Andrzej Sapkowski, l'autore di Il guardiano degli innocenti e creatore di Geralt di Rivia, l'ispiratore di numerosissime trasposizioni in svariati media delle sue storie, sino alla serie di videogiochi The Witcher, ha tenuto il giorno 1 novembre 2013 a Lucca Games un incontro di estrema vitalità, dialogando con un pubblico nutrito e ben disposto che ha applaudito a lungo l'autore dal suo ingresso sino alla fine quando è venuto il momento di ringraziarlo per quanto detto e per lo spettacolo tenuto con traduttrice e moderatore, i quali hanno finito l'evento con qualche fatica.
I giochi sono cominciati con Pierdomenico Baccalario che ha chiesto all'autore di tornare all'origine della sua lunga carriera di scrittore. Sapkowski ha quindi ricordato il concorso per racconti brevi che la rivista Fantastyka aveva indetto, a cui aveva deciso di partecipare con poche aspettative di avere una lunga carriera di scrittore, ma consapevole del fatto che per un esordiente l'unica possibilità di vedere il proprio scritto letto, dall'inizio alla fine, dagli editor di una importante rivista specializzata in Fantasy e Fantascienza era proprio quella di partecipare a quella competizione.
In seguito fu il pubblico dei lettori della stessa Fantastyka a inondare la redazione con continue richieste di avere altre storie dello strigo Geralt. E di lì in poi, è storia.
In seguito Baccalario ha chiesto se il padre di Geralt ha seguito lo stesso procedimento di George R.R. Martin nello sviluppo della sua saga: cominciando dai personaggi senza sapere cosa sarebbe successo nel prosieguo della trama, definendo solo in seguito il suo universo narrativo.
A quanto pare il paragone col modus operandi di George Martin - autore che pure apprezza - non risulta gradito al padre di Geralt. Egli non pensa che la sua opera e quella dell'autore americano siano compatibili, e poi non apprezza "il modo in cui Martin gestisce la trama".
Ovviamente, avendo dovuto cominciare a scrivere storie con un limite massimo di tredici pagine, cominciare a sviluppare il personaggio era obbligatorio. In seguito, non è che ha tanto sviluppato un "universo narrativo", ha più che altro creato uno sfondo alle vicende dei suoi personaggi.
La domanda successiva del moderatore ha riguardato la mancanza di mappe nei libri della saga dello Strigo.
Andrzej ha semplicemente ammesso che non voleva appiattirsi sul cliché del solito autore che disegna la solita mappa per le sue storie - finendo magari per porre i consueti nomi: "La baia del teschio" o "I monti della Morte". Col tempo, però, si è reso conto che in effetti avere una mappa aiuta a tenere traccia dello spostamento dei personaggi e dei luogo ove si sono svolti i vari punti di svolta della trama. Fu poi il suo editore ceco ha inserire nei suoi libri su Geralt delle mappe, e quelle furono le prime mappe che poi sono naturalmente confluite in quelle attualmente poste nei videogame Tne Witcher.
Pierdomenico Baccalario gli ha poi chiesto: "Come mai, laureato di economia com'è e autore di storie con un cacciatore di mostri, non ha pensato a uccidere di persona i mostri dell'economia mondiale?"
"Perché bisogna mantenere una precisa distinzione fra i fatti della vita reale e quelli dell'immaginazione" ha risposto Sapkowski.
"Come è riuscito a provocare una tale esplosione di trasposizioni transmediale e come fa a controllarla, a tenere distinta la propria opera dalle tante versioni nei diversi supporti?" ha chiesto moderatore.
A cui la risposta di Sapkowski è stata: "Il tutto è venuto fuori senza alcun controllo o coordinamento, e per pagare l'affitto doveva pur accettare qualche contratto di trasposizione".
Baccalario: "Lei sente che i suoi romanzi, i suoi personaggi, sono più una sua proprietà, oppure sono oramai divenuti un patrimonio dei tantissimi fan che ha raccolto in giro nel mondo?"
Sapkowski (dopo aver chiesto di farsi ripetere la traduzione della domanda) ha risposto con grande energia: "Certo che le mie storie, i miei personaggi sono miei, come potrebbe essere altrimenti? Forse perdendoli giocando a poker?"
Baccalario: "Lei tiene il controllo delle traduzioni che vengono fatte dei suoi libri?"
Sapkowski: "Il controllo dell'autore su come vengono trasposte le proprie opere in un altro linguaggio è di certo opera necessaria, in quanto ben pochi lettori all'estero si rendono conto di quanto una cattiva scrittura è più responsabilità di una cattiva traduzione? La colpa tendenzialmente viene affibbiata all'autore. Per converso è cosa rara che i traduttori degli editori esteri lo contattino per chiedergli spiegazioni. Già questo è considerato il massimo dell'educazione, ma più spesso i traduttori si chiudono dietro il concetto della "libertà creativa del traduttore".
Come domanda di commiato Pierdomenico Baccalario ha chiesto a un autore oramai parecchio carico: "Sono meglio i tordelli lucchesi o i pirog polacchi?"
"De gustibus non disputandum est" è stata la pronta risposta di Andrzej.
A questo punto tocca al pubblico interloquire col proprio beniamino:
1 - Da dove si ispira per i suoi personaggi, da persone reali forse?
Sapkowski: "No, no sono tutto frutto della mia immaginazione".
2 - Quanto ha influenzato il suo background culturale la sua scrittura?
Sapkowski ha ricordato di come, sin dai suoi sette anni in famiglia non ha ricevuto altri regali che libri. "Nella mia casa quella di leggere è stata un'attività da sempre tenuta in alto conto. Poi, certo, la mia prima storia l'ho pubblicata verso i quaranta anni e quindi forse ho lasciato sedimentare il tutto un po' troppo a lungo il tutto. Ma lasciate che vi dica che se hai lo scrittore dentro non potrete tenerlo nascosto a lungo, egli lotterà sempre dentro di voi per uscire fuori!"
3 - Alcuni gruppi musicali hanno preso ispirazione dalla sua opera, lei li approva?
Sapkowski (ridendo): "Beh, ancora una volta, so che vi sono simili operazioni. So che per certa gente io sono considerato una specie di "reliquia nazionale", ma non è che mi abbiano mai chiesto il permesso di niente - non che non mi facciano piacere. Adesso, se lei mi segnala i nomi magari andrò a cercarmeli su You Tube.
4 - Nei suoi libri Geralt è un cacciatore di mostri a pagamento, ma capita spesso che il vero mostro sia in effetti l'essere umano.
Sapkowski: "Ancora una volta non confondiamo la filosofia con la mia scrittura. Io non faccio altro che tentare di scrivere storie divertenti, ma storie divertenti di buona qualità, non banali! Inoltre dovete considerare che ho cominciato a scrivere per un pubblico molto esigente e smaliziato, come quello polacco: lettori difficili da accontentare, non dovevo certo fare riferimento a un pubblico sempliciotto come quello statunitense."
5 - Quanto c'è di lei stesso nelle storie che ha scritto?
Sapkowski: "I lettori che mi seguono da più tempo troveranno sicuramente degli elementi di trama che corrispondono a ciò in cui personalmente credo,ma non è mai così semplice: è la Trama a essere regina, e se le esigenze di trama impongono che io scriva cosa che io non penso o non farei mai, io le scrivo!"
E così finisce con un saluto assai caloroso fra autore e popolo dei lettori (con una traduttrice e un moderatore alquanto provati), il primo abbraccio fra il pubblico di Lucca Games 2013 e l'autore polacco che ha conquistato mezzo mondo con lo spessore delle sue trame, l'approfondimento dei suoi personaggi.
1 commenti
Aggiungi un commentoQuesto panel è stato mitico.
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