La figura dell'orco è assai familiare a ogni appassionato del fantastico, in tutte le sue forme culturali e mediatiche. Dalla narrativa al cinema, passando per i miniature wargames (soprattutto Warhammer, considerando anche la sua versione fantascientifica) fino ai role playing games. Un villain piuttosto comune, o sarebbe meglio dire una specie, una razza di esseri umanoidi dai tratti bestiali che spesso sconfinano nell'antropofagia, come nella tradizione fantasy letteraria fiorita nel solco tracciato da Il Signore degli Anelli di J.R.R. Tolkien.
Eppure, pochi conoscono le origini e il percorso che, nella storia della cultura popolare così come in quella colta, questo mostro ha compiuto nei secoli. Riuscire a tracciare tale cammino, individuando quelli che possono essere i traits d'union di una figura così straordinariamente diffusa nella cultura occidentale, così longeva e dalle caratteristiche così multiformi, è lo scopo che Tommaso Braccini si propone di raggiungere in questo suo libro.
Nato nel 1977, di formazione classicista e bizantinista, Braccini è attualmente ricercatore e docente di Filologia Classica all'Università di Torino. Nonostante la giovane età, sono assai numerose le sue pubblicazioni, di carattere scientifico, negli ambiti di studio di sua competenza così come in molti altri che vi afferiscono. Negli ultimi anni, Braccini si è dedicato all'analisi delle origini di figure che popolano l'immaginario, così come delle tradizioni a esse legate. Frutti di questi interessi sono stati i volumi Prima di Dracula - Archeologia del Vampiro (2011) e La Fata dai Piedi di Mula - Licantropi, Streghe e Vampiri nell'Oriente Greco (2012).
Uno studioso, insomma, ispirato da una passione innata per la ricerca e dotato di una padronanza pressochè totale degli strumenti di analisi di fonti e documenti. E ciò si evince nella struttura stessa di questo saggio, prima che dai contenuti. In otto capitoli, che corrispondono alle prime centonovanta pagine, Braccini indaga la figura della creatura nei secoli e nelle aree culturali europee. Il verbo usato, così come il titolo del volume, non è un caso. Braccini adotta, infatti, il rigore espositivo e documentativo di uno storico (in questo caso, si potrebbe dire, di uno storico della cultura) e non è un caso se uno dei più grandi studiosi contemporanei di questa disciplina, Marc Bloch, usò per primo la metafora della ricerca storica come di indagine investigativa sul passato.
Partendo dalle prime attestazioni di età romana, quelle relative a Orcus, Braccini delinea i tratti di divinità infernale vorace e oscura, probabilmente influenzati dalla religione etrusca, e ne avvicina le peculiari caratteristiche a quelle di Thanatos, l'incarnazione della Morte nella tradizione letteraria greca. Il viaggio poi continua, diacronicamente, nel Medioevo e nell'età Moderna. Quando cioè gradualmente, nel folklore e nella tradizione fiabistica europei, l'orco assume una veste demoniaca per riemergere nella letteratura, e spesso proprio nelle rievocazioni del mito classico: insieme ad altre figure mostruose, come fate e lamie, l'orco è nelle Genealogie Deorum Gentilium di Giovanni Boccaccio; secoli dopo, nelle prime narrazioni compiute che lo vedono protagonista, appare nell'Orlando Innamorato di Matteo Maria Boiardo e nel Morgante di Luigi Pulci, quindi nella raccolta di fiabe seicentesca di Giambattista Basile, Lo Cunto de li Cunti.
In seguito, nei racconti e nelle fiabe a scopo educativo per i più piccoli, assume spesso l'aspetto di divoratore di bambini disubbidienti e capricciosi. Quello di spauracchio per eccellenza, insomma, è il ruolo che caratterizza l'orco nei secoli, come è evidente dalle celebri fiabe di Charles Perrault e dei fratelli Grimm. Ma se il suo aspetto bestiale, la voracità (soprattutto di carne umana, e giovane) e, spesso, la dimora sotterranea in cui vive e le ricchezze che in essa custodisce (tratti, questi, forse giunti addirittura dal dio dell'Oltretomba, Plutone/Ade, fino all'orco moderno) sono le sue caratteristiche più comuni e salienti, non si può certo dire che l'orco sia una creatura soggetta a stereotipizzazione. Ne sono esempio le numerose attestazioni nella tradizione fiabistica e folklorica del Nord-Est italiano, in cui il mostro assume una fino ad allora inedita capacità di mutare forma e dimensioni a suo piacimento e divenendo uno spauracchio anche per gli adulti.
Si capisce quindi come, nell'indagine condotta da Braccini, sia fondamentale l'apporto fornito dalla tradizione fiabistica e dai numerosi studi a essa rivolti. Per questo, con abile capacità sintetica ed espositiva, l'autore dedica un intero capitolo a trattare gli strumenti di indagine e i modelli della fiabistica adatti al suo scopo, quello di stabilire tratti che possano enucleare l'orco come figura dotata di una propria specifica identità dal variegato ed enorme complesso delle tradizioni popolari. Sempre con l'intento di individuare uno o più fili rossi che accomunino l'orco moderno a quello dei secoli precedenti, Braccini dedica un altro capitolo a tentare di rispondere a una domanda affascinante e non priva del potenziale per una trattazione più ampia (scarsità delle fonti permettendo): è esistita una tradizione fiabistica popolare nell'antichità?
Alla fine del viaggio si giunge ai contes ('racconti') di Marie-Catherine, baronessa d'Aulnoy, che godettero di grande fama e diffusione dalla Francia della seconda metà del Seicento fino in Inghilterra dove, secoli dopo, gli ogres che vi compaiono molto probabilmente ispirarono la fervida immaginazione del padre del fantasy contemporaneo, J. R. R. Tolkien. Ma Braccini non disdegna di porre la sua attenzione anche su un orco ormai divenuto celebre e amato, paradossalmente, soprattutto tra i bambini. Si tratta, ovviamente, di Shrek. Protagonista di un omonimo film d'animazione nel 2001 del quale sono stati realizzati tre seguiti e uno spin-off, quella dell'orco burbero ma dal cuore gentile potrebbe sembrare a prima vista un'invenzione di William Steig (creatore del personaggio) ma, come fa notare Braccini, le cose non stanno proprio così. E ciò dimostra quanto questa figura di mostro, anche se spesso standardizzata nella narrativa fantasy, possieda tratti differenti e sfumati, avendo popolato per secoli l'immaginazione e le storie raccontate nei popoli e nelle culture.
Conoscere non significa, necessariamente, saper esporre ciò che si sa. Ma questo non è il caso dell'autore di Indagine sull'Orco. Il retroterra culturale e l'accuratezza degli studi di Braccini sono impressionanti in quanto ad ampiezza e a profondità, e sono proporzionali alla sua abilità espositiva e a un gusto unico nel raccontare i risultati della sua indagine, arricchiti da numerose e precise citazioni e da un apparato di ulteriori testi e di approfondimenti contenuto dalle tre appendici del volume.
Un libro imprenscindibile per chiunque voglia approfondire questa figura così centrale nell'immaginario, e una lettura assai consigliata a ogni appassionato del fantastico.
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