Il film è basato sul libro per bambini The Leaf Men and the Brave Good Bugs di William Joyce e la storia, nel suo semplice essere l'eterna lotta tra bene e male tra fazioni magiche, è ambientata nel mondo della natura. Qui la componente umana interviene sostenendo chi sta lottando senza riserve, perché non smettano mai di regnare l'armonia e la gioia, ma soprattutto la vita stessa.
Tutto inizia in modo piuttosto convenzionale: la giovanissima Mary Katherine, dopo la morte della mamma, si ritrova volente o nolente ad andare a vivere con il padre, il professor Bomba. L'uomo è considerato uno svitato e ossessivo ricercatore di qualcosa che non esiste, ma a cui ha strenuamente dedicato un'intera vita, sacrificando anche il proprio matrimonio e il veder crescere la figlia.
Ora però, la ragazza (che vuole essere chiamata MK) è tornata e vuole recuperare un rapporto col padre: inizialmente cerca anche di assecondarlo, dopo aver detto addio alla città in favore di questa casa sperduta nella foresta, in cui il cellulare non prende (nonostante ci siano potenti sistemi tecnologici) e si arriva solo in taxi. Nonostante le buone intenzioni lo scetticismo prevarrà e scatterà una cruciale discussione in cui, però, Bomba ricorda con dolcezza e, tuttavia, rispetto a MK che non sempre ciò che non puoi vedere non esiste.
MK decide di tornare in città ma, come da copione, avviene IL momento cruciale in cui la ragazza entra, suo malgrado, in contatto con il regno di MoonHaven: assiste alla morte della Regina Tara, una giovane creatura magica che racchiude in sé coraggio, tenacia, dolcezza e anche una certa dose di regale sensualità. Prima di esalare l'ultimo respiro Tara le affida una missione di importanza vitale per il destino del regno dei Ginn.
MK non resterà sola e anzi, la sua presenza favorirà il riavvicinamento di tante realtà diverse nel mondo di MoonHaven (i LeafMen, le riuscitissime lumache Mub e Grub, il saggio ma non troppo Nim Galuu) nello scontro contro i Bogani, capitanati dal crudele Mandrake e mossi da un distruttivo desiderio di oscurità e rovina, e permetterà sia a lei che alla propria controparte maschile, il ribelle aspirante LeafMen Nod, di intraprendere quel necessario percorso di crescita interiore che solo affrontando i propri limiti e mettendosi in gioco si riesce a raggiungere.
William Joyce si conferma ancora una volta uno degli autori di fiabe per l'infanzia più capaci e sensibili del nostro tempo e sembra proprio che le major se lo litighino: se con Rise of The Guardians (della Dreamworks prodotto dalla Paramount, qui trovate la nostra recensione) era riuscito ad appassionare i più piccoli (ma non solo), con Epic — il mondo segreto, prodotto dalla Twentieth Century Fox per la Blue Sky Studios, si rivolge a un pubblico di adolescenti, ma non sarà certo disdegnato dalle altre fasce di età, proprio per la sapiente capacità del regista Chris Wedge (già apprezzato nella serie Ice Age e in Robots) di realizzare un nuovo mondo, affascinante, accattivante e nella sua dimensione fantastica estremamente realistico, che trova nella 3D grafica una forte ragione di essere: la tecnologia tridimensionale, infatti, dona intensa profondità non solo alla foresta e al microcosmo dei Ginn, ma anche alla ricca e confusionaria casa di MK e del padre, definizione e minimi delicati dettagli e decisa vivacità all'espressività e alla caratterizzazione di ogni elemento.
Niente, dall'inizio alla fine (godetevi anche i titoli di coda, è un consiglio), è stato lasciato al caso, nemmeno la colonna sonora, che porta una firma decisamente importante e garanzia di qualità, quella di Danny Elfman, eterno braccio musicale di Tim Burton.
Un altro aspetto importante del film è dato dai dialoghi: divertenti, saggi al punto giusto e senza scivoloni stucchevoli, si susseguono con un ritmo piacevole. Insieme a una fotografia ben pensata danno un risultato finale interessante, fresco, nuovo. Volendo a tutti i costi dare una collocazione a questo film rispetto alle principesse-eroine Disney e alle protagoniste dello Studio Ghibli, Epic si colloca in mezzo, richiamando nel corso della storia tematiche e dettagli riscontrabili anche nelle storie delle due grandi case di produzione.
Questo aspetto ha però un risvolto critico: per uno spettatore piuttosto strutturato il film ha dei forti richiami con altri film, e sarà impossibile non percepire l'eco del meraviglioso Sottomondo di Alice in Wonderland (e la figura di Nim Galuu farà fortamente pensare a un Brucaliffo, ma un po' meno esoterico), oppure anche qualche somiglianza con la storia di Arthur e il mondo dei Minimei. Per la caratterizzazione dei personaggi ci sono molti aspetti decisamente originali anche se Tara ricorda vagamente Tiana del disneyano La Principessa e il Ranocchio, e Nod lo scapestrato ma buono di cuore Flynn di Rapunzel, tuttavia lo script ha un suo perché, e questi aspetti non inficiano sul risultato finale e non si può certo dire che Epic non sia un film che meriti una convinta possibilità.
La fantastica avventura di MK nel mondo dei LeafMen e dei Bogani è una bella e attuale metafora, uno specchio del nostro mondo se non fossimo, come rimprovera il guerriero Ronin a MK, così sempre troppo distratti a non percepirlo in tutto il proprio splendore, ma è anche un viaggio di crescita interiore inaspettato, alla ricerca di una nuova sensibilità che non porti, con il passaggio all'età adulta, all'inaridimento, allo smettere di credere che qualcosa possa sempre arrivare a stupirci e soprattutto, non possa trasformarsi in un'esperienza.
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