La scorsa settimana su Rai 4 è iniziata la prima trasmissione in chiaro della prima stagione del Trono di spade. Ogni giovedì alle 21,10 vengono trasmessi due episodi in versione censurata della serie basata sulle Cronache del ghiaccio e del fuoco di George R.R. Martin. Gli stessi episodi vengono riproposti in versione integrale il giorno dopo alle 23,10.
I tagli però non sono sembrati sufficienti all'Aiart, l'Associazione degli spettatori cattolici che nella persona del suo presidente Luca Borgomeo già dopo le prime due puntate ha indirizzato al Direttore generale della Rai Luca Gubitosi una lettera nella quale definiva il programma “volgare, pornografico, con insistite scene di violenza e di sesso” come se “gli autori fossero impegnati a ottenere l'Oscar della depravazione”. Proseguendo l'Aiart si chiede se “è tollerabile che la Rai, servizio pubblico alle 21 entri con un programma a luci rosse nelle case degli italiani? Si obietta che basta cambiare canale per non subire lo squallido programma, ma perché in un Paese civile si deve sopportare l'incultura del servizio pubblio radiotelevisivo?”, dimenticando sia i premi ricevuti dalla serie sia l'enorme impatto culturale che la serie stessa sta avendo sugli spettatori di tutto il mondo e facendo sorgere i dubbi su quali siano i Paesi civili. Borgomeo conclude con un “La risposta amara è semplice: chi viola il buon senso e sperpera danaro pubblico è sicuro di non incorrere in sanzioni; chi dovrebbe erogarle è in tutte altre cose affaccendato”.
La risposta di Carlo Freccero, direttore di Rai 4, non si è fatta attendere, e in un comunicato stampa ha chiarito la sua posizione:
"Si legge che Il trono di spade «è volgare, pornografico con insistite scene di violenza e di sesso, quasi gli autori fossero impegnati ad ottenere l’oscar della depravazione». In realtà gli autori si sono impegnati non solo a ottenere ampi riscontri di pubblico, ma pure a guadagnare o a concorrere fino alle fasi finali, dei principali premi della TV Americana e fantastica. La prima stagione per esempio ha vinto lo Hugo Award e il più antico e prestigioso Peabody Award con queste motivazioni: «Il Trono di Spade va molto al di là di un fantasy di routine, provocando domande sull’essenza del potere e dell’impotenza, sul desiderio di regnare e sull’atto stesso del regnare. […] Il trono di Spade riceve il Peabody Award per aver interrogato il concetto di autorità all’interno di un contesto d’intrattenimento ma tematicamente ricco». Senza poi contare i moltissimi riconoscimenti tecnici e al cast ottenuti, oltre alle nomination come miglior serie drammatica ai Golden Globes e agli Emmy Awards. Ha ricevuto attenzione da parte di vari studiosi che gli hanno dedicato pubblicazioni filosofiche, ed è universalmente riconosciuta come uno dei vertici assoluti della Tv di Qualità. Certo affronta contenuti adatti a un pubblico maturo, e come tale viene trasmessa da Rai4, con tanto di bollino rosso e alcuni tagli per il passaggio in prima serata. La brutalità e la sessualità del Trono di spade non hanno però lo scopo di titillare o traviare il pubblico, ma di trattare il mondo diegetico con il realismo imposto dal racconto in modo relativamente inedito per il genere fantasy. Senza le situazioni criticate da AIART, il senso di pericolo e la descrizione delle pulsioni dei protagonisti verrebbero a mancare, falsando completamente il ritratto, fantastico ma verosimile di uno spietato gioco di corte pseudo-medievale. Sarebbe come chiedere di rimuovere dalla mitologia le azioni più crudeli degli Dei o di espungere dalle tragedie greche i passaggi più violenti, come la morte di Clitennestra nelle Coefore di Eschilo. "
Non è una difesa d'ufficio quella di Freccero, ma appassionata, degna del meritorio direttore dell'unico canale in chiaro che dedica al fantastico una parte consistente della propria programmazione.
29 commenti
Aggiungi un commentoQuindi, considerando che su internet si può trovare di tutto in pochi click, la tv deve fare lo stesso? Non è un discorso che regge, secondo me, Bran. Una scena forte come quella di Drogo, continuando su quell'esempio, non è da prima serata, checché ne si dica della rete, del modo in cui intervengono (o non intervengono) i genitori etc.
Come ha scritto Negróre, ha senso mantenere un minimo di fasce protette? Sì anche secondo me, proprio perché la tv è un mezzo, a differenza di internet, che può essere ancora controllato a monte.
Be', le impostazioni su browser come Internet Explorer sono a prova di scemo. E se non capiscono, che studino! Non è mica una laurea che gli si chiede e, in fondo, ne va della crescita dei propri figli. Da questo punto di vista il computer dev'essere considerato alla stregua di una lavatrice: non sai come lavare i capi delicati, leggi il manuale, tonto! Sicuramente non li metterai nella lavatrice utilizzando un programma a caso, vero? I genitori devono rendersi conto che il computer devono imparare perlomeno a *gestirlo*, se proprio saper usarlo è troppo. Son quattro cose in croce.
Dal mio punto di visto la società odierna non ammette ignoranza da parte dei genitori (così come non l'ammette la Legge). O, se l'ammette, se ne frega delle conseguenze (e quindi è meglio ficcarsi in testa che non ammette ignoranza). Il fatto di non sapere come si fa non è una scusa che regge; non in bocca a un genitore, che dovrebbe essere un adulto, non sulla via della senilità e con un certo grado di senso della responsabilità. E, come sottolinea Coram85, non è che l'ignoranza informatica (di base) giustifica lo sdoganamento di qualsiasi violenza/volgarità/contenuto per *adulti* in qualsiasi fascia d'età in televisione.
Io sono del parere che chi è adulto debba poter vedersi quello che gli pare ma che allo stersso tempo bisognerebbe moderare la marea di spettacoli violenti o osceni disponibili a chiunque tramite la rete. Però questo si può fare solo disciplinandola e prendendo la decisione a livello internazionale, se no è inutile.
Pertanto non credo che le cose cambieranno facilmente.
Considerando le differenze di cultura a livello mondiale, direi che è impossibile mettersi d'accordo. E quindi meglio nessun accordo che un non accordo fra quei soliti quattro gatti.
Eh già.....
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