Cavalcando il successo della saga del semidio Percy Jackson, dopo Scontro tra titani e La furia dei titani, la mitologia greca ritorna sul piccolo schermo.
Con uno stile british, lontano dalle atmosfere colorate e dalle storie linenari di Hercules e Xena, i creatori di Merlin (Julian Murphy e Johnny Capps) portano nuovamente in vita Giasone (Jack Donnelly direttamente dalla serie per ragazzi House of Anubis) facendolo sbarcare in televisione attraverso lo spaziotempo alla ricerca del padre disperso in mare durante una esplorazione sottomarina. Restiamo piacevolmente sorpresi da questo incipit molto breve che cambia completamente l'ottica della serie portandola in un terreno "fantastico" molto marcato rispetto alla pura serie mitologica dalla quale si discosta proprio per il protagonista dalle origini misteriose, proveniente dal nostro tempo o, stando alle melliflue parole dell'oracolo di Atlantide, da uno dei tanti mondi separati dal mare... di più non anticipiamo.
Il pilot è costruito in maniera classica, aderente ai canoni aristotelici come solo un inglese può fare: abbastanza da rendere divertente la divisione netta degli atti trasformata in un gioco di scontri tra classico e moderno, nello stile di recitazione e nella scrittura dialogica che in alcuni casi non tiene il ritmo narrativo sfociando in gag fin troppo contemporanee. Ogni sequenza ripercorre uno stilema della narrazione classica e per ognuno di essi sviluppa un diverso elemento fantastico prendendo il via da una delle più famose teorie sul continente scomparso, secondo la quale la mitica Atlantide viene identificata come l'isola di Creta e qui inserita in una Grecia antica credibile e popolata da versioni "modernizzate" di grandi miti a metà tra storia e magia. Accompagnato dal genio Pitagora in versione nerd e da un Ercole avanti negli anni, fanfarone e perennemente ubriaco, il protagonista si adatta, forse troppo, al nuovo mondo partendo da un "sento finalmente di aver trovato il mio posto" talmente banale da urlare a gran voce un approfondimento che rialzi la posta in gioco per dare spessore a un eroe, su altri versanti, diverso dal solito. Giasone è un buono a tutto tondo con un profondo senso dell'onore e della giustizia... tuttavia sin dalle prime scene "bara" senza remore sfruttando le proprie nozioni di mitologia (apprese nel presente/nostro mondo) per sconfiggere mostri e salvare fanciulle, spacciandosi di volta in volta per altri personaggi famosi del mito, in un lento progredire di misteri sulla sua leggendaria e sconosciuta origine, apparentemente, legata all'isola di Atlantide su cui grava, com'è ovvio, lo spettro dell'inabissamento.
Antagonista indiretto dei nostri eroi è il re Minosse, interpretato da Alexander "Julian Bashir" Siddig reso celebre da Deep Space Nine e già visto nelle ultime due stagioni di Primeval oltre a numerosi ruoli secondari in film come Le crociate.
La serie è stata già rinnovata per una seconda stagione e promette sviluppi orizzontali sempre meno lineari senza però essere riuscita fino a ora a discostarsi da narrazioni verticali al limite della banalità narrativa.
Ancora una volta noi restiamo al palo sulle materie di nostra competenza; possiamo guardare gli altri parlare, con scarsa cognizione, di mitologia senza scacciare quella fastidiosa sensazione di essere stati depredati dell'ennesima parte della nostra cultura da un paese anglosassone (dopo Nuova Zelanda e USA) che ne sfrutta a pieno quel fascino e quelle potenzialità di cui i produttori nostrani non sembrano accorgersi.
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