraverso il quale è possibile contattarli direttamente.
Ma come la mettiamo con le innumerevoli beghe relative ai diritti della proprietà intellettuale, in cui la Warner si è già abbondantemente lanciata in più di un’occasione (e di cui vi daremo prossimamente un dettagliato resoconto)? I due fratellini hanno già messo le mani avanti, con un disclaimer sulla homepage del loro sito, dove si afferma che né quest’ultimo né il gruppo sono promossi dalla Rowling o da chi detiene i diritti di sfruttamento di Harry. Ciò naturalmente non servirà da deterrente, qualora la Warner decidesse di muovere guerra. Già negli anni ’80, un’altro colosso cinematografico, la Paramount, detentrice dei diritti su Star Trek, portò in tribunale uno sconosciuto gruppo musicale che aveva avuto l’ardire di battezzarsi col nome di The Romulan Invasion. In quell’occasione, la spuntò la band. Ma nel caso dei Potters, la faccenda, a colpo d’occhio, appare meno controversa, in quanto la presunta violazione non intaccherebbe un nome secondario della serie, e oltretutto non registrato, bensì il nome che è il cuore pulsante di tutta la giostra miliardaria che ruota attorno al maghetto. Tutto starebbe dunque alle delicate valutazioni (secondo numerosi e ben precisi parametri, sia legislativi che giurisprudenziali) che il giudice dovrebbe fare in merito alla somiglianza fra il nome della band e quello del personaggio uscito dalla penna di J.K. Rowling.
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